Editoriale

Masturbazione con il crocefisso e maddalene infoiate sulla croce, questo il teatro che piace alla gente che piace

Una certa Liddel promette per settembre una piéce ad alto tasso di provocazione erotica alla faccia del rispetto per la Chiesa e i cristiani. Sicuramente sarà un successo, purtroppo

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

utti a indignarsi – ed in gran parte con ragione – per l’indecoroso spettacolo del funerale di un famiglia di zingari universalemnte noti per attività non sempre del tutto lecite e specchiate. Ci sarebbe da chiedersi dove stavano prima tutti coloro che avrebbero dovuto far sì che certe manifestazioni non avvenissero – a parte che un funerale non va mai negato a nessuno -, forse a cena con gli stessi, quando i loro voti servivano. Insomma sempre tutti pronti a stracciarsi le tuniche in nome della moralità, del rispetto e di tante altre sacrosante e giustissime cose.

Ora, mi piacerebbe vedere quanti “s’incazzeranno” per questo ennesimo insulto al buon gusto. Perché in nome di quell’oscenità che è il “politically correct” non si può usare la parola “zingaro” o “negro” o “finocchio” ma tutto è lecito se invece si dileggia la Tradizione Cristiana come avviene nel caso dell’opera teatrale “Prima lettera di San Paolo ai Corinzi” che andrà in scena a settembre al Teatro Olimpico.

Certo l’ideatrice e attrice Liddel ha ben saputo giocare le proprie carte dal punto di vista pubblicitario facendo sapere in anteprima che racconterà l'amore forsennato di alcune Maddalene penitenti che si stenderanno sulla croce di Cristo e con il sangue vero di un attore. Ma non basta, la Liddell stessa in persona racconterà come da ragazza fosse solita masturbarsi con un crocifisso (da Il Giornale del 25/8/2015).

Naturalmente questa sarebbe “arte”… questo sarebbe “teatro”… Fortunatamente Aristofane, Shakespeare e Pirandello sono passati a miglior vita. Chi oserà criticare lo spettacolo verrà, come al solito, tacciato di oscurantismo, fascismo, fondamentalismo cattolico, sessuofobia e quanto altro ormai è di prassi.

Il vero problema del nostro paese è la perdita del “buon gusto”; in questi casi non è l’essere più o meno “cattolici” perché è la morte e sepoltura del Rispetto e del senso della Bellezza ciò che è ormai costante, di là dalla confessione o pensiero di ciascuno, non è più una questione religiosa e neppure morale. Il Buon Gusto è morto. Stuprato e ucciso da migliaia di eventi, manifestazioni, spettacoli, abusi, costruzioni, spacciati per progresso e migliorie in base a una mai ben identificata “libertà”. Se un funerale rom ci sembra manchi di buon gusto – ricordiamo che le loro usanze sono e restano le loro usanze – non diversamente manca in mille altri casi. Assenza di buon gusto è il comportamento inqualificabile di un sindaco a Roma, assenza di buon gusto sono le boutade di un premier non eletto, assenza di buon gusto sono i “bunga bunga” messi in piazza, assenza di buon gusto è il “saltabeccare” continuo di certi parlamentari da un partito ad un altro, assenza di buon gusto sono i “profughi” ( da quali guerre? ) che rifiutano il cibo perché è marcato “Croce Rossa” ma hanno lo smartphone in tasca. Assenza di buon gusto è quella di una Chiesa che troppo spesso fa da eco alla Terza Carica dello Stato.

Inutile e ipocrita allora, prendersela con il pacchiani rubinetti dorati (placcati, non d’oro ) dei Casamonica se poi non si ha il coraggio di prendersela con una che dietro alla maschera dell’attrice guadagna da un pubblico morboso che vuole sentire come si “masturbava con un crocifisso”. Il Buon Gusto è defunto ma il coraggio ormai è in cenere.

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