Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Il melodramma dell'esistenza, Salvator Dalì
Recentemente il grande fisico e cosmologo britannico Stephen Hawking ha detto in un’intervista ad ABC, quotidiano spagnolo: “ La sopravvivenza della razza umana dipende dalla sua capacità di trovare nuovi luoghi abitativi nell'universo, altrimenti il rischio della sovrappopolazione distruggerà la terra”.
Parole semplici ma spaventose e durissime allo stesso tempo.
È evidente che il pianeta ha una capacità limitata di risorse (cibo, energia) e non è assolutamente accertato che il progresso tecnologico produrrà nel giro di pochi anni una soluzione al problema. L'economista Kenneth Boulding ha coniato il termine “Spaceship Earth” per spiegare lo spazio così ristretto, come un recinto, in cui è obbligata a vivere la specie umana.
E’ un tema alla portata di tutti, perché espone sia il problema che la soluzione. L'universo è una fonte inesauribile di energia, metalli e minerali, come hanno sempre dichiarato astrofisici e esperti di cosmologia; ed è terrificante la cosa, in quanto pone la ricerca di una destinazione lontanissima e finale.
Insomma l’umanità è nata sulla terra, ma non è destinata a morire in essa.
Un gruppo di fisici, astrofisici e scrittori ha ipotizzato, a partire dalla metà degli anni Sessanta, l'idea dell'universo come uno spazio che può essere colonizzato e sfruttato.
Carl Sagan, Fred Hoyle, Freeman Dyson e Arthur C. Clarke hanno applicato la loro fertile immaginazione (The Sentinel, matrice di 2001 Odissea nellospazio, è nato da uno di quei brainstorming) per la progettazione di una economia interplanetaria in cui è possibile generare atmosfera, con planetoidi che utilizzano o che sfruttano le risorse del sistema solare.
La tecnologia ci renderà dei predatori spaziali?
Hawking oggi, come prima Sagan o Clarke, ipotizzano un futuro in luoghi molto distanti dalla terra, ma per loro ineluttabile e spietato.
Tuttavia, lo sfruttamento a breve termine dello spazio immediato è irraggiungibile dall'economia globale.
Da questi ragionamenti se ne deduce un conflitto di conversione di terreno su Marte, cercatori di metalli contro colonie agricole e una lotta tra pannelli solari contro l’estrazione di gas nel pianeta Mercurio; cioè un nuovo modo di accumulazione di capitale e redditività.
Fantascienza? Per il grande fisico Hawking non si direbbe.
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