Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
’è nell’aria qualcosa di nuovo … o d’antico? A una prima, sbrigativa lettura, la grande manifestazione di Bologna sembra riproporre vecchi cliché: le sinistre che, forse sognando gulag o paradisi nordcoreani, insorgono con la consueta “democratica” violenza scomodando persino l’Anpi, in una caccia al “fascista” che ha ormai del patologico; e qui la cosa sarebbe farsesca, se non fosse per l’appunto il clima di tensione che è stato puntualmente innescato: “Il raduno di oggi, che porterà a Bologna, medaglia d’oro per la Resistenza, fascisti, razzisti, omofobi e individui che diffondono l’odio sociale, è un insulto – attacca l’Anpi – soprattutto perché proprio ieri qui si commemorava la battaglia di Porta Lame, uno dei principali momenti dell’antifascismo bolognese. Ed è uno scandalo che a queste persone sia stata concessa piazza Maggiore, cuore pulsante della città, dove si trova il sacrario dei Caduti partigiani” tuona un comunicato dell’associazione . [i]In un paese appena civile, e quindi non il nostro, un discorso simile sarebbe un insulto prima di tutto al buon senso e all’intelligenza oltre che a diverse altre cose. E’ anche vero che pretendere intelligenza da fossili incartapecoriti dall’odio e attossicati dall’ideologia è decisamente troppo.
Non c’è però solo questa, scontatissima sequenza. Vedere sul palco Salvini insieme a Silvio Berlusconi e a Giorgia Meloni è un connotato sicuramente inquietante. Comprensibile, ma inquietante, perché il primo, oltre a essere ormai abbastanza “bollito”, porta sulle sue spalle una serie non indifferenti di responsabilità: non tanto quelle, vere e o presunte, che gli hanno appiccicato addosso i suoi avversari che certo non sono migliori di lui (anzi); ma oltre a quelle degli anni di “governo”, cosa dire del suo atteggiamento dal patto del Nazzareno e dintorni in poi, giunto addirittura a “sposare” certe battaglie tipiche della sinistra quali le unioni gay? E questo, da parte di una persona che ha sempre dichiarato di essere “scesa in campo” in una sorta di crociata contro il pericolo di una egemonia delle sinistre in Italia; egemonia che se oggi è completa e trionfante, lo dobbiamo anche e soprattutto anche al demerito di chi, in svariati anni di governo, ha pensato in primis soprattutto agli affari suoi, tra l’altro facendoli pure male: e questo non solo lui, ma anche tutta o quasi la banda pifferi e tamburi dei suoi alleati.
E qui veniamo per l’appunto all’altra inquietante presenza: quella di Giorgia Meloni. Non tanto lei personalmente, per quanto la statura di leader che alcuni le vorrebbero appiccicare le si addica quanto il sex appeal a Rosy Bindi; tutto sommato, oltre al fatto di essere stata ministra con il cavaliere in un ministero senza portafoglio e soprattutto senza la minima voce in capitolo, non le si può poi addebitare granché. Se non altro è stata di recente capace di far sentire la sua voce anche in qualche battaglia e questione scomoda, come quando venne incredibilmente bacchettata da un organo della presidenza dell’attuale consiglio dei ministri per aver osato esprimere una opinione “politicamente scorretta” sull’immigrazione. Ma è il fatto di rappresentare un partito che, bene o male, discende dal più colossale, voluto e pilotato fallimento politico del secondo dopoguerra, ovvero Alleanza Nazionale, a renderla poco credibile; considerando che buona parte della classe dirigente di “Fratelli d’Italia” (raggruppamento politico infelice sin nel nome, gli altri cosa sarebbero, figli di madre ignota?) proviene da quell’esperienza, e certo non si è distinta in meglio.
D’altra parte, in democrazia contano i numeri e Salvini, con la Lega, da solo non può farcela nel tentativo di rovesciare il carrozzone di Renzi e dei suoi saltimbanchi vecchi e nuovi. Comprensibile dunque che, volendo tentare di mettere un freno alla demolizione di quel poco di sano che resta nel nostro paese, abbia dovuto raccattare quello che c’era in giro, a meno di una improbabile e tutto sommato ancor più innaturale convergenza con l’orda grillina.
“ La manifestazione di Bologna non è un ritorno al passato, al’94, alle vecchie formule, alle marmellate” ha detto il leader della lega. Dichiarazione senza dubbio incoraggiante, anche se l’esperienza insegna ormai a diffidare delle parole, anche belle, e ad attenersi rigorosamente ai fatti. Più che altro, se vuole veramente dare l’impressione di non voler ammannire una “ribollita” che, contrariamente all’ottima zuppa toscana, sarebbe francamente indigeribile per milioni di italiani, Salvini dovrebbe intanto fare due cose: prima di tutto, continuare sino in fondo sulla linea dell’assoluta noncuranza nei confronti del “politicamente corretto”e delle sue ignobili e laide vestali. Non sono i suoi avversari a doverlo legittimare, considerando che tra l’altro non hanno assolutamente i titoli per dare lezioni di democrazia nemmeno a un ottentotto. Il capo della lega non deve cioè ripetere l’errore di tanti “leader” (!) del defunto e non rimpianto centrodestra, che sembravano chiedere ai loro avversare il diritto di “esistere” e di fare politica, dimenticando di rappresentare l’altra parte del paese, che con quella gentaglia non voleva aver niente a che spartire (qualsiasi riferimento a Gianfranco Fini è, ovviamente, del tutto casuale). Su questo Salvini è sicuramente partito bene, anche se forse a volte dovrebbe essere un po’ meno …“ruspante” (in tutti i sensi, non solo metaforici!). Ma sempre meglio questo della insopportabile melina del mezzo tono, del “scusate se non sono d’accordo”. Il “politicamente corretto”, soprattutto su temi come l’immigrazione, il gender, la corruzione politica, lo strapotere della magistratura etc. deve essere veramente il primo nemico, la discriminante assoluta tra la sinistra e chi la avversa, senza per questo scadere in opposti eccessi di vuota demagogia.
L’altra – ed è forse il punto più difficile – è fare attenzione alla classe politica di cui si circonda: che non può e non deve più essere quella dei trafficoni, delle mezze calzette, dei mestieranti e dei professionisti della politica per cui in sostanza un’attività che dovrebbe essere del tutto “disinteressata” diventa la difesa del posto di lavoro. Non serve ricorrere necessariamente ai “luminari”: Dio ci guardi dai professori al governo, Prodi e Monti hanno fatto sicuramente danni per i prossimi eoni a venire. Ma tra tromboni (indebitamente?) cattedrati e raglianti e rognosi somari ci sono i famosi e famigerati “gradi intermedi”: persone che hanno dimostrato di valere qualcosa nella società civile, nella cultura, nel mondo del lavoro e possono dare il loro contributo al bonum commune. Utopia? Per l’Italia forse, ma è anche l’unica ricetta per evitare il baratro . E se un consiglio si può dare a Salvini, eviti di farsi scippare la leadership da chi non ne ha assolutamente titolo o diritto: squadra che vince non si cambia, squadra che perde, anzi che fallisce, si cestina. Anche se gli avanzi possono far comodo, purché però restino tali.
[i]Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/08/salvini-a-bologna-manifestazione-dellanpi-al-pratello-infestiamo-la-citta-di-zecche-rosse-foto/2199712/
Inserito da jacopo il 09/11/2015 21:13:03
Condivido tanti passaggi nell'interessante articolo del Prof. Del Nero. In estrema sintesi: questo è il terzo governo illegittimo di sinistra non votato da nessun cittadino. Tocca a noi della Lega stringere intorno a Salvini una coalizione a guida lega che si contrapponga al pd di matteo Renzi. L'Italicum prevede nell'impostazione attuale un premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione. Il rischio è quindi regalare l'Italia al pd oppure al movimento 5 stelle.
Inserito da Angelo Ciccarella il 09/11/2015 17:03:12
Dottor Del Nero, ha colto perfettamente la situazione. Difficile vedere cosa ci riserverà il domani. Qui non si vota da tempo e i poteri forti, che esistono eccome, sembra che non vogliano rischiare di cambiare guida al vertice. Salvini sembrerebbe sveglio abbastanza, e poi bisogna accontentarsi degli alleati che si trovano per strada. L'Italia ce la farà a rialzare la testa?
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