Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Una scena della fiction su Rai1
Il noto romanzo di Stendhal, La certosa di Parma, torna in scena su Rai uno il 4 e 5 marzo 2012.
Un giovane italiano, Fabrizio Del Dongo, affascinato dalla idee e dalle vittorie di Napoleone si trova al seguito del condottiero francese nella battaglia di Waterloo. Con questo episodio inizia la vicenda del libro. Trattare un argomento così controverso e appassionante non è stato sicuramente facile per l’autore, ma ancora più difficile deve essere stato per la regista Cinzia Th. Torrini, che ha dovuto reinterpretare un’opera più volte rappresentata sia al cinema che al teatro. Se volessimo fare uno studio statistico ci accorgeremmo che diversi punti uniscono l’opera letteraria al lavoro televisivo, a cominciare dal tempo per realizzarli: Stendhal compose il romanzo in 52 giorni, la regista italiana ha impiegato anche lei 52 giorni per completare le riprese. Molto più impegnativi sono stati i tempi di post produzione, dove la regista toscana ha operato duramente ogni giorno per mesi. In un’intervista da me realizzata qualche tempo fa confermava la sua grande passione per le sue opere, che vive in prima persona e in maniera intensa senza mai delegare nessuna parte del lavoro, anche quella successiva alle riprese.
Stendhal, ha descritto l’Italia del tempo, vista con gli occhi di un francese, Cinzia Th. Torrini realizza le riprese con gli occhi di una donna italiana del Duemila immersa nella globalizzazione, anche se la regista in più occasioni ha affermato di aver scelto le stesse dimore storiche descritte da Stendhal: dal bellissimo castello di Torrechiara, alla reggia di Colorno, alla Rocca di Soragna, arricchendo la storia con accuratezza e responsabilità come se l’autore fosse presente durante le riprese, e il tempo non fosse mai passato. La produzione del film è realizzata da italiani e francesi.. La regista ama precisare come, e quanto, sia attuale e appassionante questa storia.
Stendhal descrive i punti di vista dei personaggi, lo fa con ironia, e questo è quello che anche il film cerca di trasmettere aiutandosi con i colori, le luci, le inquadrature entrando nella psicologia che muove questo racconto.
Stendhal racconta una storia italiana piena di intrighi dove l’amore arriva sempre al momento e alla persona sbagliata, in cui assente anche l’amore religioso che risulta lontano dal protagonista.
Narra la crudeltà di un tempo in cui i secondi figli delle famiglie nobili erano costretti al silenzio, segregati nelle certose per non entrare nell’asse successorio. Indaga sugli amori vissuti nelle diverse età della vita, le occasioni mancate che non si ripresentano se non in momenti sbagliati.
La grande sensibilità e la conoscenza delle lingue da parte della regista italiana ha fatto in modo di poter realizzare un film dove ognuno degli attori ha recitato nella propria lingua materna, ciò per fare in modo che ogni personaggio potesse dimostrare il pathos, la passione e le grandi sofferenze per le rinunce che tutti i protagonisti devono affrontare nella vicenda. La regista racconta con grande compiacimento, durante la presentazione di questo film, di essersi ispirata al Il cigno nero per realizzare alcune scene. La sensualità di questo lavoro supera tutte le sue opere realizzate finora.
Quindi l’invito ad apprezzare ogni giorno la realtà e ciò che si possiede.
Gli attori protagonisti sono conosciuti soprattutto dal mondo giovanile, come l’argentino Rodrigo Diaz Guirao, nel ruolo di Fabrizio Del Dongo, che nella scorsa stagione interpretava Andrea nello sceneggiato Terra Ribelle, diretto dalla Cinzia Th. Torrini e conosciuto dai giovani per essere uno dei protagonisti del Mondo di Patty ,trasmesso in questi giorni dall’emittente Boing Tv; altra protagonista l’italiana Alessandra Mastronardi nel ruolo di Clelia è nota tra i giovani nel ruolo di Eva della fiction televisiva I Cesaroni .
Il cast internazionale ha fatto sì che molti attori potessero entrare in contatto con diversi stili di recitazione: dalla canadese Marie-Josée Croze che interpreta la Duchessa Sanseverina, al tedesco Ralph Palka e gli attori francesi Hippolyte Girardot e François Berleand il cui metodo recitativo è concentrato soprattutto sull’intensità del dialogo limitando molto la gestualità e sottraendosi allo sguardo della macchina da presa
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