Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
I quattro italiani rapiti lavoravano qui, in mezzo al nulla del deserto, non in un casale alla porte della Capitale
In una nota appena diffusa, la Farnesina informa che quattro italiani sono stati rapiti in Libia nei pressi del compound dell'Eni nella zona di Mellitah. Si tratta di dipendenti della società di costruzioni Bonatti. Lo riferisce l’agenzia Ansa. L'Unità di Crisi del ministero si è immediatamente attivata per seguire il caso ed è in contatto costante con le famiglie dei connazionali e con la ditta Bonatti. Come noto in seguito alla chiusura dell'ambasciata d'Italia in Libia il 15 febbraio, la Farnesina aveva segnalato la situazione di estrema difficoltà del paese invitando tutti i connazionali a lasciare la Libia. Purtroppo non a tutti è stato possibile abbandonare il territorio libico ed ecco cosa è accaduto
Per il ministro degli esteri Paolo Gentiloni è al momento difficile fare ipotesi sugli autori del rapimento di quattro italiani in Libia. Gentiloni lo ha detto a margine di una riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue oggi a Bruxelles, precisando che l'Unità di crisi della Farnesina sta lavorando con urgenza.
Così mentre in Italia la polizia, appoggiata dal prefetto Gabrielli e dal ministro Alfano, carica i cittadini che cercano di difendere la sicurezza delle proprie abitazioni dalla indiscriminata “invasione” di clandestini il luogo da dove essi partono diventa off limits per i nostri connazionali che lì lavorano portando a quel paese ricchezza. Rapiti, minacciati, senza alcuna tutela dopo la chiusura dell’ambasciata italiana, questa la vita degli italiani in Libia.
Accolti, tutelati, rispettati, considerati più importanti degli italiani bisognosi, questa la condizione dei clandestini africani in Italia.
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