Editoriale

Sulla Destra Galli della Loggia sbaglia

In un lungo editoriale sul Corsera di oggi un'analisi che banalizza la storia

Vincenzo Pacifici

di Vincenzo Pacifici

Professore ordinario di Storia Contemporanea Roma La Sapiena

l lungo editoriale dedicato da Galli della Loggia alla Destra potrebbe delineare, contro la volontà dell’autore, una linea di condotta, non scoperta e non inventata.

   Nota in avvio – osservazione non inedita - l’effetto di “droga” avuto da Berlusconi con il suo ventennio sulla Destra, dapprima “euforizzata con successi insperati, le ha credere di essere sulla cresta dell’onda […], per poi lasciarla stremata e a pezzi come appare oggi”, condizionandone probabilmente ogni minima e timida ipotesi di riorganizzazione e di rilancio. Passa poi a sostenere, con una visione parziale e soprattutto monocorde e scolastica, che il problema della Destra esiste precedentemente all’avvento del Cesare di Arcore, “solo che è rimasto nascosto finora dall’assoluta egemonia della Democrazia cristiana”. Si tratta di un problema, ormai maturo per essere studiato e sviscerato, dal momento che la Destra è stata demonizzata per decenni non solo dagli avversari naturali della sinistra ma anche, ed in maniera spesso subdola, dal partito dello Scudo crociato, interessato a neutralizzare, calunniandolo ed infangandolo, l’unico raggruppamento in grado di contestare la deriva di anno in anno più avvertita verso i socialcomunisti.

   Non è senza fondamento che la Destra nella fase di sudditanza a Berlusconi abbia perduto smalto e non si sia curata di porre nei programmi governativi idee e propositi connaturati alle proprie tradizioni e al proprio elettorato, commettendo infine l’autentico suicidio politico dell’assorbimento nel PDL.

   Galli individua (o meglio) riscopre i tratti somatici della Destra, che non rifiuta  alcuni passaggi liberali ma che guarda alle idee nazionali, costruite anche sull’”anticonformismo culturale” e sulle “posizioni di minoranza” . L’editorialista sottolinea che gli uomini e le donne di destra si mostrano “attenti alla tradizione, cauti a disfarsene sempre e comunque secondo quanto invece comandano i tempi”. Non scopre nulla e non confeziona una ricetta originale nel momento in cui avverte che “una vera politica conservatrice non può che essere soprattutto una cultura orientata  allo Stato: allo Stato come garante da un lato dell’interesse generale (che alla fine è sempre l’interesse dei più deboli), e dall’altro dell’obbligo dell’adempimento da parte di tutti dei doveri verso questo interesse”.

   L’interesse generale significa “prendersi cura della macchina dello Stato, delle sue articolazioni al centro e specialmente alla periferia, mantenendone la carica di controllo sul territorio”.

   La somma di questi indirizzi operativi “corrisponde a quella cosa che si chiama autorità e sovranità dello Stato”, “idea che, sentendo l’aria che tira in Europa, è stata forse messa da parte un po’ troppo affrettatamente”.

   Mentre gli elettori di Destra si augurano un capovolgimento dell’attuale situazione, un ravvedimento ed un ritorno rapido ed unanime ai punti basilari e tipici con il definitivo e deciso abbandono delle nostalgie berlusconiane, Galli, non senza motivi e prove, considera ,“rebus sic stantibus”, la Destra avviata a diventare “politicamente il proprio fantasma”.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 17/09/2015 14:25:12

    La Destra " per non diventare il proprio fantasma" deve svegliarsi dal lungo sonno. Forse sarebbe meglio parla e di un'area di centrodestra ma ribadendo i valori e i programmi di quest'area, non inseguendo devolution e roba simile. Le modifiche costituzionali proposte nel 2005 dal cosiddetto comitato dei saggi" hanno fatto rivoltare nella tomba i padri nobili degli intellettuali di destra, da Pareto a Gaetano Mosca a Prezzolini, Sergio Cotta e tanto altri ancora.

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