Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Non si ride alle spalle dei morti innocenti
Quando lo scorso gennaio si
impose al mondo l'attentato a "Charlie Hebdo" e i riflettori si
accesero sull'univocità delle folle e dei canali d'informazione al grido
"Je suis Charlie" e "Siamo tutti Charlie", fattisi
simboli di difesa della libertà di stampa e di solidarietà con il giornale,
confondendo la parola libertà con vilipendio, blasfemìa, sacrilegio etc.
e in molti casi menzogna, noi dichiarammo senza mezzi termini "No,
jamais, je ne suis pas Charlie! ". Da allora Charlie
Hebdo da giornale che viveva alla giornata quasi sull'orlo del fallimento,
si è arricchito di milioni di euro ricevuti in donazioni da decine di aziende,
istituzioni, persone comuni. Da allora, dopo l'ospitalità nella sede
di Libération vive quasi in incognito in una sede-bunker costata
1milione e 500.000 euro. Da allora è passato da una tiratura di 60.000 copie
precedenti l'attentato alle 300.000 di quest'anno, da 7.000 abbonamenti
precedenti a 210.000, senza contare la tiratura di 8 milioni di copie del
numero subito successivo al 7 gennaio, che riportava la vignetta di Maometto in
lacrime.
Pur ricco e famoso, ora, Charlie Hebdo non ha mai smesso di ragliare,
al contrario, visto che il mondo continua ad alimentare la vita della sua
carta straccia ritenendola portavoce di libertà d'espressione, l'ha fatto
anche in questi giorni, ha ragliato, no, non su Maometto o sulla Trinità o
soggetti del genere, ha ragliato sulla morte di 224 persone, ha ragliato sul
frantumarsi del Metrojet Airbus A321 russo partito da Sharm el-Sheik per San
Pietroburgo e spezzatosi in due a pochi minuti dal decollo. Ha ragliato sulla
tragedia. Tragedia senza un perché, un come, non ancora, dato che la
versione del micro-ordigno nella stiva o in qualche altro luogo a bordo, non
convince, né lo fa la rivendicazione dell'Isis, entrambi le versioni
fanno troppo gioco a favore dell'Isis e a sfavore della Russia, troppi gli
interessi in campo, chi è saggio attende, vaglia, pensa e... attende.
Ma Charlie
Hebdo non ha atteso e a tre giorni dal disastro ha pubblicato le vignette
sacrileghe che per scelta noi non pubblichiamo: " Daesh: l'aviazione russa
ha intensificato i suoi bombardamenti" questa la scritta sulla prima in
cui viene raffigurato un jihadista dell'Isis che si protegge il capo mentre
dall'alto cadono pezzi di aereo e persino un corpo, e: " I pericoli del
low cost russo" dice la scritta sulla seconda vignetta la cui
illustrazione riporta un teschio con occhiali da sole semi fusi dall'incendio
dell'airbus disegnato sullo sfondo, mentre il fumetto dice: "Avrei dovuto
prendere l'Air Cocaïne", in riferimento alla vicenda dei due piloti
francesi di recente accusati di traffico di droga dalla Repubblica Domenicana
alla Francia.
Quel che sconcerta, ma neanche tanto, è che su quest'ennesima azione indegna di
qualsivoglia giornale e di qualsivoglia satira anche se caustica come
in Charlie Hebdo, la nostra stampa non abbia preso posizione o quasi, si
sia pronunciata solo riportando le parole di sacrosanto sdegno di molti russi
tra cui Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, Maria Zakharova, portavoce del
Ministero Affari Esteri di Mosca, Aleksandr Romanovich, vice capo della
Commissione della Duma per gli Affari Internazionali, Konstantin Kosaciov,
presidente della Commissione Affari internazionali del Senato etc. Si potrebbe
continuare a comprendere l'intera Unione Giornalisti della Russia il cui
segretario Timur Sharif si è così espresso riferendosi a Charlie
Hebdo: " Lo staff della rivista ha oltrepassato la linea di confine che
separa il giornalismo libero a la libertà di parola dalla volgarità, dal
cinismo e dalla provocazione criminale", parole che sottoscriviamo
pienamente e senza dubbio alcuno, così come sottoscriviamo le parole di
Dimitrij Peskov con cui chiudiamo: "Nel nostro paese questo si chiama
sacrilegio e non ha niente a che vedere con la democrazia o la libertà di
espressione". Anche nel nostro ci piacerebbe dire, ma ci limitiamo al
personale: anche per noi e qualcun altro, dato che il silenzio nel condannare i
ragli di Charlie Hebdo nella nostra stampa si fa sentire.
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