Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
inceramente non avevo intenzione di occuparmi di Star Wars, poi, dopo aver letto l’ottima critica di Gianfranco de Turris e soprattutto le “deliranti” polemiche, da parte del fandom, che ne sono seguite – vedete su http://www.fantascienza.com/20818/star-wars-il-risveglio-della-soap-opera-stellare - ho cambiato idea e qualcosa dico in merito e anche collateralmente. Anche se a qualcuno non farà piacere… ce ne faremo una ragione e non mediteremo certo il suicidio.
Ci sono film con un’anima – sono molti, non ve li sto ad elencare, ma uno di questi è il primo “Guerre Stellari” ovvero “Una nuova speranza” – e film di plastica. Quest’ultimo “Il risveglio della Forza” appartiene alla seconda specie, più che di plastica è di “bit”, non ha un’anima se non quella dei “mortacci”, come si dice a Roma, degli speculatori economici di Hollywood e della Disney. Un film adatto ai nostri tempi, vuoto e inutilmente fracassone. Peccato per le scene di volo del Millennium Falcon, peccato per i nuovi caccia ala X dei quali uno tutto nero. Peccato perché forse sono le sole cose che si potrebbero salvare del baraccone di Abrams.
Del resto non è necessario neanche vederlo il film, basterebbero i trailer per capire subito che ci troviamo dinanzi all’ennesima produzione fondata sul “politically correct”: abbiamo Finn, l’eroe negro – dico negro e non nero perché sono due cose differenti, e neppure “di colore” perché lo trovo ipocritamente ghetizzante in quanto non si stabilisce di quale colore si parli - lo “schiavo ribelle” che combatte con la spada laser come se l’avesse da sempre… e pensare che Luke Skywalker – tanto nomini – all’inizio è un impacciato incapace. Ed è il figlio di Anakin, non un fessacchiotto qualunque delle Stormtrooper del Nuovo Ordine. “New Order”? Ma sì dai, rendiamo contenti anche i complottisti vari, diamo una strizzatina d’occhio e facciamo pensare che il Nuovo Ordine voglia alludere a chissà quali realtà occulte del nostro tempo… il resto lo faranno i dietrologi fan eso e terici…
La nuova “Morte Nera” – sempre stanno a chiama’ li morti – è incassata ( lei con la esse, noi con la zeta ) in un pianeta di ghiaccio e con un sol colpo del supermegagigacannone galattico sbaraglia via un intero sistema solare. Cazzpita! La volta prossima cosa costruiranno e soprattutto cosa distruggerà? Una galassia vicina vicina? Tirerà buchi neri e quasar in una sorta di carambola spaziale?
Ma l’apoteosi dell’idiozia del film appare subito dai primi trailer ed è la “spada laser” di Kylo Ren, il figlio di Han Solo – padre evidentemente disattento perché perde figli e astronavi e poi se li deve ritrovare in giro per l’universo – che poteva essere concepita soltanto da un pervertito mentale. Ma si può – mi chiedo – ideare una “spada” la cui lama è costituita da un fascio di luce dotandola di una guardia, una crocera, fatta della stessa energia distruttiva della lama? Non è necessario essere degli oplologi né aver mai impugnato una spada per capire che chiunque avesse a che fare con un simile “attrezzo” sarebbe la prima vittima dello stesso.
Kylo Ren poi è come una certa destrucola italiana, è il “vorrei ma non posso”, vorrebbe essere l’Oscuro Signore dei Sith, Lord Darth Vader – che poi sarebbe suo nonno per parte di madre… sempre li morti… - ma non gli riesce bene e va in giro imitando il Dottor Destino ( neanche questo gli riesce troppo bene ) e allora prova con un Amleto de noantri tenendo davanti a sé l’elmetto di nonno invece del teschio scarnificato di Yorick.
Poi gli fanno far fuori pure il padre, così con una spruzzata di tragedia greca e un po’ freudiana abbiamo tacitato anche quelli che dicono che in “Guerre Stellari” cercano soltanto il divertimento.
Il resto è tutto già visto. Comunque sono certo che in qualche modo faranno tornare Solo in attesa della nuova epifania di Luke.
Insomma molto meglio andare a vedere l’ultimo di Checco Zalone – che se non è un genio poco ci manca – almeno non è l’ennesimo trionfo del “politically correct” e proprio per questo fa tanto incazzare gli invidiosi.
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