Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
’evasione fiscale come causa dei problemi di bilancio e di mancanza di fondi dell’Italia. È questa la balla che i portatori d’interesse del peggiore statalismo e gli alfieri dell’ideologia “che bello pagare le tasse” (anche se poi lo Stato restituisce poco e male) hanno ripreso a strombazzare dopo la proposta del governo di alzare l’uso del contante. Un inganno che ha un doppio effetto: a) distogliere l’attenzione del contribuente dalla spesa pubblica e dalla pressione fiscale; b) alimentare l’invidia sociale tra gli stessi cittadini. Diciamola subito: l’evasione è una piaga italiana (ma non solo) che va combattuta. Le leggi vanno rispettate e il dovuto si paga. La questione allora è un’altra. Al contrario di quanto sostiene la propaganda fiscaiola, l’evasione non è il problema dei problemi, ma uno dei problemi. Non solo. Spesso è l’effetto più che la causa dei nostri mali.
Alcune considerazioni in ordine sparso.
- I Padoa Schioppa boys, dicevamo, sostengono che paghiamo troppe tasse perché in troppi non le pagano. Falso. Paghiamo troppe tasse perché abbiamo una spesa pubblica che supera il 50% della ricchezza prodotta nel Paese. E poi non la buttiamo solo sull’etica: il motore dell’evasione non è la malvagità degli uomini, ma la sua convenienza. Mettetevi nei panni di un contribuente che si ritrova con un’aliquota di imposta sul reddito del 50%. Se paga, su un reddito di 100 euro gli rimangono 50; se evade (o elude) gli rimane tutto il gruzzolo. Secondo voi per incassare altre 50 euro, si adopererà per produrre altro reddito di 100 o s’ingegnerà per evadere e tenere tutta la somma? In realtà, il migliore modo per combattere l’evasione è fare in modo che non convenga. Detta altrimenti, bisogna far pagare meno tasse. Con aliquote più basse, infatti, l’evasione sarebbe scoraggiata e lo Stato, contrariamente a quanto sostenuto da certa vulgata, introiterebbe di più. Einaudi scriveva: “Ben può accadere che il mezzo migliore per accrescere il gettito dell’erario sia quello di ridurre le aliquote.” Un esempio? Quando Ronald Reagan divenne presidente, l’aliquota massima passò dal 70% al 28% col risultato che in dieci anni il gettito raddoppiò. L’abbassamento delle aliquote genera dunque due effetti: quello “onestà” perché si pagano le tasse e quello “reddito” perché l’economia tira di più.
- Quando si parla di evasione spesso si strillano numeri altisonanti. Un esempio. Dal 2000 al 2012 sono stati accertati 807, 7 miliardi di evasione fiscale. Cifra che fa impressione! Ma poi si scopre che il diavolo non è poi così cattivo come lo si dipinge. Se dalla somma iniziale togliamo 69,1 effettivamente pagati, 193,1 miliardi riconosciuti come non dovuti (in altre parole lo Stato esattore ha contestato tali somme, ma il cittadino ha dimostrato a spese proprie di non doverle), 20,8 miliardi ancora contestati, 107 dovuti da soggetti che sono falliti (e quindi finiti davanti ai giudici fallimentari) e 19 miliardi rateizzati (quindi riconosciuti e in corso di pagamento) arriviamo a 398, 7 miliardi in dodici anni. Una somma non da poco. Ma ricordate da dove eravamo partiti? Dagli strombazzati 807,7 miliardi che, beffa finale, non saranno recuperati, come ammesso dallo stesso Direttore dell’Agenzia delle Entrate Orlandi al momento del suo insediamento.
- L’evasione non è un fenomeno tipicamente italiano. Esiste, pur con percentuali minori, anche in altri paesi tradizionalmente rispettosi delle leggi come Svezia, USA e Inghilterra. Solo che in questi paesi non si fa propaganda. Prendiamo la Germania, dove l’uso del contante è illimitato. I tedeschi sono realisti perché mettono in conto che quanto evaso verrà rimesso nel circuito (l’artigiano con il nero compra un bene e paga l’iva) e al tempo stesso inflessibili con gli evasori. Noi il contrario: abbaiamo, proibendo tutto, ma non mordiamo, punendo raramente e marginalmente.
- Per noi italiani gli evasori sono sempre gli altri. Ce la prendiamo con i piccoli e grandi imprenditori, ma spesso i furbetti siamo noi. Basta pensare alle ripetizioni scolastiche che coinvolgono precari, laureati disoccupati, docenti e studenti. Secondo il Codacons il giro d’affari si aggirerebbe sui 850 milioni di euro. I cattivi evasori, però sono sempre gli altri. C’è poi il caso degli abusivi da strada. Quasi sempre i moralisti dell’evasione s’indignano contro imprenditori, artigiani e autonomi. E nemmeno a torto, va detto. Però contro gli abusivi mai. Comprare un ombrello, una borsa taroccata da un abusivo o regalare una rosa alla fidanzata da un fioraio senza permessi non suscita indignazione. Anzi, è considerata azione buona e giusta in nome della solidarietà. Eppure, secondo Anva Confesercenti 50mila ambulanti irregolari, in gran parte gestiti dalla criminalità organizzata, alimentano un giro d'affari di 5 miliardi di euro. Mica bruscolini.
Riepilogando: L’evasione va combattuta per ragioni di certezza del diritto e di uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge. Ma basta con gli slogan tipo “ Se tutti pagano le tasse, le tasse ripagano tutti”. La verità è che per pagare meno è necessario mettere lo Stato a dieta. Affamare la bestia, come diceva Reagan. Due secoli fa, Adam Smith sosteneva: “In quei governi corrotti dove esiste almeno un sospetto generale di molte spese non necessarie e di gravi errori nell’impiego della spesa pubblica entrata, le leggi ad essa relative sono poco rispettate.” A buon intenditore poche parole…
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