Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Per una volta – mi perdonino i miei padri spirituali politici – proclamo, alto e forte, “viva Calderoli”! Con la presentazione degli oltre 85 milioni di emendamenti alle misure che intendono “riformare” (!!) quella che un tempo remoto era chiamata la “Camera alta”, giustamente definite da Sallusti “banditellum” e da Ainis fatte oggetto di rilievi non proprio marginali, il senatore lombardo, con buona pace della seriosa e sempre irritante Finocchiaro, ha sconfessato nella maniera più aperta ed irridente una discussione ed un provvedimento finiti in farsa.
Nella vicenda – ove se ne fosse sentito il bisogno – la sinistra dem ha fornito la prova definitiva della propria inconsistenza e della propria insipienza. Gli esponenti, sedicenti “duri e puri”, da sempre autodefinitisi garanti integerrimi della libertà e della democrazia, si sono dimostrati per l’attaccamento alle poltrone materialmente e moralmente inferiori ai tanti vituperati ex-democristiani, ex – socialisti e – ahimè – ex – missini, allineatisi sotto le insegne di un nobile e prode campione come Denis Verdini, il cui distacco da Berlusconi sa – a voler pensare male - tanto di scissione pilotata.
Ma solleviamoci in “più spirabil aere”, riflettendo su due articoli, entrambi apparsi sul “Corriere della Sera”, solo apparentemente di politica estera, utilizzabili ed estensibili alla realtà nazionale, troppo di frequente affetta da conformismo ripetitivo e da provincialismo acritico.
Nel primo il ministro degli Esteri polacco Grzegorz Schetyna formula sul problema dell’immigrazione proposte significative, ricche di senso e di logica non irregimentati, da sostenere ed mettere in pratica, come “l’azione volta alla stabilizzazione dei Paesi dai quali i profughi fuggono”, una più netta e precisa distinzione tra rifugiati politici e migranti economici ed interventi impostati tra le nazioni dell’UE “in termini di solidarietà e comunione piuttosto che in termini di ripartizione di quote”, fonte di interminabili discussioni e di inestinguibili gelosie.
Nel secondo del corrispondente da Parigini del quotidiano meneghino si pongono in rilevo le singolari quante incontestabili assonanze tra alcuni intellettuali anticonformisti e la Le Pen. Sono fautori i primi al pari dell’esponente della destra di una linea “sovranista”, tale da riportare “a una Francia capace di stampare moneta, condurre la politica economica, dare lavoro ai disoccupati”.
E’ assai difficile che in Italia si possano affermare tesi come quelle del ministro polacco o degli studiosi d’Oltralpe sia perché il politico ufficialmente più vicino alla Le Pen, non è davvero in grado di muoversi con misura e nel rispetto delle forme sia perché il Paese preferisce perdersi, ammirato ed estasiato, infantite ed abbacinato, di fronte ad episodi di elementare rispetto dei doveri professionali, come quello compiuto da Ignazio Marino, in veste di medico, su un volo di linea verso gli Stati Uniti.
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