Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Il foglio della famiglia Berlusconi titola (giustamente) “Sinistra nella bufera. La rivolta dei codardi. La minoranza minaccia di far cadere Renzi, ma si arrende. Indagata pure la candidata Pd in Liguria”. Il commento è irridente ma tutto sommato favorevole al dott. Renzi: “E’ una rivolta bluff, quella della minoranza Pd. Dopo le minacce degli ultimi giorni di votare contro l’Italicum e di far saltare il governo, i ribelli hanno disertato ieri per evitare di contarsi e quindi uscire con le ossa rotte dal confronto con Renzi”. Non è scritto ma sottinteso: l’imbattibile, l’insuperabile, l’inarrivabile. Tanto più che il toscano continua imperterrito con le sue ciarle, dietro le quali si nasconde, sempre più evidente, il progetto egemonico, consentito dalla legge elettorale. Come si fa a condizionare al varo della legge elettorale la sopravvivenza del governo, dopo aver giurato e spergiurato sulla consultazione politica al 2018? Siamo proprio nel paese della burletta!
Del resto la sedicente opposizione (120 su 310) non è andata allo scontro, illudendosi così di evitare l’epurazione in caso di voto, come se non sapesse quanto pesanti saranno le ritorsioni decise dalla maggioranza, di cui Renzi è il braccio e la voce.
E’ il momento ora di chiedersi: se l’opposizione interna dem è “codarda”, come possiamo e dobbiamo chiamare l’uomo responsabile con la sua acquiescenza interessata e mirata dell’ Italicum e delle sue conseguenze? Almeno, a voler essere buoni e concilianti, “egoista”. Berlusconi appunto con il suo egoismo, aggiunto all’innato quanto deleterio egocentrismo, è il primo e, direi, unico responsabile del potere e dello strapotere del dott. Renzi e dell’”officina”, che lo guida e lo consiglia.
D’altra parte se Berlusconi fosse quello statista, che si ritiene di essere, senza esserlo minimamente mai stato, non avrebbe lasciato la situazione in Puglia incancrenire fino al punto di “non ritorno”, ma avrebbe agito per sciogliere e per dirimere il nodo. Oggi si dice che abbia “esaurito la pazienza”, decidendo la fine di ogni mediazione “col frondista dopo un anno di screzi”. La soluzione della Poli Bortone è tardiva, estemporanea e lesiva anche per la stessa politica leccese, la cui storia esce avvilita e non impreziosita dalla vicenda, in cui una volta di più Berlusconi è riuscito a danneggiare la destra.
Dal “risiko – liste” esce indebolita, se non annullata, l’intesa tra la Meloni e Salvini, al centro di troppi gossip (ora si parla della fidanzatina rom del figlio!), un’intesa, che non doveva nemmeno nascere, date le basi fragili e comiziesche.
La Meloni, poi, stia attenta e tremi di fronte al rimprovero di “eccessiva durezza” contro Berlusconi rivoltogli sempre su “Il Giornale”. E’ meglio essere, seppure con enorme ritardo, critici verso un autocrate ormai inconcludente piuttosto che porsi di fronte al grave fatto dell’avviso di garanzia per “mancata allerta, concorso in disastro colposo ed omicidio” pervenuto alla candidata Pd ligure Raffaele Paita, con il disarmante perbenismo mostrato da Giovanni Toti “Sono garantista e resto garantista”.
Piuttosto e in questo frangente, dopo le incertezze mostrate nelle discussioni sulle alleanze regionali dalla Meloni e dal suo gruppo, eccelle per tempestività e lucidità l’articolo di Gennaro Malgieri, apparso su “Formiche”, in cui l’ex parlamentare campano segnala gli errori commessi dalla Meloni e la invita, uno tra i pochissimi, a praticare una via distinta, autonoma per ripartire per la riorganizzazione della destraAMMINISTRATIVE 2019, IPOTESI PATTO PER FIRENZE? Se ne parla sottovoce, ma in molti ci sperano.
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L'Italia senza Renzi è un po' più seria ma molto più imbambolata, meglio che torni magari in dosi meno esagerate
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