Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Lope de Vega
In alcuni casi non è sufficiente misurare la portata di un’imprecazione.
Alcune di esse sono pronunciate pensando che non siano così offensive per ciò che realmente sono. È il caso dell’appellativo che focalizza la nostra attenzione oggi, il cui ventaglio di aggressività varia sostanzialmente in funzione del contesto in cui viene pronunciato.
Nel suo Inventario Generale degli Insulti, Pancracio Celdrán, descrive così “la donna che si comporta come un uomo, e che spesso ha gli stessi gusti di quest’ultimo, assomigliandolo nella sua corpulenza e nel modo di comportarsi.”
Il medico Pedro Felipe Monlau, scrive in un Dizionario etimologico a metà del secolo XIX: “ Ci sono certune virago, o maschiacci dai modi mascolini, con la voce rauca etc.”
A parte ciò, il vocabolo maschiacciorisale a secoli prima.
Celdrán segnala nel suo libro che era già utilizzato nel 1500, e poco dopo da Lope de Vega ove in una sua opera scrive: “Vita snella, bella donna, se non fosse virago…”
Benché oggigiorno il nomignolo porti intrinseco un significato molto concreto, non era la stessa stessa cosa in epoche passate.
“Anticamente non possedeva la connotazione di lesbismo che implica oggi, bensì unicamente quello di femmina feroce, disinvolta nelle cose da uomini, e di aspetto mascolino; no il significato di allora sembra volesse andare via più lontano”,puntualizza Celdrán.
Nella prima metà del XVIII sec., Diego de Torres y Villarroel, nell'opera Barca de Aqueronte, parla di una certa dama: “ La virago si voltò e mostrò due baffi come un olandese”.
La difficoltà di affrontare un tema come l'omosessualità femminile, che a quei tempi era un tabù, si rispecchia in alcuni riferimenti letterari eccessivamente chiari sulla materia.
Non era considerata cosa offensiva, bensì una tendenza suscettibile, propria del sesso debole al quale, come in ogni argomento che si riferisse ad esso, era concessa poca importanza.
“Era insultante ricordare a una donna quanto fosse poco femminile il suo aspetto, menzionarle i peli sopra le labbra o l'enorme bicipite”, conclude Celdràn.
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