Spigolando dai giornali

Trent'anni della nostra storia: questa volta Pansa semplifica troppo. 30 incursori del Col Moschin contro i terroristi?

di Vincenzo Pacifici

Trent'anni della nostra storia: questa volta Pansa semplifica troppo. 30 incursori del Col Moschin contro i terroristi?

Non è capitato quasi mai, eppure questa volta sono (quasi) totalmente in contrasto con Giampaolo Pansa ed il “Bestiario. Matteo attento non rottamarci la testa. Siamo in guerra. Renzi il bullo ci rottama la testa”. Iniziando dalla frase di papa Francesco: ”E’ cominciata. Questa volta a pezzi, a singoli blocchi. Ma è certo che siamo di fronte a un altro conflitto globale”, manca questa volta in Pansa una chiara rivisitazione del passato che dalla conclusione del secondo conflitto mondiale è visto un susseguirsi di conflitti più o meno estesi, comprendenti non solo la Corea o il Vietnam e in anni più recenti l’Iraq e l ‘Afganistan, ma scontri e guerricciole locali o addirittura tribali, che hanno provocato disordine, miseria e crisi delle popolazioni, volutamente e caparbiamente ignorate o sottovalutate dalle grandi potenze internazionali e soprattutto dall’ONU.    

Il dissenso più acuto si registra sulle righe in cui Pansa ricostruisce in una sintesi, che mirerebbe ad essere storica: gli “anni di piombo”, il terrorismo di sinistra e poi del terrorismo, arrivando alla conclusione che “nonostante i suoi infiniti difetti, il sistema politico della Prima Repubblica non si è disfatto, ha evitato il collasso, ha mantenuto un minimo di unità e ha aiutato gli italiani a non soccombere”. Ora francamente questa appare una rivisitazione cronachistica, giornalistica, epidermica, dal momento che siamo in attesa si arrivi, nonostante i mille tentativi compiuti, ad un’indagine propriamente storica, da cui emergano la natura, gli ispiratori, i protettori delle “Brigate Rosse” e di “Prima Linea” e delle più rozze e casareccie squadre nere e da cui si possa definire, nella pienezza dei contorni, la più oscura vicenda di quegli anni il sequestro di Moro.  Pansa non ha forse spazio per spiegare come il sistema politico della Prima Repubblica, capace di resistere ad assalti tanto sanguinosi quanto virulenti, sia miseramente crollato di fronte alle inchieste unilaterali di Di Pietro e compagni.

   Dopo avere denunziato – unico passaggio positivo – gli immensi limiti comportamentali e caratteriali del Chiacchierone toscano, Pansa gli rimprovera – e qui riemerge il dissenso – di aver trasformato Palazzo Chigi in “un bunker dove soltanto lui e suoi fedeli possono vivere al sicuro” e di considerare “la politica come conflitto perenne suo habitat naturale”. Sono difetti, su cui – se mai esistesse – una opposizione troverebbe mille e mille occasioni di attacchi e di censure.

   Pansa è dell’avviso che in questa fase tragica e drammatica del terrorismo islamico “il giorno che avremo addosso le truppe del Califfato, il Chiacchierone fiorentino dovrà chiedere aiuto ai gufi e ai rosiconi che osteggiano il suo governo. Riduca la boria, azzeri l’arroganza, non tagli i ponti con nessuno degli avversari”. Ammesso che ne abbia avversari – e su questo non so come ne pensi il giornalista piemontese – questi avranno il dovere , anzi l’obbligo di fargli pesare in termini politici la provvisoria e straordinaria solidarietà.

   Siamo poi davvero sicuri non si tratti di una inutile e gratuita provocazione, l’ennesima smargiassata del Granduca, la decisione di inviare in Iraq con compiti di solo addestramento  “30 contro l’Isis. I rambo del col Moschin “, al fianco delle forze speciali Usa ?

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