Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
lass="Normal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">La notizia ha dell’incredibile. A Firenze, alla scuola elementare Matteotti, una delle più importanti del centro città, il consiglio d’ interclasse del 9 novembre scorso ha deciso di annullare, per tutte le terze elementari della scuola, la visita programmata ad una mostra d’arte in corso a Palazzo Strozzi con la seguente motivazione: “Per venire incontro alla sensibilità delle famiglie non cattoliche visto il tema religioso della mostra”.
Di quale turpe rassegna, in grado di turbare la sensibilità delle famiglie e dei bambini, si parla ?
Il titolo shock è “Bellezza Divina”. La mostra è dedicata alla riflessione sul rapporto tra arte e sacro tra metà Ottocento e metà Novecento attraverso oltre cento opere di celebri artisti italiani e internazionali. Tra questi, giusto per fare dei nomi: Morelli, Severini, Guttuso, Fontana, Van Gogh, Munch, Picasso, Spencer, Matisse. L’eterogeneità degli artisti esposti, non proprio esponenti dell’integralismo cattolico, non è bastato a tranquillizzare gli occhiuti censori. Basta la parola: il solo vedere assimilata arte e tensione al sacro è sufficiente a fare scattare il “relativismo estetico”.
“È pazzesco! – ha spiegato un genitore, riferisce il Corriere fiorentino – Noi stiamo a Firenze, vedremo quindi negate ai nostri bambini le gite in Santa Croce, in Duomo, le visite agli Uffizi perché ci sono figure sacre? Annulliamo le lezioni di storia dell’arte, visto che quella italiana è tutta basata sul cristianesimo, perché si rischia di offendere qualche piccola anima? Questi ragazzi cresceranno senza poter studiare Dante Alighieri e la Divina Commedia?”.
Meglio offrire alle giovani generazioni – aggiungiamo noi - le visioni di una modernità senz’anima, magnificamente espresse da certe periferie urbane ? Meglio “celebrare” le immagini dei centri direzionali, vetro e acciaio, che punteggiano gli skylines metropolitani ? Esteticamente più …”corrette” le piazze virtuali di centri commerciali tutti uguali ovvero, per restare in ambito scolastico, le sbocconcellate immagini di tante scuole italiane ?
Più che alla perdita del buon gusto siamo evidentemente alla perdita del buon senso, all’alienazione rispetto alla Storia e alla Vita. A dirlo – con sintesi efficace - l’anticipatore Fëdor Dostoevskij:
"L'umanità'
– scriveva l’autore de “I demoni” - può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la
bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al
mondo. Tutto il segreto e' qui, tutta la storia e' qui".
Siamo degli
illusi a fare certi richiami e ad invocare il diritto alla "via pulchritudinis", una via
della bellezza che costituisca al tempo stesso un percorso artistico, estetico,
un itinerario di fede, di ricerca teologica, ma anche un valore civile al quale
“informare” (nel senso di dare forma) la società?
Può darsi … Ma pensate/pensiamo – per un attimo – che cosa questo vorrebbe dire per le nostre città, per il decoro urbano, per l’estetica dei quartieri, per l’organizzazione della vita civile, per l’armonia dei rapporti sociali, per l’educazione delle giovani generazioni.
Pensate/pensiamo se la ricostruzione di quello che,un tempo, era definito come “l’ordine civile”, tornasse al centro dell’impegno della politica e della buona amministrazione contro tutti gli speculatori, contro tutte le partiginianerie, contro le vecchie e nuove lobbies del relativismo.
Non è evidentemente un problema “estetico”. Significa svelare – per dirla con Dostoevskij – il segreto della vita.
Tutto ciò ha evidentemente un valore per il mondo dei credenti, ma non solo per essi. Più che facili censure su questo vorremmo vedere il laico ed aperto contributo di chi, pur non avendo il dono della fede, è sensibile a questi argomenti e vuole provare a coniugarli nel sociale, a cominciare dalla scuola, evitando di nascondere la sua faziosità anticattolica ed anticulturale dietro un’inesistente “sensibilità delle famiglie”.
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