Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
span style="font-size:9.0pt;font-family:Helvetica">Poveri Statali, hanno gli stipendi bloccati da cinque anni, e minacciano di non farli ripartire fino al 2019, questo significa non solo una perdita del potere d'acquisto dello stipendiato dello Stato di circa il 10% ma anche un futuro pensionistico sempre più preoccupante. Ma non basta, quegli stessi statali vengono trattati come i peggiori incapaci, mangiapane a tradimento, scansafatiche, privilegiati(!!!).
Ora la Consulta dovrebbe deliberare sulla costituzionalità del blocco degli stipendi. Una misura che doveva essere momentanea ed è diventata stabile. Un provvedimento d'emergenza divenuto normalità. Naturalmente nessuno ha protestato (se non flebilmente i sindacati), nessuno è sceso in piazza, nessuno ha detto che i famosi diritti acquisiti sacri e inalienabili, che mantengono le pensioni d’oro, i vitalizi parlamentari, ecc, dovrebbero valere a maggior ragione per chi ha firmato un contratto in cui si garantivano determinate condizioni che ora vengono disattese.
In proposito, con un’argomentazione vigliacca e pretestuosa oltre che offensiva, le solite anime belle del liberismo di destra e di sinistra rispondono: se lo Stato disattende il contratto stipulato con qualcuno, quel qualcuno come in ogni sistema di diritto può rescindere detto contratto e fare causa alla parte inadempiente! E già, e poi il poveretto il cui contratto sta sotto i 2000€ mensili come campa la famiglia, come paga l’avvocato per la causa che ovviamente andrà avanti anni e probabilmente perderà? E soprattutto come lo ritrova un lavoro in quest’Italia della disoccupazione?
Lo statale che facesse causa contestando il contratto la perderebbe perché farebbero con lui la stessa cosa che fanno adesso con la Consulta, procedono al sistema intimidatorio chiamando in campo la leale collaborazione delle parti costituenti lo Stato. Il blocco degli stipendi, se revocato, e dichiarato incostituzionale provocherebbe un buco di 35 miliardi, ha mandato a dire l’avvocatura dello Stato ai giudici della Consulta.
Ovvero, cari giudici se ripristinate la legalità e il diritto il debito diventa insostenibile!
Il Fatto quotidiano lo ha definito un pizzino, e sono stati moderati, a noi sembra un ricatto. L’unica speranza è che la Corte non si lasci intimidire dalla responsabilità che vogliono gettarle addosso del buco in bilancio che non solo hanno fatto i Giudici, ma che i responsabili del disavanzo non stanno provvedendo a sanare mantenendo i privilegi più odiosi e conculcando i diritti più elementari.
La cosa più preoccupante è la assolutizzazione del problema. Ovvero secondo tutti (destra, sinistra, Lega) che degli statali se ne fregano (per ragioni diverse), li disprezzano (per ragioni simili), la Consulta dovrebbe semplicemente rigettare il ricorso e dichiarare costituzionale il blocco degli stipendi, ovvero dichiarare legale e costituzionale il precipitare in povertà di una larghissima fetta di popolazione.
Nessuno dice che la Corte potrebbe e dovrebbe, in linea con il merito del ricorso, dichiarare incostituzionale la reiterazione continua del blocco, lasciando per esempio un anno o due legittimi in quanto appunto misura temporanea e di emergenza.
La corte potrebbe e dovrebbe intimare il recupero di almeno un paio di anni di arretrati e ovviamente l’immediato sblocco degli scatti di anzianità da ora in poi ecc. ecc.
Cari lettori, non aspettatevi tanta saggezza, finirà così: o la Corte si metterà contro il governo dichiarando incostituzionale tutto il blocco e allora succederà di tutto (accuse contro accuse ecc), e Renzi offrirà un bonus ridicolo agli statali, ma voleranno stracci ecc.
Oppure, intimidita dal governo, dalla responsabilità che le vogliono attribuire di provocare una voragine nel bilancio dello Stato, si calerà le brache e inventerà una formuletta leguleia per fregare i poveri statali che nessuno difende e tutti odiano.
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