Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La copertina del libro
La narrativa italiana dell’ultimo periodo non si è certo distinta per originalità e coraggio intellettuale. Chiusa nella trattazione di tematiche minimaliste, nelle sue pagine è, il più delle volte, assente l’effettivo riferimento alla realtà. Non è questo il caso dei libri di Pierfrancesco Prosperi, autore assai prolifico e altrettanto premiato, che si è dedicato sia alla fantascienza che a racconti di impianto ucronico. Questo particolare filone della sua creatività è nato di fronte all’irrompere, certamente non improvviso, sulla scena internazionale dell’integralismo islamico e della sua forza espansiva. Le analisi e le risposte di Prosperi, rispetto a tale fenomeno, sono chiare e coraggiose. Una sorta di schiaffo in faccia al buonismo trionfante e, soprattutto, all’islamicamente corretto, variabile interna del pensiero Unico, che si è articolato in una triologia edita da Bietti.
Nel 2007 fece la sua comparsa nelle librerie il romanzo La Moschea di San Marco, ambientato nel 2015, anno in cui, secondo la narrazione, il Partito islamico della Verità, attraverso brogli, condizionamenti mediatici e mezzi illeciti, scoperti ed individuati dal commissario Visconti, conquistò il potere in Italia con la complice resa della Chiesa di Roma. Questo coraggioso funzionario di polizia sarà il vero protagonista, lo si vedrà, dei tre volumi. La storia prosegue con il secondo romanzo della serie, La Casa dell’Islam, pubblicato nel 2009 ed ambientato nel 2020. Il cuore della narrazione va individuato nell’attentato suicida, messo in atto da una donna, nei confronti del candidato del partito islamico alla presidenza del consiglio. L’atto terroristico è ripreso volutamente in diretta Tv e, naturalmente, suscita grande emozione. La Vigilanza Islamica, sorta di polizia politica e morale che controlla rigidamente costumi e abitudini degli italiani ne approfitta, tentando di convertire forzatamente i nostri connazionali. Tra essi mostrano maggiore capacità di resistenza gli appartenenti ai ceti popolari, maggiormente legati ai valori tradizionali europei, mentre la borghesia è del tutto arrendevole ai voleri dei nuovi padroni. La situazione precipita e, dopo una rivolta sanguinosa, le regioni del Nord-Est mettono in atto la secessione dalla Repubblica Islamica.
Ed eccoci giunti all’ultimo volume della serie, La terza Moschea (per ordini:02/29528929; euro 16,00), da poco nelle librerie. Siamo nel 2025. Il commissario Visconti, liberato dalle prigioni della Repubblica Araba Italiana (RAI), dove era stato recluso in quanto ritenuto complice dell’attentato di cui si è detto, attraverso uno scambio di prigionieri, passa il confine della Repubblica Federale del Nord-Est, sul quale vigilano inviolabili confini elettronici, e viene inserito nell’organigramma dei servizi segreti dello Stato secessionista. La Repubblica Federale sta vivendo una condizione politica non dissimile da quella patita dalla parte meridionale d’Italia, in quanto, a causa del fabbisogno energetico, è di fatto posta sotto tutela dalla Cina. Roma, secondo i piani messi a punto dai gruppi più estremisti della RAI, avrebbe dovuto subire due attentati, al fine di far crescere esponenzialmente la tensione e le divisioni capaci di consolidare il dominio mussulmano e di consentirgli di mettere fine all’esistenza dello Stato autonomo nel Nord-Est. L’abilità investigativa di Visconti riesce ad impedire, all’ultimo momento, che le acque della capitale vengano inquinate ed avvelenate, mentre nessun aereo si abbatterà sulla grande Moschea romana, come progettato, in quanto il leader della Repubblica Araba Italiana prende le distanze dai gruppi integralisti che vorrebbero realizzarlo. Le vessazioni subite dagli italiani, l’islamizzazione imposta dall’alto, riescono finalmente ad innescare una positiva reazione nel nostro popolo che porterà alla fine della spietata RAI e alla stessa divisione del paese, tornato a se stesso.
La narrazione, avvincente sotto il profilo contenutistico, è addirittura pressante, dal punto di vista dello stile, in quanto lo sviluppo del racconto si articola in brevi capitoli, logicamente e organicamente connessi gli uni agli altri, che rendono la lettura fluida e gradevole. Il lettore è così posto da Prosperi, in modo immediato, di fronte ad un problema del tutto sottaciuto dalla cultura ufficiale, a causa di scelte politiche ed intellettuali che provengono da lontano e che hanno avuto una lunga incubazione. Esse mirano a svuotare l’Europa delle effettive capacità di difesa del proprio patrimonio immaginale ed etnico. Un’Europa sempre più votata al suicidio spirituale, dimentica di se stessa, di ciò che è stata, che ha applaudito inopinatamente alle cosiddette “primavere arabe”, le quali in realtà, creando il caos politico-istituzionale nei paesi che le vissero, hanno fatto germogliare la mala pianta dell’estremismo. In questo senso, Prosperi con la trilogia è stato profetico: ha preconizzato, guardando attentamente i segnali che la realtà, di volta in volta, faceva emergere, quel che è realmente accaduto. Per questo, la conclusione de La terza Moschea è aperta. La riscossa italiana ed occidentale è ancora possibile, ma la congerie storica attuale, mostra anche segni contrari. Valga quale simbolo del presente, l’assassinio del Sovraintendente archeologico della città di Palmira, Khaled al-Asaad, perpetrato dall’esercito del Califfato. A tale nuova situazione, probabilmente, il nostro autore proverà a dar risposta in un quarto e conclusivo volume, salvo altre modificazioni del contesto geo-politico internazionale.
Si badi, chi scrive non è animato, come del resto lo stesso Prosperi, da alcun atteggiamento pre-concetto anti-islamico. Per quanto ci riguarda, quella dell’Islam è metafora dell’attuale condizione umana. Mentre una parte dell’umanità è in balia dell’estremismo religioso monoteista, un’altra parte di essa vive nelle spire del Pensiero Unico, variabile immanentizzata del primo. E’ a tale riduzione ad Uno del mondo e della vita che bisogna ribellarsi, magari ridefinendo le categorie politiche per antonomasia, quelle di amico e nemico.
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