Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
span style="font-family:Georgia">Aylan. Un nome che ora corre sul Web, un corpicino abbandonato su una spiaggia che adesso sembra essere diventato l’emblema della cattiva coscienza dell’Europa.
In effetti, per certi aspetti è proprio così: ma non nel senso che si vorrebbe ancora una volga gabellare, con il perfetto sciacallaggio osceno che da sempre distingue la sinistra italiana e la nauseabonda schiera di paraninfi, ruffiani e lenoni che la circonda prostrando riverente le terga. Ovvero: ecco il risultato della non accoglienza, indiscriminata e a tutti i costi!
Se in Italia vi fosse un minimo di senso critico, di intelligenza non assopita e venduta al peggior offerente, si dovrebbe organizzare un bel rogo (puramente simbolico, sia chiaro!) di tanti giornali e testate che sono uscite amplificando questa storia che è davvero quanto di più straziante possa esserci : “Quando il Corriere, La Stampa, e Il Manifesto pubblicano la stessa foto in prima pagina , il lettore avvertito capisce che è in corso un’operazione. Non che la foto non sia straziante; deve esserlo. Il Manifesto quasi ha scoperto il gioco col suo titolo rivoltante, cinico : ‘Niente Asilo’(…)Perché quello è il motivo della foto, dell’operazione: : stroncare ogni obiezione politica e razionale sulla ‘accoglienza senza limiti’, ogni ragionamento sul perché e sul come. E mobilitare il sentimentalismo della massa che vive nell’irrealtà (quella che su Facebook si scambia immagini di gattini), orripilarla, farla reagire di fronte a questa intrusione della realtà: “Bisogna fare qualcosa! Subito! Accoglierli!”.[1]
Così scriveva con lama di rasoio Maurizio Blondet il 3 settembre scorso; e verrebbe da aggiungere (certo, a pensar male si fa peccato, ma ….): è un caso che questa nuova sagra dell’orrore mediatico venga fuori proprio a breve distanza da un altro orrore a cui però le solite pitonesse del politically correct hanno dato assai meno rilievo, la terribile strage di Palagonia nel Catanese; vittime due pensionati, Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez. Del resto, il colpevole in questo caso sembra proprio essere un immigrato, un ivoriano di 18 anni, probabilmente con complici (ora pare italiani …) Un rifugiato politico, vittima di un regime nefando? Un povero infelice che scappava da una vita di disperazione e miseria?
Non esattamente. La Costa d’Avorio, infatti, è un paese che ha naturalmente vari problemi comuni all’area geografica in cui si trova, ma molto meno drammatici rispetto ad altri. E del resto, il diciottenne fermato non era affatto un rifugiato politico, ed il suo diritto ad essere dove si trovava – il Cara di Mineo – è quantomeno discutibile. E certo non è il solo, a Mineo - che sta diventando ormai una vera e propria terra d i nessuno tra la disperazione ignorata degli “indigeni” - o altrove.
Se infatti si potesse fare un controllo adeguato, senza che le solite prefiche comincino a ululare evocando gli spettri dei lager (chissà perché mai dei Gulag, poi) forse si scoprirebbe che tanta gente non è quello che dichiara di essere, o che comunque una volta giunta da noi non si comporta esattamente come fa un richiedente asilo, ma come un teppista arrogante. Vogliamo dire un invasore?
E’ stato già detto - benissimo – anche da Simonetta Bartolini su queste colonne che certo sarebbe folle negare il problema - e in molti casi il dramma – dell’immigrazione, ma è altrettanto folle negare che l’Europa, dopo avere contribuito a creare il problema destabilizzando l’area Medio- Orientale, lo ha ingigantito in modo esponenziale, senza poi sapere minimamente come gestirlo. Basterebbe una piccola considerazione: quanti profughi siriani c’erano in giro prima che iniziasse la folle, assurda “caccia” al presidente Assad, il cui unico risultato è stato il rafforzamento dell’Isis? E come dimenticare, sempre per esempio, la soluzione ben più rapida dell’invasione del Kuwait ? Il due agosto 1990 Saddam Hussein iniziava l’invasione del Kuwait, a metà Gennaio del 1991 le forze della coalizione dell’Onu guidata dagli Stati Uniti comiciavano la guerra del Golfo. A fine febbraio il Kuwait veniva liberato: otto mesi dopo.
Sin troppo ovvie le cause di questa “disparità di trattamento”: Stati Uniti, Europa, Turchia sono tutti corresponsabili di quanto sta accadendo in Siria e nell’Africa del Nord. E la cattiva coscienza dell’ Occidente lancia il nuovo ukase del politicamente corretto, “accoglienza a chiunque e ad ogni costo” con Frau Angela che riceve i profughi siriani ( il cui livello sociale e culturale è, guarda caso, di norma assai più alto di quello di altri “migranti”) sulle note dell’Inno alla Gioia . E dimenticando che se quella povera creatura di Aylan potesse parlare, più che della mancata accoglienza ci rimprovererebbe se mai di avere devastato il suo paese, un tempo fiorente, con la guerra: di avere negato la possibilità a lui, alla sua famiglia e a tanti come lui il sacrosanto diritto di crescere e vivere nella propria Patria.
E intanto, papa Francesco continua con le sue untuose e demagogiche prediche sull’accoglienza, facendo passare in secondo ordine le migliaia di cristiani, tra cui moltissimi bambini, che ancora oggi cadono vittima di una spietata mattanza, sulle cui cause reali e profonde – e sulle cui responsabilità – non sarebbe male soffermarsi: e dimenticando le parole assai più sagge di Benedetto XVI, il quale, dopo aver ricordato che ogni stato ha il diritto di regolare i flussi migratori e di attuare politiche dettate dalle esigenze generali del bene comune, sempre ovviamente assicurando il rispetto della dignità di ogni persona umana, sottolineava con forza “ il diritto a non emigrare, a essere cioè in condizione di rimanere nella propria terra”.[2] Non tutti però perseguono il sentiero suadente ma insidioso della demagogia: è di queste ultime ore la notizia che Il cardinale ungherese Peter Erdoe, arcivescovo di Esztergom, ha risposto negativamente all'invito di Bergoglio, rivolto a tutte le parrocchie, di ospitare una famiglia di profughi. Ha infatti dichiarato ai giornalisti che la chiesa cattolica ungherese "non può accogliere i migranti per dare loro assistenza, in quanto questo comportamento potrebbe essere qualificato come illegale, come un traffico di esseri umani". Una risposta chiara e coraggiosa.
Aylan e i coniugi Solano diventano così simboli da un lato, di una spettacolarizzazione e uno sfruttamento di una tragedia straziante, e dall’altro invece di un “sottotono” imbarazzato e quasi infastidito difronte a un dramma di natura completamente diversa ma non certo per questo meno doloroso: da un lato la brutale negazione del diritto di vivere a una creatura che si era appena affacciata all’esistenza, dall’altro l’atroce soppressione di chi, dopo una vita di lavoro, si apprestava a godere il frutto meritatissimo di una vecchiaia serena tra l’affetto dei familiari e la stima generale: si trattava tra l’altro di persone molto generose, che non mancavano mai di dare un piccolo aiuto agli immigrati che glielo chiedevano.
E non solo: da un lato la spettacolarizzazione, dall’altro il grido disperato della figlia Rosita Solano che chiedeva giustizia a quelle stesse autorità politiche nelle quali giustamente, ella vede i vede i responsabili, almeno in parte, della morte dei suoi genitori. Alla fine – non si sa con quale faccia – il ministro dell’interno Alfano si è degnato di telefonarle. Silenzio questa volta invece da parte di un telefonista “inveterato”: forse Papa Bergoglio era al telefono con qualche Imam ….
Sia questo bambino – e tanti altri, purtroppo – che questa coppia di anziani, come tante altre persone del nostro paese, sono vittime innocenti di un qualcosa che è immensamente più grande di noi, e di cui non si riesce – o meglio non si vuole – scorgere le radici malefiche. Una partita la cui posta è, probabilmente, più di duemila anni della nostra civiltà, che di sicuro non sarà perfetta, soprattutto in questi ultimi decenni. Ma quello che si sta preparando è sicuramente tale da farla rimpiangere amaramente. E in ogni caso, è nostro dovere difenderla, sino in fondo.
Inserito da Angelo Ciccarella il 07/09/2015 18:48:25
Egregio Signor Del Nero, sottoscrivo ogni virgola e punto del suo scrivere e pensare. Noi italiani/italioti siamo invasi prima che dai clandestini (ma si può ancora definirli così? La signora Boldrini si arrabbierebbe?) dall'ideologia, in primis quella sinistroide. Umanitarismo d'accatto, privo di ogni serietà di analisi. Poi, ci si mette anche il papa progressista e allora i giochi son fatti. Quando l'Italia tornerà ad essere terra di valori, con una sua identità e onore? Quando?
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