Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Allucinanti sono gli effetti dell’intervento di Brunetta alla Camera a proposito della fiducia posta sull’Italicum, con la tiritera “fascismo” renziano – “bivacco di manipoli” e rodomontesca premessa “noi non consentiremo” (come, quando?). Secondo un sondaggio, pubblicato su “Libero” il 38%, più avveduto e cosciente, considera il “dott. Renzi” “democristiano”, seguito da un 37%, forte e pieno di una cultura elementare e conformista, che lo reputa “fascista” mentre il 24%, di preparazione forse scolastica e schematica, è dell’avviso sia comunista. La verità è, come sappiamo, diversa perché il Granduca risente di influssi e di condizionamenti potenti, ben lontani dalla politica vera, limpida e coerente. Brunetta, invece di ricorrere ad accostamenti più attuali, di dittatori viventi o modelli ancora indiscussi, come Castro, il nord coreano Kim Jong – sung, nipote del “Presidente Eterno” (titolo cui aspira Renzi e cui ha aspirato il suo sodale lombardo) Kim II – sung, o il presidente centro africano Jean – Bédel Bokassa, ha insistito, lui che ha prima “collaborato” con Craxi per passare poi sotto Berlusconi, su Mussolini e sulla legge Acerbo, dimenticandosi della c.d. “legge truffa”, comunque ben più democratica di quella in discussione, in cui il persecutore del MSI, Mario Scelba, non inseguiva altro obiettivo se non quello di demonizzare la destra, potenziale concorrente della DC sull’elettorato nazionale, cattolica ed antisinistra. E’ un vero peccato che a Brunetta, nel corso della sua intemerata, siano mancate le parole per motivare l’ atteggiamento antitetico sull’Italicum, tenuto tra il Senato ( pavidamente favorevole) e la Camera (ferocemente ostile).
Mentre l’autocrate lombardo si accorge che “il premier è lontano anni luce dalla sensibilità del Paese”, un giornalista, da poco acquisito al “Giornale”, dopo la defenestrazione di Marcello Veneziani, al quale va sempre la nostra amicizia e la nostra stima, Piero Ostellino tempesta il presunto “re Sole” di critiche sacrosante e fin troppo misurate. Lo definisce innanzitutto “un pericolo per la democrazia perché mostra di non sapere [di quanti argomenti è all’oscuro!!!!!] che cosa essa sia” e nota che “la sostituzione dei membri della Commissione affari costituzionali e la successiva imposizione del voto di fiducia non sono state le condizioni necessarie per approvare una legge elettorale migliore, ammesso e non concesso che l’Italicum lo sia, ma un caso, non propriamente esemplare, di autoritarismo mascherato da efficientismo. Che in pochi sinora abbiano denunciato il caso, sollevando una questione di principio, è stato un brutto episodio”. Oltre a sostenerlo a chiare lettere, Ostellino lo faccia presente a Berlusconi, in questi giorni impegnato in una trattativa per la cessione della sua squadra del cuore al thailandese mister Bee Taechaubol, defaticante rispetto a quella comoda, condotta anni or sono con un certo bolognese, pronto ad affossare le insegne e soprattutto la storia del suo partito.
Non mancano le critiche sul “Corriere della Sera”, anche esse appaiono paludate e felpate. D’altro verso i giornali dell’area debole e fragile di centro destra (a proposito che fine ha fatto l’iniziativa di Isabella Rauti ?), guardano , con trasparenti simpatie al toscano, sempre con perplessità e con ironie alle mosse della minoranza del Pd.
Piuttosto dozzinale è, per finire, la tesi caldeggiata, sempre sul foglio di famiglia, sugli scontri di Baltimora “la vera ricetta contro i violenti? Una madre che sa menare”. In Italia dopo le omelie di tanti sacerdoti e la criminalizzazione orchestrata dai partiti di centro, della sinistra e dai radicali, il potere educativo non esiste più anche perché gli stessi raggruppamenti hanno provveduto, con la spinta della stampa cattolica ufficiale (“Avvenire” e “Famiglia cristiana”), alla demolizione della scuola
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