I cappucci c'erano allora ed ora

Islam: il volto di una conversione

Passaparola, televisione, internet, sms. I genitori tacciono, cercano di placare, di alleviare, pregano nelle moschee, moschee che vengono investite da bombe lacrimogene lanciate dalle forze dell'ordine, ma è sempre per errore

di Marika Guerrini

Islam: il volto di una conversione

"...adolescenti incendiano i sobboghi di Parigi, comprese le loro stesse scuole. Hanno detto che sono extracomunitari, che sono islamici, l’età inizia dai dieci, undici anni. Due di loro sono morti per sfuggire alla polizia, erano di Clichy-sur-Bois. Spiegazione ufficiale a questa morte: tragico errore, slogan urlato dei ragazzi: siamo i ragazzi di Clichy in preda alla rabbia e all’odio, giustizia sarà fatta, almeno si parla di noi, cattivi ma famosi.

Passaparola, televisione, internet, sms. I genitori tacciono, cercano di placare, di alleviare, pregano nelle moschee, moschee che vengono investite da bombe lacrimogene lanciate dalle forze dell'ordine, ma è sempre per errore. Sono loro, gli extracomunitari, quelli giunti da lontano con il bagaglio della loro storia, quelli che hanno partorito  figli da noi allevati. Ragazzi, bambini, poco più, in realtà gli autori delle sommosse parigine sono francesi a tutti gli effetti, sono prodotti del decadimento morale d’occidente, della fine degli ideali, di quel pensiero che sa solo partorire materia, ravvisabile in ogni colore politico, sono prodotti delle umiliazioni, del dispregio, della superficialità". 

Parole riportate queste, parole estrapolate da un articolo del dicembre 2005, un nostro articolo, articolo a cui in passato si è già accennato, parole che ora, contravvenendo al principio di non citare se stessi, vogliamo ricordare per la loro  attualità malgrado gli anni trascorsi da allora, dieci, o quasi, ricordare a dimostrazione di quanto tutto si prepari lentamente, di quanto tutto si conosca a priori, si sappia.
Ma riprendiamo un altro passaggio: "... dietro i cappucci delle felpe tirate sugli occhi si nasconde paura, dietro la sfida degli sguardi si nasconde infanzia irriconosciuta, violata, la stessa che si nasconde nei giovani suicidi, nei parricidi di questo nostro mondo di civili bianchi d'occidente". 
I bambini di allora, gli adolescenti di allora sono i convertiti di ora, i convertiti all'Islam in questa nostra Europa. E non sono partiti ora, da poco, di recente, per abbracciare il Jihad, imbracciare il kalashnikov, imbottirsi di esplosivo o seminare bombe, non sono partiti ora per arruolarsi nel così detto Stato Islamico e fac-simile, no, la loro partenza nascosta, conosciuta a chi sa e vuole, la loro partenza silenziosa, ha preso ad attuarsi in sordina nel 2011, ad infoltire le fila dei ribelli nelle Primavere Arabe fino alla Siria, all'Iraq, oltre, partiti a formare da allora una consistente fetta di ciò che si sarebbe chiamato Stato Islamico, per poi approdare in Europa, anche, tornare a casa, forse, o fingere di tornare. 
E a loro altri bambini di allora, altri adolescenti di allora si sono uniti da molto, giovani al maschile e al femminile, giovani dal puro pedigree europeo, ad accompagnare la stessa ricerca, condividerla perché s'è fatta anche loro.
E i genitori degli ibridi figli d'occidente così come quelli dei figli dall'immacolato pedigree europeo, pregano in moschea o nelle chiese cristiane o restano a guardare in silenzio i propri figli armarsi, partire e tornare, o partire, armarsi e tornare, se il tornare si verifica,  altro non possono.
I cappucci c'erano allora ed ora, e dietro di essi, dietro la rabbia di allora e di ora, dietro l'odio, c'era, c'è, la ricerca di un'identità, questo innanzi tutto, e la ricerca di una spiritualità, c'era, c'è, forse, la stessa che  questo nostro mondo da tempo, sottilmente, ha negato agli uni e agli altri, che ha rinnegando. Alcuna differenza separa i bambini di allora  dai convertiti di ora, da questi giovani jihadisti alla ricerca di tutto quel che è stato tolto loro, alcuna differenza, solo lo scorrere del tempo misurato.
Eppure c'è stato un altro tempo, misurato anch'esso, in cui, a differenza, le europee conversioni all'Islam avevano altro significato, altro senso, basta volgersi al XIX secolo  per vedere un'ondata di intellettuali europei convertìrsi alla fede coranica in ragione del contatto coloniale con i popoli di quella fede, conversioni che avevano sapore d'incontro comunque, malgrado il colonialismo. E poi ancora, a seguire, nel XX secolo, la sua seconda metà, quando numerosi figli di quel '68 che abbiamo conosciuto, provocarono un'altra ondata di conversione in seguito ai viaggi in Asia Centrale e Afghanistan, ondata spesso caratterizzata dall'approdo nel misticismo sufico. Ma entrambi questi momenti storici appaiono ora ben più lontani di quanto le date possano sottolineare, di quanto sottolinei la scansione del tempo misurato. Altra era allora la ricerca, o forse no, forse riguardava la stessa spiritualità perduta, forse si era solo agli albori di qualcosa che si sarebbe palesato poi, ora, nei risultati di quella perdita, in tutto quel che si sta vivendo, che colpisce gli occhi, il cuore e l'anima. E colpisce ancor più per un elemento ora presente che prima non era  in gioco, non con l'attuale potenza: la strumentalizzazione. E' la strumentalizzazione da parte di chi sa e vuole a rendere cruenta la ricerca, a trasformarla in guerra. Che sia su fronte staniero o sull'uscio di casa, non ha alcuna importanza, la sostanza di certo è la stessa.  
La loro è una sincera protesta, una richiesta di punti di riferimento per attraversare il deserto della vita, per dirla con Tareq Oubrou, imam della moschea di Bordeaux, quella francese città di Bordeaux, ma non solo essa, che con le sue sessanta, settanta persone convertite ogni anno e da alcuni anni, ci dà la misura del fenomeno palesemente in crescita. 
Così, m"...adolescenti incendiano i sobboghi di Parigi, comprese le loro stesse scuole. Hanno detto che sono extracomunitari, che sono islamici, l’età inizia dai dieci, undici anni. Due di loro sono morti per sfuggire alla polizia, erano di Clichy-sur-Bois. Spiegazione ufficiale a questa morte: tragico errore, slogan urlato dei ragazzi: siamo i ragazzi di Clichy in preda alla rabbia e all’odio, giustizia sarà fatta, almeno si parla di noi, cattivi ma famosi.

Passaparola, televisione, internet, sms. I genitori tacciono, cercano di placare, di alleviare, pregano nelle moschee, moschee che vengono investite da bombe lacrimogene lanciate dalle forze dell'ordine, ma è sempre per errore. Sono loro, gli extracomunitari, quelli giunti da lontano con il bagaglio della loro storia, quelli che hanno partorito  figli da noi allevati. Ragazzi, bambini, poco più, in realtà gli autori delle sommosse parigine sono francesi a tutti gli effetti, sono prodotti del decadimento morale d’occidente, della fine degli ideali, di quel pensiero che sa solo partorire materia, ravvisabile in ogni colore politico, sono prodotti delle umiliazioni, del dispregio, della superficialità". 

Parole riportate queste, parole estrapolate da un articolo del dicembre 2005, un nostro articolo, articolo a cui in passato si è già accennato, parole che ora, contravvenendo al principio di non citare se stessi, vogliamo ricordare per la loro  attualità malgrado gli anni trascorsi da allora, dieci, o quasi, ricordare a dimostrazione di quanto tutto si prepari lentamente, di quanto tutto si conosca a priori, si sappia.
Ma riprendiamo un altro passaggio: "... dietro i cappucci delle felpe tirate sugli occhi si nasconde paura, dietro la sfida degli sguardi si nasconde infanzia irriconosciuta, violata, la stessa che si nasconde nei giovani suicidi, nei parricidi di questo nostro mondo di civili bianchi d'occidente". 
I bambini di allora, gli adolescenti di allora sono i convertiti di ora, i convertiti all'Islam in questa nostra Europa. E non sono partiti ora, da poco, di recente, per abbracciare il Jihad, imbracciare il kalashnikov, imbottirsi di esplosivo o seminare bombe, non sono partiti ora per arruolarsi nel così detto Stato Islamico e fac-simile, no, la loro partenza nascosta, conosciuta a chi sa e vuole, la loro partenza silenziosa, ha preso ad attuarsi in sordina nel 2011, ad infoltire le fila dei ribelli nelle Primavere Arabe fino alla Siria, all'Iraq, oltre, partiti a formare da allora una consistente fetta di ciò che si sarebbe chiamato Stato Islamico, per poi approdare in Europa, anche, tornare a casa, forse, o fingere di tornare. 
E a loro altri bambini di allora, altri adolescenti di allora si sono uniti da molto, giovani al maschile e al femminile, giovani dal puro pedigree europeo, ad accompagnare la stessa ricerca, condividerla perché s'è fatta anche loro.
E i genitori degli ibridi figli d'occidente così come quelli dei figli dall'immacolato pedigree europeo, pregano in moschea o nelle chiese cristiane o restano a guardare in silenzio i propri figli armarsi, partire e tornare, o partire, armarsi e tornare, se il tornare si verifica,  altro non possono.
I cappucci c'erano allora ed ora, e dietro di essi, dietro la rabbia di allora e di ora, dietro l'odio, c'era, c'è, la ricerca di un'identità, questo innanzi tutto, e la ricerca di una spiritualità, c'era, c'è, forse, la stessa che  questo nostro mondo da tempo, sottilmente, ha negato agli uni e agli altri, che ha rinnegando. Alcuna differenza separa i bambini di allora  dai convertiti di ora, da questi giovani jihadisti alla ricerca di tutto quel che è stato tolto loro, alcuna differenza, solo lo scorrere del tempo misurato.
Eppure c'è stato un altro tempo, misurato anch'esso, in cui, a differenza, le europee conversioni all'Islam avevano altro significato, altro senso, basta volgersi al XIX secolo  per vedere un'ondata di intellettuali europei convertìrsi alla fede coranica in ragione del contatto coloniale con i popoli di quella fede, conversioni che avevano sapore d'incontro comunque, malgrado il colonialismo. E poi ancora, a seguire, nel XX secolo, la sua seconda metà, quando numerosi figli di quel '68 che abbiamo conosciuto, provocarono un'altra ondata di conversione in seguito ai viaggi in Asia Centrale e Afghanistan, ondata spesso caratterizzata dall'approdo nel misticismo sufico. Ma entrambi questi momenti storici appaiono ora ben più lontani di quanto le date possano sottolineare, di quanto sottolinei la scansione del tempo misurato. Altra era allora la ricerca, o forse no, forse riguardava la stessa spiritualità perduta, forse si era solo agli albori di qualcosa che si sarebbe palesato poi, ora, nei risultati di quella perdita, in tutto quel che si sta vivendo, che colpisce gli occhi, il cuore e l'anima. E colpisce ancor più per un elemento ora presente che prima non era  in gioco, non con l'attuale potenza: la strumentalizzazione. E' la strumentalizzazione da parte di chi sa e vuole a rendere cruenta la ricerca, a trasformarla in guerra. Che sia su fronte staniero o sull'uscio di casa, non ha alcuna importanza, la sostanza di certo è la stessa.  
La loro è una sincera protesta, una richiesta di punti di riferimento per attraversare il deserto della vita, per dirla con Tareq Oubrou, imam della moschea di Bordeaux, quella francese città di Bordeaux, ma non solo essa, che con le sue sessanta, settanta persone convertite ogni anno e da alcuni anni, ci dà la misura del fenomeno palesemente in crescita. 
Così, mentre donne d'occidente, sull'onda delle conquiste della propria storia, ma aliene all'altrui, incitano le donne musulmane ad abbandonare il velo, come se la libertà fosse in un simbolo, giovani donne d'occidente, spesso poco più che adolescenti, lo scelgono, lo indossano per una fede riconosciuta, ritrovata, per un ideale rincorso, per un'identità perduta, o spesso, molto spesso per amore di un uomo lontano da una cultura che sta perdendo se stessa.

entre donne d'occidente, sull'onda delle conquiste della propria storia, ma aliene all'altrui, incitano le donne musulmane ad abbandonare il velo, come se la libertà fosse in un simbolo, giovani donne d'occidente, spesso poco più che adolescenti, lo scelgono, lo indossano per una fede riconosciuta, ritrovata, per un ideale rincorso, per un'identità perduta, o spesso, molto spesso per amore di un uomo lontano da una cultura che sta perdendo se stessa.

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