Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Diego Fiorini, Fondazione Cerratelli. Foto Filippo Manzini
Praticamente era sinonimo di costume di scena. Il nome Cerratelli è stato per decenni una delle grandi eccellenze italiane nel mondo dello spettacolo, dal proscenio al set: non c’è stata diva o ugola d’oro che non abbia incantato il suo pubblico senza il formidabile ausilio di costumi che erano anch’essi opere d’arte. E non si tratta solo di una iperbole: basti pensare a quali “firme” abbiano lasciato il segno in questo celebre atelier.
In seguito ad uno accordo firmato con il Teatro Nazionale della Toscana, la celebre Sartoria – oggi Fondazione – torna alle origini, riprendendo a collaborare con quel teatro della Pergola che era il suo “vicino di casa” e per cui ha prodotto allestimenti memorabili. Un accordo presentato ieri alla stampa da Marco Giorgetti, direttore generale della Fondazione teatro della Toscana, Floridia Benedettini e Diego Fiorini, rispettivamente direttrice e curatore della Fondazione Cerratelli.
Nata nel 1916 grazie all’iniziativa di uno dei primi interpreti della Boheme di Puccini, il baritono Arturo Cerratelli, la Casa ha continuato la sua attività in linea “dinastica”, secondo la migliore tradizione dell’alto artigianato sino agli anni 90 del secolo scorso, quando la storica sede di via della Pergola 44 dovette per varie ragioni calare purtroppo il sipario.
Moltissimi titoli divenuti famosi, i registi e figurinisti di risonanza mondiale con cui la sartoria ha collaborato: oltre a Zeffirelli, Mauro Bolognini, Luchino Visconti, Giorgio Strehler, Edoardo De Filippo, J. Miller; tra i “figurinisti” abbiamo calibri come Renato Guttuso, Salvator Dalì, Danilo Donati, Mino Maccari, Emanuele Luzzati. E i palcoscenici non erano certo da meno: dal Covent Garden, al Metropolitan, al nostro Maggio Musicale, ai set più importanti. Il segreto della Casa d’Arte era in fondo questo: l’abito non farà il monaco, ma certo contribuisce a fare il personaggio. E così, non solo la cura del dettaglio, la scelta accurate delle stoffe e delle rifiniture, ma anche l’attenzione massima alla “portabilità” della veste stessa si trattasse di una tunica d’età classica o di una solida armatura medievale. Maria Callas, Anna Magnani, Sofia Loren, Elizabeth Taylor – solo per fare alcuni nomi - hanno vestito Cerratelli .
Se questo era il segreto della Casa, la Fondazione, nata nel 2005 grazie a una sinergia tra la Casa d’arte, Mariella Cerratelli , Floridia Benedettini, (che ne ebbe per prima la geniale intuizione), titolare della celebre sartoria Carnete, il comune di San Giuliano e la Provincia di Pisa, adempie da anni al compito di restaurare, ripristinare, catalogare e conservare, nonché di esporre e far conoscere questa memoria storica del palcoscenico, patrimonio inestimabile e unico al mondo: qualcosa come 30.000 manufatti di straordinario valore storico e artigianale; e ripristinare significa farli vivere, non conservarli in naftalina, attraverso moltissime iniziative tra cui la più importante è senz’altro la formazione. I costumi diventano modelli da imitare e aggiornare, in modo che la sapiente arte della sartoria teatrale non finisca come tante inestimabili tradizioni artigiane nel mondo dei ricordi.
L’accordo firmato in questi giorni riguarda per l’appunto l’importanza che il Teatro della Toscana e la Pergola stanno giustamente dando al “saper fare”, inteso anche come mantenimento della tradizione artigianale dell’arte del costume e di tutto quanto, faticosamente e con sapienza antica, si costruisce dietro le quinte. Dal marzo di quest’anno è nato infatti un laboratorio di Costumi e Scene, diretto da Elena Bianchini con l’obiettivo di creare una realtà di produzione permanente che metta confronto le antiche manualità proprie della storia artigianale del teatro con esperienze artistiche diverse. Si tratta di un luogo dunque in cui si realizzano scene e costumi prodotti dal Teatro della Toscana ma anche, grazie a corsi di breve durata ma di grande intensità e concentrazione, si preparano piccoli gruppi di giovani nello spirito proprio della tradizione artigiana: la trasmissione dai “maestri” a nuove generazioni che possano tramandare il segreto dell’arte, arricchito dalla propria personale esperienza, come ha ricordato la responsabile del laboratorio, Elena Bianchini. Corsi che guardano e alla qualità e cercano di inserire gli elementi migliori e meritevoli nel mondo del lavoro. Quest’anno l’argomento è stata la tradizione settecentesca, con particolare riguardo alla produzione dei corsetti.
Trai i docenti vi sono per l’appunto professionisti, artisti e artigiani provenienti anche dalla Fondazione Cerratelli. Con il protocollo d’intesa appena firmato la collaborazione tra il Teatro della Toscana e la Fondazione diventa ancora più stretta, e così quest’ultima coadiuverà il teatro nella progettazione e nella realizzazione dei costumi delle prossime produzioni, in connessione per l’appunto con il laboratorio di Scene e Costumi: la collaborazione non riguarderà solo le attività sartoriali, ma anche la realizzazione di eventi. Del resto, come ha dichiarato il direttore artistico Giorgetti, il teatro conta dal 2016 di realizzare in loco tutte le proprie produzioni per cui vi sarà veramente molto da fare e … molto filo da cucire, più che torcere!
In definitiva, come hanno ribadito Floridia Benedettini e Guido Fiorini,questo accordo dà vita a un vero e proprio incontro di eccellenze toscane. Un atto importante e per fortuna in netta controtendenza in un periodo in cui, o per crisi o per imbarbarimento dei costumi, le tradizioni si cancellano e mestieri di secoli spariscono. Rivitalizzare la tradizione, calarla nel futuro per accettarlo ma anche dargli il senso di una continuità, è più che creare occupazione (il che, comunque, non è certo poco): è una vera è propria missione di civiltà.
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