Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Lotto, iettatori, gufi e befane. Difficile immaginare una miscela più “napoletana” di quella innescata da Non ti pago, la commedia di Eduardo de Filippo che è stata anche l’ultima regia di suo figlio Luca. Come già si è detto, lo spettacolo deve continuare; ma non c’è dubbio che sia Eduardo che Luca ne sarebbero rimasti più che soddisfatti. Questa commedia divertente ma con un tocco di grottesco degno di Pirandello è andata in scena ieri sera al teatro fiorentino della Pergola, con Gianfelice Imparato nei panni del protagonista Ferdinando Quagliuolo in una produzione della compagnia di teatro di Luca de Filippo: una compagnia perfettamente affiatata che ha dato vita a uno spettacolo surreale e divertente, con indubbi – e indispensabili - tocchi partenopei senza però scadere nell’eccessivo o nel “folcloristico”.
L’ultimo trionfo di Luca de Filippo dunque ma anche e soprattutto della sua compagnia che ha trovato il modo più bello di rendergli omaggio, entusiasmando il pubblico sin dalle prime battute. La vicenda di questo strambo personaggio , titolare di un banco lotto che, invece di dargli da vivere, gli succhia quasi tutti i suoi averi in una girandola di giocate segnate irrimediabilmente dalla scarogna è indubbiamente comica: come del resto il personaggio riesce ridicolo in quel mondo parallelo di sogni, scaramanzie e maledizioni in cui si è imprigionato da solo. Un sognatore, forse; ma i suoi sogni finiscono spesso per trasformarsi in incubi, almeno per la moglie Concetta e la figlia Stella, che comunque sono tutt’altro che arrendevoli e rassegnate. Ne farà le spese Mario Bertolini,il suo impiegato al banco lotto che non solo è fortunato al gioco, ma alla faccia del noto adagio lo è pure in amore, e perdipiù proprio con Stella … [1]
Imparato si è trovato del tutto a suo agio nei panni di Ferdinando Quagliolo, dando vita a un personaggio vendicativo ed a tratti irresistibilmente comico, ma anche ambiguo e per certi aspetti inquietante: nella sua assurda pretesa di intascare lui la vincita di Bertolini perché i numeri della giocata erano stati dati in sogno dal proprio padre, che avrebbe “sbagliato persona”, c’è in fondo una assurda, contorta logica che confina nella follia; ma resta il dubbio che, più di follia, si tratti di diabolica astuzia e che Quagliolo agisca facendo leva sul “non è vero, ma ci credo” condiviso in fondo da tutti coloro che gli stanno intorno: patetico e buffo in una rivendicazione …. d’oltretomba con cui lascia attoniti i familiari, un avvocato e persino un prete, ma anche determinato e “cattivo” nel lanciare una maledizione che …. sarà per suggestione o altro, ma intanto il suo effetto lo ottiene e come! Bravissimo dunque Imparato nel realizzare un personaggio sfuggente e complesso, ambiguo sin dall’inizio nella grottesca scena dei vicini di casa che lo accusano di aver avvelenato il cane, che fa capire in pieno perché Eduardo definisse questo lavoro “ una commedia molto comica, che secondo me è la più tragica che io abbia mai scritto.” C’è infatti un fondo di dolente ironia in questa panoramica di abitudini e usanze napoletane che, ben lungi dall’essere innocue, possono produrre anche dolore e solitudine e che il lieto fine non riesca a far dimenticare.
Di ottimo livello anche tutto il resto della compagnia: Carolina Rosi (vedova di Luca de Filippo) è stata una Concetta battagliera e squisitamente “napoletana”; il fortunato – almeno sino alla maledizione - Mario Bertolini era Massimo De Matteo, che ha dato vita a un personaggio simpatico e vivace. Molto divertente anche il pasticcione factotum di casa Quagliolo, l’Agliatello di Nicola di Pinto, e tutti altri interpreti hanno saputo dare credibilità e vivacità ai loro personaggi.
Sobrie e ben realizzate le scene di Gianmaurizio Fercioni: casa Quagliuolo è realizzata con una lunga parete a mezza altezza dove si aprono porte e finestre, con tanto di ritratto in bella evidenza della “buonanima” del padre di Ferdinando; fanno capolino alcune grandi nuvole di un cielo che può essere sereno oppure mettersi a tuonare minaccioso quando ci sono … maledizioni in corso. Nella tela poi, cedole del lotto anni cinquanta e ovviamente l’immancabile cornetto rosso. Adeguati e intonati all’ambiente anche i costumi di Silvia Polidori, il gioco di luci di Stefano Stacchini e il commento musicale di Nicola Piovani.
Da vedere? Senz’altro, e da applaudire senza riserve. Solo un consiglio agli “scaramantici”: se avete un “cornetto” o qualche altro amuleto, vedete di metterlo in tasca. Così per caso, ovviamente !
Prossime repliche da oggi sino a domenica 17 gennaio; feriali ore 20,45; omenica 15,45.
[1] Per la vicenda e la trama vedi http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=7965&categoria=1&sezione=8&rubrica=8