Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
rancesco non finisce mai di stupire. I suoi zeloti e acritici adoratori, che talvolta danno l’impressione di dimenticarsi che non si tratta di Cristo in persona ma del suo vicario, lo dicono e lo ripetono continuamente, sovente con iperboliche ed estatiche espressioni. Ma c’è anche chi la pensa diversamente ed assiste sempre più sconcertato a un pontefice che sembra veramente voler ignorare, se non stravolgere, il depositum fidei.
Quando Benedetto XVI fu eletto, indicò con grande precisione e lucidità il relativismo come il grande male del momento: diciamo pure come il volto attuale del demonio, anche a costo di far ridere qualcuno. Francesco sembra invece non solo fare del relativismo la sua bandiera, ma addirittura trattare con senso di profondo fastidio coloro che cercano di difendere i valori del cattolicesimo: in primis quei “principi non negoziabili” che per Benedetto erano una priorità, mentre per lui sembrano essere solo una fastidiosa seccatura.
L’impressione è che Francesco stia portando il cattolicesimo a una sorta di “bivio di Eracle”: si deve continuare a seguire quello che per venti e rotti secoli è stato il messaggio cristiano (ovviamente sapendolo calare nei tempi e nelle circostanze che mutano, ma senza modificarlo o tanto meno stravolgerlo); oppure è la Chiesa che deve arrendersi alla logica del mutamento continuo, per cui il messaggio e i principi di Cristo diventano in sostanza solo un documento storico, a cui fare riferimento soltanto nella misura in cui corrispondano alle esigenze e alla sensibilità contemporanea?
In questo secondo caso, è ovvio che si fa di Cristo, nel migliore dei casi, solo una sorta di profeta; che razza di Dio sarebbe infatti uno che parla solo per il “suo” tempo, che diffonde un messaggio che non sia “universale”? A meno di non ritenere che il grande messaggio cristiano consista soltanto e semplicemente in “peace and love” e non invece nella rivelazione dell’uomo “figlio” di Dio e tutti doni straordinari, ma anche di tutte responsabilità che ne derivano a vari livelli: non ultima, anche se certo non esclusiva, quella etica e morale. La linea dell’attuale pontificato sembra sempre più muoversi sul filo di una continua ambiguità: invece dell’evangelico “sì sì no no” Bergoglio sembra oscillare continuamente tra qualche “predica” nel complesso “normale” e condivisibile (soprattutto tramite le omelie di Santa Marta) e dichiarazioni, gesti e silenzi sconcertanti e che provocano confusione assoluta . L’elenco potrebbe essere lunghissimo, da certi passaggi nelle famigerate interviste a Scalfari, al “chi sono io per giudicare”, alle scarse prese di posizione sulla persecuzione e il martirio dei Cristiani in Africa e in Oriente; sino al gesto, davvero sconcertante, di quando separò ripetutamente le mani giunte di un bambino chierichetto che pregava nella cripta vaticana, per non parlare del “collare” con tanto di falce e martello orgogliosamente accettato ed esibito durante una visita ufficiale in Bolivia.
Ma per restare ai fatti recenti: nel novembre scorso Francesco si reca in visita a una chiesa luterana in Roma. Le dichiarazioni del Papa sono quantomeno sconcertanti. E’ infatti noto che Lutero non solo ha di fatto “soppresso” il sacerdozio, negando la sostanziale differenza tra preti e laici, ma nega la presenza reale di Cristo nell’Eucarestia. “Io ho sempre attaccato – ebbe a dire una volta” le due colonne del papato: i voti monastici e il sacrificio della messa” [i]
Ora, agli occhi di un mondo annoiato e disincantato, pronto ad appassionarsi per l’ultimo strabiliante modello di telefonia cellulare o al gossip di poco conto, queste possono essere bagattelle insignificanti. Ma per i fedeli? Può essere giusto e per certi aspetti doveroso intraprendere un cammino che punti a ritrovare la comunione perduta; ma si può farlo a prezzo della rinuncia della propria identità? E deve essere proprio il Papa a mettere in discussione quelli che sono i fondamenti della sua e della nostra Chiesa?
Non solo infatti Francesco, rispondendo ad alcune domande delle persone presenti alla sua visita , sembra quasi considerare con indifferenza la frequenza o meno della Santa Messa: “Nel giorno del Giudizio non ti sarà chiesto se sei andato a Messa […] ma se la tua vita l’avrai usata per fare muri o per servire […] Tutti noi battezzati, luterani e cattolici, siamo in questa scelta: il servizio, l’essere servo”.
Siamo dunque tutti esentati dal precetto domenicale? Dove poi veramente si tocca il vertice dello sconcerto è nella risposta a una domanda sulla intercomunione, cioè la possibilità o meno di partecipare alla stessa comunione eucaristica tra cristiani di confessioni diverse: cosa che la Chiesa cattolica ammette – a determinate condizioni – con le Chiese ortodosse, ma non con le protestanti, per via della concezione troppo diversa che queste hanno della presenza di Gesù nell'eucaristia (cfr. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1400). Una domanda a cui segue una risposta tanto lunga quanto poco chiara, anche se la risposta sembra – incredibilmente – più positiva che negativa:
“io mi domando: condividere la Cena del Signore è il fine di un cammino o è il viatico per camminare insieme? Lascio la domanda ai teologi, a quelli che capiscono. È vero che in un certo senso condividere è dire che non ci sono differenze fra noi, che abbiamo la stessa dottrina – sottolineo la parola, parola difficile da capire – ma io mi domando: ma non abbiamo lo stesso Battesimo? E se abbiamo lo stesso Battesimo dobbiamo camminare insieme.”
E’ solo lo stralcio di una risposta che lascerebbe interdetti se pronunciata da un qualsiasi pretonzolo alle prime armi, con poca esperienza e molto concilio nella testa; ma ancor di più lascia sbalorditi che a dirlo sia il Papa. E come se non bastasse “Ci sono domande alle quali soltanto se uno è sincero con se stesso e con le poche “luci” teologiche che io ho, si deve rispondere lo stesso, vedete voi.” [ii]Frase contorta e sibillina: confortante poi sapere che il Sovrano Pontefice abbia poche luci teologiche, al punto di aver bisogno di “quelli che capiscono” e di concludere con un “vedete voi” a una questione che tutti i documenti e l’insegnamento della Chiesa definiscono in maniera inequivocabile con un netto NO. Si torna al solito punto: Bergoglio ha ricevuto qualche rivelazione particolare? Chi gli dà il diritto di stravolgere disinvoltamente tutto quello che i suoi predecessori hanno edificato e ribadito, senza tra l’altro neppure avere il coraggio di prendere una posizione netta e definita?
In compenso, gli unici che sembrano destare ben poco interesse nel cuore così tanto misericordioso di Francesco sembrano essere proprio i cattolici; di quelli perseguitati e massacrati si ricorda poco e quando strettamente indispensabile, si direbbe persino malvolentieri; se poi riceve in casa sua esortandoli a continuare la loro lotta persino i centri sociali, “Leoncavallini “compresi, non una sola parola è uscita dalla sua bocca per quelle centinaia di migliaia di persone che sono scese in piazza a manifestare per quei valori di cui lui dovrebbe essere il primo custode: pacificamente, senza esibizioni oscene o senza sfasciare automobili, senza pose o costumi ridicoli e penosi. Dovrebbe essere già incredibile e confortante che nonostante tutto vi siano ancora tante persone per cui la Fede sia un valore, qualcosa per cui “metterci la faccia”, esporsi al biasimo e al ridicolo dei padroni dei salotti buoni, delle pitonesse e delle vestali del politicamente corretto. Nemmeno una parola in prima pagina dall’Osservatore Romano; e dal papa pure così prodigo di parole, di ammiccamenti e sdilinquimenti con i vari Scalfari, Bonino e Pannella, neppure un commento, una benedizione a mezza bocca …. Nulla, neppure all’Angelus del giorno dopo, dove anzi tra le righe si potrebbe persino cogliere una mal celata critica, nel ricordare che “nessuna condizione umana può essere motivo di esclusione dal cuore del Padre”: la solita” bella frase” generica, passibile di tutte le interpretazioni possibili e immaginabili. Ma del resto, dei cattolici italiani, Francesco sembra ricordarsi quasi solo per rampogne e considerazioni ben poco “misericordiose”.
E Antonio Socci riporta un episodio che fa veramente pensare: un gruppo di persone partecipanti al family day aveva prenotato in Vaticano una messa per il sabato mattina alle 7. Tutto a posto, ma all’ultimo momento si viene a sapere che tutte le messe sono state annullate. E pare che alla insistente richiesta di spiegazioni, la risposta sia stata che non era ritenuto opportuno celebrare messe per chi partecipava al family day. [iii]Adesso per essere “degni” di una messa, se non si è della parrocchia giusta, ci vorrà una … bolla pontificia? O forse, una di quelle indulgenze tanto detestate da Lutero?
Ogni commento è superfluo. L’unica conclusione che si è tentati di trarre : se questo è un papa, povera Chiesa! Si dice che un cardinale rispondesse a Napoleone e alle sue intenzioni di distruggere la Chiesa che era un po’ difficile ci riuscisse lui, se non ci erano riusciti i preti in quasi 2000 anni. Speriamo che possa resistere anche a Bergoglio …
[ii]Fonte (che contiene anche il testo integrale della domanda e della risposta): http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/11/16/si-no-non-so-fate-voi-le-linee-guida-del-papa-allintercomunione-con-i-luterani/
[iii] http://www.antoniosocci.com/un-retroscena-sconcertante-possibile-che-in-vaticano-oggi-si-arrivi-fino-a-questo-punto/
Inserito da Angelo Ciccarella il 04/02/2016 07:54:43
Dottor Del Nero ha visto benissimo in che gora ci siamo messi. La Chiesa è preda dddel canto delle sirene, ma anziché legarsi all'albero di maestra, el papa attracca sull'isola che non c'è, quella indistinta, velenosa, senza argini, del nichilismo contemporaneo. Cosa possono fare i cattolici oltre che pregare? Beh, gridare e farsi sentire fino al colle vaticano, da farlo tremare, così che i topi scappino via.
Inserito da Dalmazio il 01/02/2016 13:12:47
Che aggiungere? Che nel 1527 abbiamo difeso Roma contro la feccia luterana... 500 anni dopo se la prendono in regalo da Ciccio
Non possiamo nn dirci conservatori, e allora attenti con la santificazione della tecnologia
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