Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
aura. Non si può non avere paura alla notizia di quel che è successo nei pressi di Perugia. Una villetta, una famiglia nel più classico, rassicurante, sano e tradizionale dei momenti: il figlio che va a trovare i genitori accompagnato dalla fidanzata. È sera, ma non notte alta, con la nonna, c’è anche il figlio di un’altra figlia, mentre il nonno è al bar a giocare a carte con gli amici.
All’improvviso l’esplosione dei vetri rotti, entrano due o tre malviventi, il volto coperto, le armi in mano. Ovviamente si tratta di una rapina, la famiglia Rosi, dopo un attimo di comprensibile stordimento lo comprende subito e non oppone resistenza. I banditi cercano preziosi e denaro, ma trovano poca roba, infondo è la famiglia tipica italiana: lui pensionato di banca, non ci sono gioielli o preziosi o contante, c’è solo quella casa che può far pensare alla ricchezza e che invece è solo il frutto di sapienti risparmi, di sacrifici, magari con l’aiuto di una piccola eredità. Chissà.
I tre adulti forse pensano al bimbo di 9 anni, sono terrorizzati perché sanno che pochi giorni prima durante un’analoga situazione una donna è stata stuprata. Così quando i banditi cominciano a fare apprezzamenti pesanti nei confronti della fidanzata di Luca, lui tenta di reagire, forse gli intima di lasciarla in pace, forse minaccia, forse addirittura tenta una reazione.
È un uomo che protegge la sua donna, gli sparano una, due, tre, quattro volte. Quindi prendono le chiavi della macchina della famiglia Rosi e se ne vanno sparendo nel nulla.
Luca muore davanti agli occhi del nipotino di 9 anni.
Paura. Non si può non avere paura.
Che cosa ha di diverso questo ultimo fatto di cronaca nera rispetto agli innumerevoli altri che leggiamo quotidianamente sulle pagine dei giornali o apprendiamo dai notiziari? Apparentemente niente. Invece questa storia è diversa dalle altre, ha un valore paradigmatico, di simbolo. Provate a pensarci. Fino a ieri ciascuno di noi aveva una sorta di scala di valori di rischio alla quale adattava i propri comportamenti.
Chi abita in una grande città sa che la possibilità di un furto mentre si è assenti è elevatissima. A Roma e a Milano si vive in appartamenti più o meno blindati anche se non si possiedono ricchezze appetibili. Basta il televisore, il computer un po’ di contante o una borsa firmata, e il ladro è contento. Entra di notte, in assenza dei proprietari oppure mentre dormono, li stordisce con uno spray, e il gioco è fatto.
Più o meno ogni appartamento o casa di una grande città ha allarme e/o inferriate alle finestre.
In provincia le cose vanno un po’ diversamente, tutti conoscono tutti, ci sono i vari gradi di ricchezza più o meno esibiti, più o meno protetti.
La villetta di un pensionato di banca può essere oggetto di un furto notturno come un appartamento metropolitano, ma le rapine a mano a armata di solito si indirizzano verso le grandi ricchezze, dove c’è una cassaforte probabilmente ben piena da farsi aprire.
Certo ogni regola ha la sua eccezione, ma la sensazione è che quella della famiglia Rosi rischi di entrare nel novero degli eventi da temere.
Perché? Per due motivi.
Il primo, la povertà sempre più diffusa fa aumentare la delinquenza comune. Ovunque ci sia un’apparenza di benessere c’è un potenziale ladro in cerca di un bottino. Quel che prima i ladri sdegnavano ora diventa appetibile. Quindi chi fino ad ora poteva cavarsela con un furto(!), rischia di essere vittima di una rapina che pretende la partecipazione delle vittime per indicare dove e come razziare.
D’altra parte il meccanismo non è dissimile da quello della tassazione che ci stanno imponendo: chi ha un’apparenza di benessere, anche se frutto non di un gran patrimonio, ma di una vita di sacrifici viene chiamato a collaborare e a cedere al fisco la presunta ricchezza che dimostra il possesso di un bene, se poi non gli rimane di che vivere, sono fatti suoi. Non è certo colpa del governo se la maggioranza degli italiani sono facilmente tassabili perché hanno una casa di proprietà e magari un paio di automobili.
I ricchi veri per rapinarli occorre una buona organizzazione, non bastano le maschere sul volto e le armi in pugno, bisogna superare la vigilanza, i cani, un sofisticato sistema d’allarme, insomma una rapina in una vera villa non la può fare chiunque. Certo se va a segno è un bel colpo, ma occorre il criminale organizzato.
Già proprio capita per le tasse. I grandi evasori non li becca nessuno perché hanno soldi all’estero, società di comodo in isole dai nomi incredibili, e tutta una serie di scatole cinesi difficili da aprire e alla fine vuote perché mentre se ne coperchiano alcune il contenuto passa in altre e così via.
Quindi, al solito, inutile fare tanta fatica e organizzarsi per prelevare a chi ha tanto, meglio con poco sforzo costringere il contribuente medio a dissanguarsi volontariamente.
Secondo motivo. Squisitamente psicologico, di psicologia delle masse. Provate a pensare a quella pubblicità dove l’evasore non solo viene paragonato ai peggiori parassiti del mondo animale, ma, e questa è la cosa peggiore, ha la faccia di un vicino di casa, la barba un po’ trascurata, non ha l’aria di un ricco, perché nasconde il suo benessere, magari sotto il materasso, già perché ora il denaro non può più circolare cash sopra i 1000 euro, e quindi la tentazione di conservarne un po’ in casa per un popolo poco avvezzo alla carta di credito (anche per i costi che essa prevede), è fortissima.
Lui, l’evasore che sottrae alla comunità i soldi che ha guadagnato, magari vive proprio in una villetta come i Rosi.
Mentre scrivo mi viene in mente che abito a piano terra. Chiudo la porta che dà sul giardino a doppia mandata. Guardo attraverso i vetri una serata scintillante di stelle. Poi ripenso allo scoppio dei vetri che devono aver sentito i Rosi. A malincuore chiudo anche il portellone di legno. Ecco sono in prigione in casa mia. Ho paura.
Inserito da Ron il 06/06/2023 23:29:50
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Inserito da Gianpaolo il 05/03/2012 09:18:54
Cara Simonetta.Poichè il commento intelligente ed umano già lo hai fatto tu, io voglio essere banale; anche perchè spesso le apparenze sono la semplice realtà e la banalità descrive essa stessa la verità. La delinquenza subita dai Rosi è uno degli effetti della immigrazione , allora bel Decreto Legge : basta Rumeni in Italia ; è contrario alla normativa Europea ? Chi se ne frega ! Se li pigliassero loro.Piantiamola di fare la parte degli agnelli al macello : beliano e ci facciamo scannare. Rimedio? Altro Decreto legge : armi a chi è incensurato ed abita in luoghi facilmente oggetto di azioni delinquenziali. Per oggi basta conformismo populista.Un caro saluto da Gianpaolo Biagini
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