Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La situazione è desolante e da un lato e dall’altro del quadro politico. Nonostante le solite scuse farfugliate tanto grave quanto meschina è la figuraccia rimediata sul caso del cooperante italiano Giovanni Lo Porto. Tra pacche di spalle e sbrodolate in inglese maccheronico il dott. Renzi è stato, giorni addietro, ad oltre ad un anno dal suo prepotente insediamento, ricevuto alla Casa Bianca dal presidente Obama, il quale, persino lui, a distanza, ha imparato a conoscerlo e non si è fidato di comunicargli la notizia. Ha atteso che rientrasse in Italia, così che i consiglieri e gli sponsors gli spiegassero l’accaduto e gli dettassero la parte.
Nonostante straparli di “strategia” , a Bruxelles il dottore e la sua “Metternich” in gonnella non hanno ottenuto nulla, anzi hanno ricevuto con triplicazione dei fondi alla missione Triton “la mancetta”, senza però aver avuto la forza e l’incisività di far stabilire misure operative concrete e tangibili. La Merkel, con uno sforzo sommo, ha deciso di trasferire nel Mediterraneo una sua nave, ora in missione altrove, mentre in puro “egoismo british” Cameron ha messo a disposizione un’altra nave ma ha escluso di potersi accollare anche di un solo migrante, magari proveniente da terre sfruttate per secoli dagli inglesi stessi.
Mentre si svela essere il famoso “tesoretto” un semplice bluff, lo Jobs fonte di polemiche sulla guerra delle cifre con il presidente Mattarella, che invita a “prendere con cautela i dati iniziali, e lo stesso ministro del Lavoro manifesta prudenza, si profila all’orizzonte per i cittadini una stangata di 400 euro da parte delle Regioni e dei Comuni, che “si rivarranno in media sui contribuenti dei tagli alla spesa previsti dal Def. Allegria!!!
Sul fronte del centro berlusconiano, del settore leghista e della destra le prospettive appaiono più che desolanti, come sappiano da mesi, devastanti. Si è sviluppata una durissima polemica tra Alfano e la Meloni, in grado dialettico di denunziare gli errori commessi e l’incapacità irrefrenabile del democristiano isolano, ma nessuno ha riflettuto sull’alleanza sottoscritta da Ncd e FdI in alcune Regioni con finalità elettorali ma non certo in grado di poter sviluppare una prospettiva di governo locale duratura e fattiva.
Per chiudere un’osservazione ad un centrato commento sul 25 aprile fatto da Dino Cofrancesco. Riprendendo Giovanni De Luna, che si interroga sulle ragioni per cui la data “non è mai stata una data monumentale. Non ha mai conosciuto quella dimensione celebrativa che caratterizza il 14 luglio in Francia o il 4 luglio negli Stati Uniti”, ha notato che il giorno della Liberazione “evoca la vittoria di una parte politica del paese sull’altra, nel corso di una sconvolgente guerra civile”. La “differenza sostanziale” – secondo lo studioso – risiede nella “relativa estraneità della nostra cultura politica agli autentici valori della democrazia liberale”. La tesi è solo in misura molto limitata condivisibile, perché, se generalizzata, condannerebbe l’intera esperienza risorgimentale mentre la persistenza di questa frattura tra italiani è dovuta alla presenza condizionante e fuorviante di tre partiti antistatali ed antinazionali, il democristiano, il comunista ed il socialista, da sempre postisi come baluardo contro una corale quanto operosa concordia nazionale.
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