Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Genitori? No, grazie
La faccenda è spinosa. Qualche tempo fa una giovane donna innamorata di un cretino (eh sì, qui la cronaca non può cassare il giudizio in nome di una scombinata equità) tutto muscoli e palestra dall’ego ipertrofico al punto da indurre la sua fidanzata ad lasciarsi incidere sul volto l’iniziale del suo nome, quella giovane donna, dicevamo, squilibrata al punto da accettare con gioia e sottomissione (e poi si dice delle musulmane!) l’idiozia narcisistica e precriminale del fidanzato, si scopre incinta di lui.
I due decidono che questo deve essere il figlio della purezza, già ma c’è il problema non trascurabile (nella loro visione squilibrata) che la ragazza ha avuto in precedenza qualche amoretto che il narcisista palestrato (vero esempio del peggior maschilismo irrimediabile e idiota) non tollera.
Ovviamente anche lui ha avuto precedenti storie con altre ragazze, ma lui è maschio e va bene! Dunque bisogna che questo figlio nasca dopo la purificazione della madre. Pensate forse che a questo punto la ragazza abbia adottato, costumi castigati, un modello di vita integerrimo e magari penitenziale? Neanche per sogno nella loro mente squinternata la purificazione passava attraverso il sacrificio del povero ex al quale un giorno, dopo averlo convocato ad un appuntamento con una scusa, gettano in faccia dell’acido.
Si scoprirà in seguito che non era la prima volta che tentavano una cosa simile ai danni di un altro ex della ragazza.
I due finiscono in galera con una condanna in primo grado di 14 anni. Nessun pentimento, nessuna reale percezione e consapevolezza dell’orrore del gesto compiuto, forse qualche dichiarazione indotta dal loro avvocato per limitare i danni.
Nel frattempo la gravidanza prosegue e giunge a termine. I due hanno deciso di chiamare il figlio Achille, stessa iniziale del nome del padre incisa sul volto della madre.
Il bimbo nasce e la pm milanese che si occupa del caso decide di togliere immediatamente il figlio alla madre aprendo, come giusto visto che nella condanna inflitta ai due c’è anche la sospensione (sacrosanta) del diritto di patria podestà, iter che porterà il tribunale dei minori a decidere cosa fare di questo povero innocente concepito da due squinternati criminali e venuto al mondo sotto le peggiori stelle.
Apriti cielo! Mentre la maggioranza dell’opinione pubblica si dichiara favorevole al provvedimento, le solite anime belle si scatenano contro la pm stigmatizzando la crudeltà di togliere il piccolo alla madre fino dalle prime ore di vita, invocando il diritto del neonato di rimanere con la madre e averne l’affetto (ma quale e di che genere?).
Al solito gli psicologi messmediatici condannano la decisione. C’è chi dice che ormai il bambino nei nove mesi trascorsi nel ventre materno ha assimilato le caratteristiche della donna, chi invece la reputa una decisione crudele che punisce il bimbo(?).
I nonni da parte loro strepitano e chiedono l’affidamento del piccino.
Starà il tribunale decidere e noi ci auguriamo che decida nell’interesse assoluto di questa giovane vita che non ha colpe, non ha responsabilità e soprattutto avrebbe diritto ad una chance.
La legge prevede che qualora venisse dichiarato adottabile, andrebbe ad una famiglia, irrintracciabile fino al compimento del 25esimo anno di età del futuro giovanotto, che ne ignorerebbe le origini.
Nessun contatto con la famiglia di origine compresi nonni e affini.
Francamente non riusciamo a considerare crudele o semplicemente ingiusta una decisione del genere. Perché questa nuova vita concepita da due sciagurati dovrebbe essere vittima di perfide streghe che sulla sua culla depositano lo stigma di un futuro gravemente compromesso?
No, in questo caso l’affetto di una madre naturale non è comunque preferibile a quello di un’altra donna, che affetto e che tipo di educazione potrebbe dare al piccolo la madre naturale (lasciamo perdere il padre che lo educherebbe al proprio maschilismo demenziale)?
Lo sia dia ai nonni dicono i soliti buonisti in servizio permanente effettivo. La risposta che verrebbe istintivamente sarebbe: perché due famiglie che non hanno saputo educare i figli dovrebbero rappresentare una chance per il nipote?
La madre del giovanotto palestrato ha lasciato che il figlio facesse la bella vita senza doveri, senza responsabilità e con troppi soldi, i genitori della giovane donna evidentemente hanno perso di vista lo sviluppo emotivo, psicologico e morale della figlia.
Fare i genitori è un mestiere duro, nessuno ti insegna come fare e l’errore è dietro l’angolo pronto ad aggredirti ogni giorno, anzi ogni ora. Non vogliamo colpevolizzare i genitori dei due criminali, purtroppo spesso le famiglie sono impotenti di fronte alle sollecitazioni scombinate che vengono dall’esterno. Con questo però non si può non rilevare che le famiglie dei due sono comunque protagoniste di un devastante fallimento, vogliamo dargli un’altra possibilità di sbagliare sulla pelle del piccolo appena nato?
Questa la riflessione emotiva che ci viene dal cuore.
Ma mettiamola da parte e immaginiamo che il piccolo venga comunque dato in affido ai nonni, ammettiamo che essi sappiano, questa volta, educarlo e proteggerlo. Ma come lo proteggeranno dal legittimo desiderio della madre di vederlo in carcere? Come lo proteggeranno dallo squinternato padre che avrebbe diritto comunque a ricevere la visita del figlio? Pensate che i nonni terrebbero il bimbo lontano dai genitori, pure nei limiti dello stato detentivo dei due?
E poi quando, fra cinque o sei anni, la pena comincerà ad essere alleggerita e i due cominceranno ad usufruire dei benefici di legge con semilibertà e simili, questo bambino che cosa dovrà subire? Già perché non basta sospendere la patria podestà per tutelare il futuro del bambino se questi avrà comunque rapporti con i due sciagurati.
Diamo una possibilità a questo bimbo che non ha colpe. Sia dato ad una famiglia che lo ami in maniera sana, poi la vita, il destino, faranno il loro corso, quando avrà l’età per rintracciare i genitori naturali lo potrà fare o meno, quando sarà maturo gli racconteranno la sua storia e lui deciderà. Certo, soffrirà, ma almeno avrà avuto una possibilità!
E non chiamatelo Achille, chiamatelo Daniele, gettato nella fossa dei leoni forse potrà salvarsi.
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