Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Gli Usa e il mondo intiero hanno preferito semplificare il problema Isis e impantanarlo in un terreno che non è il suo, ed adesso non sanno più come combatterlo.
Il vero enorme dramma è che la situazione è stata così minimizzata che adesso non sanno più che pesci pigliare.
I Governi stranieri sin dall'inizio hanno voluto mostrare che si trattava di un gruppo di terroristi e poco altro, quando invece, da subito, si poteva capire che era un’organizzazione che sapeva ben armonizzarsi.
Ma, ormai, il mondo occidentale è in netto ritardo.
L’Isis è stato creduto il nemico da combattere e sconfiggere in un amen.
La politica del XX secolo e degli ultimi anni ha sempre avuto la necessità di un nemico. E così è accaduto in tutta la storia del Medio Oriente negli ultimi cento anni. I primi nemici erano gli ayatollah, poi Saddam Hussein, dopo Al Qaida, e ora lo Stato Islamico.
C’è sempre stato bisogno di un nemico per giustificare tutte le guerre.
Se l’Isis non fosse apparso, e non si fosse così diffuso nella regione, oggi staremmo parlando di un conflitto completamente diverso. Paragonabile alla disastrosa primavera araba per gli egiziani, che sono tornati al punto di partenza, ma con più sangue nelle strade.
La posizione degli Stati Uniti, criticata da molti, sembra adesso molto scemata, timida, dal momento che i suoi interessi si sono spostati verso la Cina, abbandonando di fatto il Medio Oriente.
Il vero problema americano è che da quando è arrivato Obama quest’ultimo ha avuto una politica di rottura verso il Medio Oriente, qualcosa che era evidente già nel discorso tenuto nel 2009 al Cairo e che sarebbe opportuno rileggere attentamente.
Una politica che deve coinvolgere il meno possibile gli USA in quest’area, poiché ora sono pochi gli interessi verso il petrolio, con gli accordi con l’Arabia Saudita, che hanno permesso alla Nazione di Obama di essere autosufficiente.
Ma non bisogna dimenticare che l'altro braccio della politica statunitense nella regione è Israele, e gli Stati Uniti di fronte alla bandiera con la stella di David deve andarci cauta.
Rimane quindi in ostaggio del Medio Oriente e della sua politica, perché in realtà lo è di Israele. Questo è uno dei principali fattori che hanno fatto sì che gli Usa abbiano avviato una nuova politica di disimpegno iniziando dall'Iraq e di guardare ad altre aree del mondo, mentre non lo hanno fatto definitivamente da Israele. E anche l’Isis sta approfittando di questo, perché ha creato una nuova realtà in Medio Oriente, ove erano diminuite le dittature in quanto la polizia permanente americana era sempre sul pezzo, mentre ora si sta ritirando progressivamente.
E in questo momento di cambiamento brutale che si sta verificando nella geopolitica del Medio Oriente non poteva che emergere lo Stato Islamico.
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