Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
ono trascorsi più di vent’ anni dalla prima uscita di Capitalismo contro capitalismo di Michel Albert, nel quale venivano organicamente analizzate le due opzioni del capitalismo “neoamericano” e di quello “renano”.
Da una parte il “neoamericano” era fondato sui valori individuali, sulla massimizzazione del profitto a breve termine, sul potere finanziario, dall’altra il “renano” sull’economia sociale e di mercato, sul consenso sociale, sulle prospettive a lungo termine.
Dal prevalere dell’uno o dell’altro modello – spiegava Albert – sarebbero dipesi l’istruzione dei nostri figli, l’assistenza sanitaria, la politica verso gli anziani, l’aumento delle sacche di povertà, le politiche nei confronti degli immigrati, le tasse che pagheremo.
Cerchiamo di uscire fuori dalle astrazioni di scuola e fotografiamo la nostra realtà nazionale, mentre procede stancamente il confronto sulla Legge di Stabilità.
Si può dire che l’Italia attuale sia fondata sul primo modello ? Certamente no, vista la difficoltà a liberare quelle energie “individuali” che il modello “neoamericano” ha alla sua base.
Si può dire che l’Italia incarni coerentemente il modello “renano”? Basta verificare il livello della nostra scuola (in particolare le sue strutture e la motivazione-remunerazione del corpo docente), del nostro sistema sanitario (costosissimo ma tutt’altro che efficiente), delle sacche di povertà, delle tasse, per cogliere immediatamente i limiti e le storture di un Sistema-Paese che, dietro le belle affermazioni di principio, sbandierate ogni giorno da Matteo Renzi e dal suo “cerchio magico”, nasconde un coacervo di contraddizioni economiche e sociali, di ritardi, di nodi non sciolti sulla via della crescita economica e dell’autentica giustizia sociale.
I temi non mancano: dalla rottura, a cominciare dal rinnovo dei contratti del pubblico impiego, dei vecchi vincoli dell’egualitarismo sociale, in nome del riconoscimento del merito, della produttività, dell’efficienza, alla realizzazione di coerenti politiche partecipative all’interno delle aziende; dalla “staffetta generazionale” (di fatto inesistente) ad un’organica strategia per il Mezzogiorno; dalla difesa/valorizzazione del “made in Italy” ad una politica per le infrastrutture; dalla tutela dell’ambiente agli aiuti alle famiglie.
L’unica politica del governo Renzi sembra essere quella di dare qualche “mancetta” a tutti. Ma così non si affrontano i problemi di fondo. Non si “mobilita” il Paese. Non si crea coesione sociale.
Di una “visione” anche economica di lungo respiro c’è bisogno. E di scelte coerenti.
Tra Wall Street ed il “modello renano” da che parte stanno Renzi e la sua maggioranza ?
Alla prova dei fatti ancora e sempre in mezzo al guado, con il rischio che ad essere travolta dalla prossima piena saranno gli italiani.
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