Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Per l’Italia nel complesso, non sembrano esserci rischi a breve termine di stress di bilancio, ma “la quota di non performing loans nel settore bancario potrebbe rappresentare una fonte importante di rischi di passività a breve termine”. La Commissione Europea individua il problema dell’economia italiana nel rapporto sulla sostenibilità dei conti pubblici. Secondo Bruxelles le finanze pubbliche italiane non rischiano nel breve termine. Restano i timori a lungo termine per il debito. Oltre ai cosiddetti Npl, altre variabili da mantenere sotto controllo e “le possibili sfide a breve termine” sono il debito lordo e netto e le necessità di rifinanziamento. Per quanto riguarda le banche, le sofferenze sono viste come un fattore di tensione.
La Commissione Europa nel suo rapporto, ripreso da Repubblica, , segnala che il debito pubblico raggiungerà il suo apice nel 2015 al 133 per cento del Pil per poi calare al 130 per cento nel 2017. Un dato incoraggiante ma che non migliora le aspettative del Paese, considerando che il debito resta “la principale fonte di vulnerabilità dell’economia italiana. Limita la capacità del Paese a rispondere agli shock economici e lo lascia esposto al rialzo dei tassi d’interesse dei titoli di Stato, mentre la capacità di incrementare gli investimenti pubblici è limitata dal conto degli interessi, al 4,3% del Pil nel 2015″. Gli economisti comunitari vedono l’11% di possibilità che il debito del 2020 sia ancora superiore a quello del 2015.
L’indebitamento sul mercato nonostante l’alto livello di stock pregresso per il Tesoro non è un problema significativo e neanche per Bruxelles.
viste le caratteristiche di durata dei titoli di Stato e la ripartizione dei creditori tra domestici ed esteri. La Commissione riflette anche su quale sarebbe l’avanzo primario di bilancio (il surplus al netto della spesa per interessi) da mantenere per far scendere in fretta il debito: “Il debito italiano scenderebbe in modo più sostanziale” che nelle previsioni attuali “sino a quasi il 100% del Pil nel 2026″, solo con un avanzo primario “significativamente più alto” di 1,3 punti rispetto alla previsione del 2,5% per il 2017, e precisamente pari “al 3,8% del Pil tra il 2017 e il 2026″.
Per quanto riguarda le pensioni, secondo Bruxelles
Non ci sembrano essere rischi di sostenibilità dei conti pubblici nel lungo periodo, supponendo la piena attuazione delle riforme pensionistiche adottate in passato e a condizione del mantenimento della bilancia strutturale primaria al livello previsto dalla Commissione per il 2017 (2,5% del Pil) ben oltre quell’anno
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