Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
il sovrintendente Francesco Bianchi e il sindaco di Firenze Nardella
Bacchetta in crisi al Maggio Musicale Fiorentino? Molto rumore ha suscitato nei giorni scorsi la notizia di una rottura tra il celebre direttore d’orchestra Zubin Mehta e il sovrintendente del teatro dell’opera di Firenze Francesco Bianchi, che avrebbe, secondo alcune fonti, deciso un cambio della guardia sul podio in modo categorico e autoritario senza coinvolgere l’orchestra; ma anche poco cortese verso il maestro che da un trentennio dirige in riva d’Arno, diventando praticamente il simbolo dello stesso maggio Musicale. Da qui una lunga polemica che ha tra l’altro riacceso le speranza del teatro san Carlo di Napoli di “scippare” a Firenze il mitico Mehta, provocato l’intervento del sindaco fiorentino Nardella , che si è schierato decisamente a favore del maestro; mentre la Fials nazionale, il sindacato più rappresentativo dell’orchestra che nei giorni scorsi aveva firmato una lettera a sostegno di Mehta, affermando che “soltanto con lui possiamo tornare ad essere competitivi” attacca duramente Bianchi, ritenendo “assolutamente irresponsabile che il sovrintendente decida di privare Firenze e l’Italia di uno dei migliori e più prestigiosi direttori d’orchestra nel mondo”[1]
L’impasse, però sembra risolto grazie ad un’abile opera di mediazione, come riporta un comunicato stampa del teatro dell’opera di Firenze del 19 dicembre scorso che parla di una svolta storica per il Maggio Musicale Fiorentino: nuovo direttore musicale dell’opera di Firenze è stato designato Fabio Luisi, classe 1959; una bacchetta sicuramente di grande prestigio, se si pensa che è attualmente direttore principale del Met, il Metropolitan Opera House di New York e lascerà questo incarico per passare a Firenze. Mehta però rimane come "direttore principale emerito a vita", ed è la prima volta nella storia che il Maggio Musicale Fiorentino assegna questo titolo. Mehta dovrebbe quindi continuare ad aprire i festival, guidare tournee all’estero e a partecipare attivamente alla vita del teatro. Quanto a Luisi, che entrerà ufficialmente in carica a partire dal maggio 2018 per cinque anni (ma già dal prossimo gennaio sarà consulente artistico del Sovrintendente , impegnato da subito nel lavoro di programmazione artistica delle prossime stagioni) garantirà almeno sedici settimane all'anno di presenza a Firenze, con non meno di tre opere e una decina di programmi sinfonici e sinfonico-corali a stagione.
Tutto risolto con soddisfazione generale ? Sembrerebbe di no, che qualche nota storta continui pericolosamente ad aleggiare. In primis quella sui conti, anche le ultime notizie paiono più rassicuranti, dopo che la relazione del “supercommissario” delle Fondazioni aveva duramente bacchettato il Maggio, facendo preoccupare più di un lavoratore. Bianchi ha dato al riguardo ampie rassicurazioni e parlato addirittura di poter sfiorare il pareggio del bilancio con il preconsuntivo 2015. [2] Per quanto riguarda Mehta, oltre al ruolo inedito di direttore emerito, vi sarà una solenne cerimonia nel Salone dei Cinquecento per il suo imminente ottantesimo compleanno, che sarà nel 2016. Nonostante questo, c’è chi sostiene che il maestro Mehta sarebbe rimasto profondamente amareggiato da tutta questa storia …
Ma al di là dei “si dice” e dei pettegolezzi da retrobottega (o meglio retropalcoscenico) il vero punto della situazione è un altro. Non si tratta certo di mettere in discussione il profondo legame tra la città del giglio e il maestro indiano; tra i suoi innumerevoli meriti, basti ricordare l’esecuzione di Turandot nella città proibita, che ha portato davvero l’eccellenza fiorentina nel cuore del favoloso Oriente, nel 1998 … ma ce ne sono tanti altri.
Questo però non deve far chiudere gli occhi su alcuni dati di fatto. Anche se l’ orchestra lo difende a spada tratta e dichiara che con lui il tutto esaurito è sempre garantito (e questo in parte è vero) rimane il fatto che più volte, in questi ultimi anni, si sono sollevate perplessità su alcune sue interpretazioni e si è parlato apertamente di stanchezza: valga per tutti il Falstaff della scorsa stagione, per lo più accompagnato da una regia di Ronconi che definire pessima è usare un eufemismo. E se sicuramente la recente lettura di Rigoletto è stata ben più coinvolgente ed appassionante, in molti si sono chiesti perché il maestro si sia dimostrato così acquiescente nei confronti dell’ennesima regia quantomeno “discutibile”.
Bisogna insomma prendere atto del fatto che Mehta ha ormai ottanta anni. Certo, è l’età di Verdi quando compose il Falstaff e tanti grandi direttori hanno continuato la loro attività oltre questo traguardo. Forse però bisognerebbe avere il coraggio di dire che il Maestro è apparso in alcune occasioni stanco e non del tutto convincente. Non c’è nulla di strano, è umano e naturale.
E poi vero che invece, in altre circostanze (come appunto nel recente Rigoletto) ha saputo dare ancora il meglio di sé. Quando scatterà a pieno regime la doppia soluzione con Luisi, il maestro ne avrà 83. Siamo proprio così sicuri che la decisione del sovrintendente Bianchi sia stata inopportuna?
Poi certo, lasciamo ai meglio informati il disquisire se la cosa sia stata fatta nei giusti tempi e modi. A chi ama la musica, Firenze e il suo teatro, che è ormai una delle poche eccellenze rimaste, non può che apparire una decisione saggia, che concilia una indiscutibile esigenza di rinnovamento con il rispetto per un grande artista che ha sicuramente ancora molto da donare, ma senza pretendere – anche per lui stesso – l’impossibile.
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