Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Papa Joseph Ratzinger
Esattamente un anno fa, dalle pagine della nostra rivista, scrivemmo in merito a Papa Joseph Ratzinger e della sua visita all’Università di Ratisbona in Germania avvenuta nel settembre del 2006, ove in passato ebbe già ad insegnare.
L’allora Benedetto XVI, regalò a tutti gli studenti e professori un’indimenticabile lezione che risuonò potentemente nella mente di molti.
Parlò dell’attitudine naturale di tutte le religioni alla giustizia e alla pace, la cui concretizzazione deriva dall’esatta giuntura tra fede e ragione, uno dei suoi grandi principi teologici.
Oggi, siamo nuovamente qui ad innalzare quella lectio magistralis, più che mai legata al momento che stiamo vivendo.
Il Pontefice quel 13 settembre 2006 spiegò che, nel momento in cui manca il dialogo, avanzano minacciose le disfunzioni della ragione che inevitabilmente poi cadono nell’estremismo più accesso e distruttivo.
Perciò, di fronte all'avanzamento dell'incoerenza camuffata da fondamentalismo, occorre lanciare una sfida decisa al mondo musulmano quale monito di condanna verso la violenza come fine per imporre la fede senza.
Papa Ratzinger toccò, in maniera spietata ma precisa, un dolentissimo punto.
Il giorno dopo, l’Occidente tutto, che afferma di essere la massima espressione di tolleranza e libertà di pensiero e parola, si scagliò con veemenza insensata contro Benedetto XVI, diffamandolo di fanatismo religioso e di essersi dimostrato un grande provocatore di masse, quando invece ebbe a rivolgere un esteso invito al dialogo e alla ragione, per il mantenimento della pace, il bene più prezioso al mondo.
Da parte del mondo musulmano ci furono, come risposta alle lezioni di Ratzinger, delle dure condanne verso il Papa e nuove promesse di violenza.
Oggi sia l’uno sia l’altra religione, hanno finito col dare la ragione all’allora Pontefice.
Musulmani e Cristiani, al momento, sono affetti da disfunzioni gravissime, difficili da curare.
La replica più importante venne proprio dall’islam, quando un folto gruppo di leader e intellettuali musulmani firmò una missiva nella quale raccoglieva il guanto di sfida di Benedetto.
Tutto si mosse dal Regno di Giordania, per poi estendersi velocemente in quasi tutto il Medio Oriente.
Nella lettera, fu segnalato il totale disaccordo con il Pontefice, ma allo stesso tempo venivano condannati tutti quelli che pretendono, grazie alla violenza, di sottomettere altri esseri umani.
Non sbagliamo quindi ad affermare che le parole di Ratzinger e la missiva ebbero ad avviare un primo, vero, grande tentativo di dialogo tra cristiani e musulmani, che mai si era visto prima.
Forse il grido più elevato tra quelli che sono stati ascoltati sino ad ora.
L’importantissima lezione in quel di Ratisbona ebbe vari altri effetti oltre a quanto sopra descritto, il più importante quello di voler fare della libertà religiosa una delle pietre angolari del Diritto e delle relazioni internazionali.
“ Purtroppo, né negli Stati Uniti né nell’Unione Europea hanno voluto ascoltare la lezione di Ratisbona o la proposta della Chiesa, e men che meno le eccellenti ragioni articolate da accademici e diplomatici di varie latitudini. Quando le religioni li incrociano sul loro cammino, il che accade continuamente, perdono il senso della realtà accecati dalla propria arroganza. I tentativi di farli tornare alla ragione sono interpretati come una violazione del loro laicismo radicale. È un peccato. L’occidente laicista – politici, intellettuali e mezzi di comunicazione – ha disdegnato la proposta e, senza volere, si è reso complice per omissione del fondamentalismo che ha manipolato l’islam fino a creare un’ideologia di sterminio”. (Celso Vassalini)
“La sua mancanza di comprensione è tale che ha tentato di mantenere il silenzio di fronte al sacrificio dei cristiani e di altre minoranze in Medio Oriente, ma la dura realtà si è imposta. È ora che comprenda che solo azioni multilaterali basate su una strategia che faccia della libertà religiosa e del dialogo interreligioso le proprie pietre angolari potrà raggiungere pace, giustizia e stabilità in Medio Oriente. Di fronte all’evidenza, sarà disposto a comprendere la lezione impartita dal vecchio professore? La risposta dipende dalla portata della sua superbia. Ratzinger aveva ragione al di là della lezione di Ratisbona. Nelle prime righe del suo libro “Introduzione al Cristianesimo”, ci ricorda la parabola di Kierkegaard sul clown e sul villaggio in fiamme. Un circo si è fermato alla periferia di un villaggio, e all’improvviso viene avvolto dalle fiamme. Il padrone ordina a un clown, che aveva già indossato il costume di scena, di avvisare dell’imminente pericolo. Gli abitanti, anziché ascoltarlo, ridono di lui rendendone vani gli sforzi. Quando riescono a reagire è troppo tardi. Il villaggio è stato consumato dalle fiamme. In Medio Oriente è più di una semplice parabola.
Ad ogni modo, Ratzinger era ben lungi dall’esortare allo scoraggiamento. La sua teologia e il magistero pontificio sono stati un canto di speranza di acuta intelligenza. Il suo appello è al realismo nella speranza. La situazione attuale di chi evangelizza nella cultura dell’indifferenza, in realtà, ha poco di nuovo. Come Chiesa, non condividiamo la nostra sorte con il clown, ma con i santi e i profeti che hanno calcato la terra. Lo dice Geremia: “La parola del Signore è diventata per me motivo di obbrobrio e di scherno ogni giorno. Mi dicevo: ‘Non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome!’. Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa. Mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo”. Sono convinto che questo sia il fuoco che Gesù ha portato nel mondo e che voleva tanto veder ardere. La lezione di Ratisbona si è trasformata in un’evocazione. Il regno di Dio è simile a un seme che, una volta deposto nella terra, cresce giorno e notte anche se il lavoratore non se ne rende conto, fino a dare un frutto abbondante. Lo ha detto Gesù. Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la Politica Estera Ue, sarà sensibile alla memorabile lezione di Ratisbona...” (Celso Vassalini)
Papa Benedetto XVI sarebbe stato un grande Papa, se fosse stato più giovane e avesse avuto più tempo. Dispiace che attualmente ci sia un Papa, certe volte, molto più arrendevole, consumato, portato alla botta sulla spalla e a far ridere invece che raccogliere i gridi di dolore che provengono dai Vescovi e prelati della Mesopotamia.
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