Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Ho l’impressione che si sia all’isola di Man in occasione del Tourist Trophy del 1936. La data è, al contrario, sicura (o quasi) perché scritta sul retro della fotografia. Sullo sfondo pare di intravedere la piatta distesa del mare d’Irlanda, lievemente sulla destra prima d’incorrere nella sagoma del policemen che veglia sui bolidi è possibile riconoscere un digradare della distesa erbosa verso dei piccoli scogli che separano il verde cupo del prato dal verde argentato delle acque che a quella latitudine essendo fredde tendono più a tonalità metalliche del verde che non a quelle celesti o blu dell’Adriatico. La rete di protezione ed il policemen dunque tengono lontano i curiosi che vorrebbero, come naturale, toccare con mano i mirabili bolidi che hanno visto sfrecciare rombanti sui rettilinei del famoso e pericoloso circuito o li han visti inclinati affrontare a velocità inpensabili le strette curve d’un tormentoso tracciato che mette a dura prova affidabilità meccanica delle macchine e resistenza fisica dei piloti.
In primo piano tre cavalli di razza: delle magnifiche Norton Gran Premio 350 o 500, inclino maggiormente a pensare della classe regina, visti i poderosi cilindri. La macchina centrale lascia vedere agevolmente la sospensione posteriore garden gate con le guide per lo scorrimento del mozzo che sembrano forellate. A prima vista si riconosce anche in quest’immagine lo stato d’ineccepibile finitura delle macchine da competizione che forse sono qui quelle ufficiali o semiufficiali. Vale a dire motociclette acquistate da piloti privati che però sono ammessi a frequentare il reparto corse di Joe Craig dove è possibile ricevere dei supplementi di preparazione che ricavano qualche aumento di cavalli senza compromettere in alcun modo l’affidabilità del mezzo. Un privilegio alquanto ambito e che consiste spesso in modifiche radicali che avvicinano la macchina commerciale a quelle ufficiali: testata in leghe leggere particolari, diagrammi di distribuzione spinti con valvole speciali, e via di seguito. Su tutte e tre le motociclette si vedono i cuscinetti in gommapiuma incollati sui serbatoi necessari per assumere la posizione estrema appiattita che consente di strappare alla resistenza dell’aria dei buoni chilometri orari in più di velocità. Sul manubrio della macchina mediana è appoggiata la fascia bianca portanumero che i piloti devono indossare in guisa di bandoliera sul dorso e allacciare sul petto.
E sempre sullo stesso manubrio spicca il contagiri, il revcounter, probabilmente uno Smiths con la lancetta che avverte l’avvicinarsi ai regimi critici posta in diagonale sud ovest-nord est, mentre la lancetta mobile la si intravede posta quasi in verticale. Osservando l’innesto perfetto della sella Terry nell’incavo apposito del serbatoio ci si rende ragione della fama che circonda da sempre le motociclette inglesi ed in ispecial modo quelle da competizione: esse sono semplificate all’estremo e rese spartane ma ciò viene fatto con un’attenzione così costante alle necessità d’uso ed alla ricerca dell’equilibrio massimo tra velocità, affidabilità e tenuta di strada da divenire capolavori di estetica. Si vede ad esempio come la sella poggi le due molle laterali posteriori con una soluzione originale ma non irrazionale su due colonnine uscenti dal serbatoio dell’olio di lubrificazione le quali scaricano il peso distribuendolo su ampi segmenti dei due travi superiori del telaio che si avviano alla sospensione della ruota motrice. Si può notare poi lo stato perfetto dei parafanghi, del cuscinetto ausiliario che prosegue la sella, del pneumatico. Segni che dicono che la macchina è molto curata e fruisce delle attenzioni d’un espertissimo reparto corse
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