Le donne nella storia

Zanetta Farussi Casanova, la madre di Giacomo e colei che trasmise al figlio l'amore per l'avventura

La sua vita si fa ancor più libera dopo che nel 1733 muore il marito per un ascesso ad un orecchio...

di Francesca Allegri

Zanetta Farussi Casanova, la madre di Giacomo e colei che trasmise al figlio l'amore per l'avventura

Giacomo Casanova

Se la spregiudicatezza e l’amore per l’avventura si trasmettono nel DNA non c’è dubbio che Giacomo Casanova li ereditò dal padre Gaetano, ma soprattutto dalla madre Giovanna Farusssi, conosciuta come Zanetta. Gaetano era originario di Parma e a sedici anni si allontanò da casa per amore di un’attrice più anziana di lui, Giovanna Calderoni detta Fragoletta. Ma l’amore non fu eterno, dopo cinque anni Gaetano, lasciata Fragoletta, venne a Venezia dove conobbe Zanetta Farussi figlia di un modesto calzolaio, Gerolamo, e di sua moglie Marzia. Come racconta Giacomo nelle sue memorie i due erano contrarissimi all’unione perché il mestiere dell’attore, ancorché ricco di soddisfazioni qualche volta anche economiche, era ritenuto tuttavia infamante. La ragazza, che cominciò presto a dimostrare indipendenza di carattere e sprezzo della comune morale, non se ne dette per intesa e fuggì con il bel ballerino attore. Pare che il padre a tal punto se ne dispiacesse da morire non molto tempo dopo, la madre Marzia perdonò i fuggitivi a patto che Gerolamo promettesse di non far mai calcare le scene a Zanetta. Promessa fatta, perdono ottenuto, promessa infranta come spiritosamente fa notare Giacomo.  A un anno dal matrimonio, nel 1725, nasce il primogenito Giacomo, quello che diverrà il più famoso, il primo di  sei figli, ma all’ epoca anche due dei fratelli acquisteranno fama ancor maggiore come pittori e faranno carriere invidiabili anche se assai più tranquille di quella del primogenito. Evidentemente in famiglia circolava un certo talento.

La nascita del figlio non sembra tuttavia costituire per lei alcun legame, come madre e padre, Zanetta e Gaetano, non saranno certo gran che; anche in un’epoca in cui i legami fra genitori e figli si scioglievano assai prima di adesso, il comportamento dei due appare per lo meno bizzarro.  Giacomo, anni più tardi, confesserà: non mi parlavano mai! Nel 1726, infatti, i due partiranno per una tournée londinese, lasciando Giacomo con la nonna Marzia, colei che se ne prenderà cura per tutta l’infanzia; i loro rapporti si faranno da questo momento in poi sempre più sporadici. L’amore materno non doveva essere nelle corde della bella attrice. Fra un figlio e l’altro, nel 1727 nasce Francesco, i due continuano nelle loro peregrinazioni: forse ancora  Londra, forse Lisbona, poi verso la fine del 1728 sono di nuovo a Venezia. Giacomo chiama spesso nei suoi Memories Gaetano non mio padre, ma il marito di mia madre, forse per accreditare la leggenda di essere figlio del nobile Grimani, cosa della quale non ci sono prove assolute. Come si vede la moralità della madre, che non doveva essere delle più ferree, gli interessa assai meno che  una sua presunta origine nobiliare. Del resto le attrici, a quel tempo, non erano affatto considerate specchio di virtù, una virtù messa a dura prova dalla vita promiscua che conducevano a differenza di donne, invece, di altra condizione e professione.  Anche del fratello Giovanni all’epoca si vociferò che non fosse figlio di Casanova, ma del re d’Inghilterra Giorgio II, non ci sono naturalmente prove certe e si ha il fondato dubbio che la notizia sia una fandonia inventata a bella posta per aumentare l’interesse intorno alla compagnia teatrale di Zanetta. Nihil sub sole novum, allora come ora il pettegolezzo, il gossip, rendeva e non poco!

La vita di Zanetta si fa ancor più libera dopo che nel 1733 muore il marito per un ascesso ad un orecchio, pare addirittura che dopo quella data abbia avuto un altro figlio, illegittimo questa volta, del quale non sappiamo praticamente niente.  Non doveva essere una grandissima attrice, ma un commediografo del calibro di Goldoni ebbe per lei parole di lode; la grazia, il fascino, la bellezza sostituivano doti di grande interprete che probabilmente non aveva. Insomma si serviva del suo fascino personale come uno strumento del mestiere, in questo molto somigliante al figlio Giacomo, anche lui bello e, ovviamente, assai fascinoso. Goldoni parla di lei come: una vedova molto graziosa e molto abile. Lavorava nei ruoli di prima amorosa per la compagnia del capocomico Giuseppe Imer, del quale era divenuta anche l’amante, proprio nel periodo in cui anche Goldoni collaborava con la medesima compagnia. Pare che il rapporto fra i due fosse estremamente conflittuale a causa della gelosia di Imer, ma forse anche delle infedeltà di Zanetta. Goldoni, ispirandosi proprio a questa travagliata storia, compone un intermezzo: La pupilla, di cui una delle interpreti canore è proprio Zanetta.  Non cantava bene, c’è chi sostiene che addirittura stonasse, ma la sua vivacità piaceva al pubblico e l’intermezzo ebbe grande successo.  Quando deciderà di allontanarsi dalla compagnia Imer e da Venezia Goldoni la rimpiangerà tanto che nelle memorie scrive: … quel che più mi interessava era la partenza della Zanetta Casanova la quale, oltre al posto di seconda dama nella Commedia, lasciava un vacuo considerabile negli Intermezzi. La Farussi parte, infatti, per un viaggio lunghissimo, insieme ad altri attori di ottima fama va in Russia nella lontanissima San Pietroburgo, là dove la seconda moglie dello zar Pietro il Grande, Anna Ivanova,  sta proseguendo la sua politica di europeizzazione anche con  l’assumere attori che possano portare l’arte teatrale italiana in quelle lontane contrade. L’ingaggio di Zanetta fu di ottocento rubli l’anno, cifra affatto disprezzabile, il che dimostra che la Nostra doveva aver acquisito una buona fama. Poi dopo la Russia  Federico Augusto II, elettore di Sassonia, chiama molti comici italiani, fra questi la stessa Zanetta che rimarrà a Dresda per moltissimi anni, fra l’altro doveva essere, a differenza di molte sue colleghe, un’abile amministratrice perché riuscì ad accumulare una notevole fortuna, che più tardi, unita ad una congrua pensione, le consentirà una vecchiaia più che agiata.

Sentiamo cosa dice di lei il figlio Giacomo, certo questi non aveva motivo di  amare una madre che ben poco di lui si era curata e che lo aveva lasciato alle attenzioni della nonna quando era ancora piccolissimo, eppure mai una parola aspra nei suoi confronti; Zanetta doveva essere veramente una donna dall’ attrazione straordinaria non solo nei confronti dei suoi numerosi amanti, deve averla esercitata anche su  colui che poteva divenire un giudice assai più severo, il figlio trascurato: [Zanetta] all’età di sedici anni era già una vera bellezza. Poche pagine dopo aver raccontato la morte del padre, Giacomo così descrive il carattere della madre, e tendiamo a pensare che avesse ragione: [Al momento della morte del marito]mia madre era al sesto mese di gravidanza e perciò fu esonerata dalle recite fino a Pasqua. Quindi, pur essendo giovane e bella, rifiutò la mano di tutti coloro che la chiesero in moglie: aveva fiducia nelle sue forze e ritenne di essere capace di allevarci da sola.

Dunque bella, sicura di sé e anche allegra e salottiera,  così viene descritta in un passo successivo, quando, dopo molto tempo, quasi due anni, incontra di nuovo il figlio Giacomo che nel frattempo è stato messo a pensione a Padova dall’onesto dottor Gozzi, un  prete di buona volontà e di animo gentile anche se di cultura un po’ limitata. Il buon uomo non è avvezzo alle maniere dei salotti e Zanetta gli regala un orologio d’oro per ringraziarlo della cura che si sta prendendo del figlio; ecco la scenetta degna di una commedia goldoniana: … per dispensarlo da ulteriori convenevoli [mia madre] gli offrì il viso: bastava darle un paio di baci, una cosa estremamente banale e insignificante fra gente allegra, ma il pover’uomo sbigottì al punto che forse avrebbe preferito morire piuttosto che baciarla. Zanetta, dolcemente e con misura, si prenderà gioco del povero e timidissimo prete non abituato a trattare con le donne e questi ne rimarrà, tuttavia, completamente soggiogato, tanto che tornato a Padova per i due o tre mesi successivi non farà altro che parlare di Lei, che è ormai partita per la lontanissima Pietroburgo. Questa è Zanetta, una farfalla bellissima che compare in tutto il suo splendore, ammalia e di nuovo scompare per mesi e anche per anni. Il figlio non sembra rimpiangerla molto perché la nonna la sostituisce egregiamente supplendo, con il suo affetto e le sue cure, la disattenzione della frivola Zanetta.

Frivola e spregiudicata certo, ma anche attenta al danaro ed egoista, dopo la morte della nonna marzia che abitava a Venezia  in una casa di sua proprietà, senza un attimo di indugio scrive al figlio maggiore che ha dato incarico di vendere l’appartamento, siamo nel 1743 Giacomo, a diciotto anni, si trova così senza un tetto e la madre non si preoccupa né per lui né tantomeno per gli altri figli più piccoli. Si deve dire che anche questa volta nemmeno una parola di rammarico da parte di casanova, che anzi si preoccupa di vendere subito tutte le suppellettili con la scusa che facevano parte dell’eredità del padre e quindi la madre non aveva alcun diritto su di esse, liquida poi sveltamente i fratelli: con loro mi sarei spiegato al momento opportuno. Begli esempi di solidarietà familiare! Zanetta, tuttavia,  dopo aver intascato il danaro, trova una raccomandazione presso un Monsignore che spera possa aiutare la carriera del figlio, insomma  si cura della famiglia solo dopo aver ben provveduto ai propri interessi.

Dopo di allora i contatti fra lei e Giacomo si faranno estremamente sporadici, si incontreranno di nuovo a Dresda dove  il figlio si tratterà per qualche tempo, ma non in casa di Zanetta. Poi più niente, nei Memoiresnemmeno un accenno alla sua morte. A Dresda la raggiungeranno la figlia Maria Maddalena che si sposerà con Pietro Augusto organista di corte, il figlio Giovanni che divenne pittore e direttore dell’Accademia di belle arti di quella città e Francesco pittore di battaglie.  Morirà a sessantanove anni nel 1776 e questa data, ovviamente del tutto casuale, ci pare tuttavia molto significativa. Sembra quasi che muoia con lei l’epoca d’oro dei giramondo libertini, avventurieri abili e anche colti,  schiera di cui anche il figlio aveva fatto parte e che avevano caratterizzato gran parte della cultura del secolo XVIII; con quella data, invece, comincia un’epoca nuova forse meno frivola e  certamente assai più travagliata: l’epoca delle rivoluzioni che sconvolgeranno il mondo e lo cambieranno per sempre, non senza lasciare un po’ di rimpianto per un passato più divertente, anche se più leggero..

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