Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Era il luglio del 2011 quando per la prima volta abbiamo parlato di droni, di questi aerei un tempo solo spia, vedi Vietnam e confini della passata Unione Sovietica, mentre la diretta esperienza su terra afghana e pakistana, osservata da un'ottica politica di espansionismo a mezzo bellico, quindi con droni armati, fugava ogni dubbio circa la loro imminente proliferazione, ben presto tradottasi in centinaia di attacchi e migliaia di vittime civili e innocenti. In Pakistan, ad esempio, la terra più colpita con la motivazione delle cellule terroristiche da distruggere che come altrove anche lì si moltiplicano, nell'arco di un decennio, (2004-2015) sono stati effettuati 415 attacchi, strikes per dirla in lingua, di cui 51 sotto la presidenza di G.W.Bush e 364 sotto la presidenza di Barack Obama. Le vittime ad oggi, si aggirano intorno alla cifra di 3.949, di cui migliaia di civili adulti innocenti e centinaia di bambini. Si va poi a scalare con Yemen, Somalia, Afghanistan, anche se per quanto riguarda quest'ultimo, malgrado l'informazione diretta, non siamo riusciti a quantificare con esattezza le azioni dei droni, confuse nel caos di quella terra tra attentati e attacchi aerei spesso non ben identificati. Si pensi che in una serie di attacchi destinati ad eliminare 41 terroristi sono morti 1.147 civili oltre ovviamente i 41 di cui sopra ( The Guardian, novembre 2014).
In realtà l'uso dei droni, con l'assenza del pilota, toglie dignità persino alla guerra proprio per l'assenza dell'uomo pilota, se fosse presente all'azione, comunque assumerebbe su di sé la responsabilità di distruggere e uccidere, se non altro perché, vicino o lontano, assisterebbe al risultato del proprio gesto di sganciarel'ordigno letale direttamente su chi, cosa, dove e quando. L'esclusiva azione della macchina volante comandata a migliaia di kilometri da un agente segreto che segreto resta, forse anche a se stesso, toglie persino la possibilità di una sorta di coraggio, che, paradossalmente, frutto comunque d'una volontà umana resta nell'ambito dell'umano. Questo ci ricorda l'umanità sperata da Vittorio Arrigoni, il giovane giornalista ucciso a Gaza nell'aprile del 2011 e della sua richiesta "restiamo umani", perché questa è la china verso cui ci si sta indirizzando: la perdita dell'umano.
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