Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
embra incredibile, eppure da un paio di giorni nobili e meno nobili politici e opinionisti, giornalisti e sociologi discutono del “Cocoricò”. Sì, in Italia in nome della libertà, sotto le insegne del libertarismo, ci si accapiglia su un locale che si chiama Cocoricò (doveva esser chiuso da tempo non foss’altro che per offesa al buon gusto onomastico) nel quale, come in tanti altri simili luoghi deputati allo sballo dei giovani a colpi di musica sparata a decibel apparentemente insopportabili, circolavano droghe di ogni tipo e pericolosità.
Al Cocoricò alla fine c’è scappato il morto, una pasticca sbagliata, o forse più di una e un ragazzino è andato all’altro mondo. Ad un altro hanno dovuto trapiantare il fegato, in precedenza c’era stato ancora un morto, forse due, qualche coma provocato dalla droga.
Possiamo onestamente dire che sia colpa dei gestori della mega discoteca? Assolutamente no.
Possiamo onestamente dire che chiudendo per quattro mesi il locale si arginerà la piaga della droga fra i giovani deficienti? Assolutamente no
Possiamo onestamente dire che eliminando il Cocoricò dalla lista delle discoteche da sballo saranno salvate delle vite? Non crediamo (anche se in questo caso l’assoluta certezza non possiamo averla).
Dunque hanno ragione tutti quelli che in nome della libertà e dell’autodeterminazione degli individui (in questo caso i giovani cretini che per definizione non sono in grado di autodeterminare un bel niente) protestano a gran voce contro la chiusura imposta al locale per quattro mesi, ovvero tutta la stagione estiva e parte di quella autunnale?
Persi 200 posti di lavoro (dicono), ci hanno rovinato, non potremo più riaprire. E per cosa? tanto la droga si sposterà.
Francamente quando è in gioco la droga e la tutela dei più giovani, chi se ne frega dei posti di lavoro. E se non potranno più riaprire ce ne faremo una ragione, non sarà una perdita per l’umanità.
Abbiamo premesso che non si può imputare alla discoteca e ai suoi proprietari e/o gestori la responsabilità della droga che scorre a fiumi nel super locale. Ma non si può neppure permetter loro di offrire un luogo di spaccio impunito oltretutto a un potenziale bacino di utenti particolarmente sensibile e corruttibile.
Dunque chiudere il Cocoricò era logico e indispensabile oltre che necessario.
Ma che colpa hanno i proprietari e/o gestori? Quella di non aver vigilato.
Nelle discoteche c’è spesso un rigoroso servizio di vigilanza all’entrata per selezionare i clienti, per evitare gli imbucati ecc ecc. Forse in quel mega-locale come il Cocoricò non c’era, o se c’era non vigilava affinché oltre agli imbucati non imbucassero anche la droga: tutti dentro a consumare e dunque a spendere, e più consumano più si ubriacano più spendono storditi dalla musica. Più sono storditi più i freni inibitori si allentano e le scelte non sono più tali, ma semplice adeguamento a quello che fanno gli altri.
Così ecco le pasticche, robaccia che butta in pappa il cervello e rende il fegato una poltiglia irrecuperabile.
E colpa del Cocoricò se un ragazzo è morto? No, penalmente la discoteca forse non ha responsabilità anche se dovrebbe averne (se in casa mia trovano della droga non mia passo i miei guai), ma avrebbe potuto vigilare, magari rinunciare a qualche entrata, fare dei controlli più accurati all’ingresso, magari guadagnare meno perché i controlli sono lunghi e selettivi.
Inutile, dicono i libertari un tanto al chilo, chi vuole far passare la droga trova il modo.
E va bene mettiamo pure sia così, anzi sarà senz’altro così, motivo in più per una reazione dura e esemplare da parte di chi ne ha la responsabilità. Per quattro mesi la droga lì non ci sarà, e quando riapriranno i proprietari staranno molto attenti, si inventeranno qualcosa per evitare che nel loro locale entri la droga.
La chiusura del Cocoricò sposta la droga? Può darsi, si tratta di seguirla e chiudere a ripetizione ovunque essa si trovi.
Rimarremo senza disco? Ce ne faremo una ragione, la vita e la salute dei nostri ragazzi vale il rischio.
A proposito di ragazzi. I soliti di cui sopra e gli stessi adolescenti o post adolescenti intervistata dai giornali lamentano che drogarsi è una scelta e si può dire di no!
Vero.
Anche rubare è una scelta e si può dire di no, anche uccidere è una scelta e si può dire di no, anche passare con il rosso è una scelta e si può dire di no. Idem per il parcheggio in doppia fila o l’evasione fiscale, o lo stupro.
A tutto ciò che è proibito o che fa male si può dire di no, ma ciononostante poichè l’uomo (figuriamoci i giovani) è un animale fragile e fallibile, sottoposto alle tentazioni e spesso incapace di resister loro, esistono leggi deterrenti e punitive affinchè non si commetta l’errore che può esserci fatale o che può danneggiare gli altri.
Per esempio dove non si deve andare veloci si mettono i dissuasori per costringere ad andare più piano; nei musei si mettono gli allarmi e i sistemi di sicurezza per evitare i furti o almeno ridurne la facilità di esecuzione. Nello stesso modo teniamo chiusa la porta di casa e non lasciamo le chiavi nella toppa.
Eppure chiunque commetta un delitto o una semplice infrazione potrebbe dire di no.
Ma non lo fa. O almeno una parte di persone non lo fa, per attitudine criminale, per necessità, per stoltezza, per leggerezza o per quello che volete.
Ecco perché hanno fatto bene a chiudere il Cocoricò, non risolverà il problema dello sballo fra i giovani, non eliminerà le pastiglie letali, ma è un primo passo, speriamo continuino a tappeto.
Ma siamo in Italia e quello che temiamo è che il caso della disco chiusa rimanga un unicum. Allora avrebbero ragione quelli che protestano, sarebbe inutile e ingiusto.
Inserito da achille il 04/08/2015 21:54:03
Alfano è proprio un ottuso e lo dimostra in tutte le occasioni. Invece di cacciare il Questore di Rimini dimostratosi inefficiente nel contrastare lo spaccio dilagante in Romagna,se la prende con le discoteche. E' proprio un ridicolo.
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