Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Domani, 2 giugno, sarei proprio felice se potessi veder sfilare con passo cadenzato lungo via dei Fori Imperiali tutta la legione dei volontari dei servizi sociali che anche in queste ore sta operando in assoluto silenzio nelle zone terremotate o alluvionate dell’ Emilia Romagna, della Sardegna, della Liguria e Toscana; i cassintegrati, i disoccupati, i precari, quelli stagionali, i pensionati e una grande rappresentanza dei poveri italiani.
Sono stramaledettamentecerto che lo farebbero gratis…loro, senza auto di rappresentanza, fucili caricati a salve, alte uniformi e gradi ben messi in mostra: un’ottima maniera per evidenziare un esempio di fermezza e serenità, come dicono i caporioni del Governo, e per ricordare degnamente la Repubblica.
Senza il timore vigliacco di mostrare all’Europa e al mondo intiero le nostre debolezze, e di considerare i vari mali che ci affliggono come fossero nient’altro che un non previsto incidente di percorso in una società col volto coperto da una maschera di falso buonismo e tirata a lucido per l’evento che va ad incastrarsi con l’altro palliativo chiamato Expo.
C’è, da alcuni anni, l’idea di abolire la parata militare del 2 giugno, sulla scia dell’ondata emotiva prima dei terremoti (quello emiliano in particolare) e poi della perdurante crisi economica che il Paese sta attraversando senza per altro vedere segnali di miglioramento.
Comunque, il senso del discorso avrebbe il medesimo contenuto, anche se non vi fossero stati tale sciagure “naturali” e di dissesto economico.
L’Italia è da un lustro il fanalino di coda delle grandi potenze mondiali, questo “grazie” alla pessima conduzione a livello governativo e a causa della malagiustizia che impera da tempo immemore; un Paese ove quasi l’80% dei comuni è a rischio idrogeologico, e ove solo il 18% delle scuole sono preparate ad affrontare un sisma; una Nazione in cui l’inestimabile patrimonio culturale e monumentale (che da solo basterebbe a tenere sotto controllo agevolmente il PIL) sta cadendo, è proprio il caso di dire, a pezzi.
La parata inutile che ci andremo a sorbire domani non è troppo distante dal Piano Grandi Opere, dalle pensioni milionarie, dalla grande quantità di denaro dilapidata dai partiti e dalle esorbitanti spese militari per acquistare aerei da bombardamento.
Abolirla, così come ridurre i vitalizi ai parlamentari o diminuire il numero di nuovi cacciabombardieri, dovrebbe essere all’ordine del giorno, e darebbe finalmente una speranza al cittadino italiano che forse qualcosa si sta muovendo, che sta crescendo una diversa presa di coscienza di come la società si stia modificando.
Ma, poi, riapriamo gli occhi e quell’inutile, inappropriato sfarzo di divise e quelle marce al ritmo delle fanfare, ci fa intuire che sempre e tutto, in Italia, rimarrà così com’è: una maschera di falso perbenismo.
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