Editoriale

I disequilibri del Dizionario biografico degli italiani

In uscita l'85mo volume, i tre precedenti tutti dedicati alla lettera P lasciano qualche dubbio sulla imparzialità delle scelte e dei privilegi di spazio

Vincenzo Pacifici

di Vincenzo Pacifici

Professore ordinario di Storia Contemporanea Roma La Sapiena

izionario biografico degli italiani”, vol.81°(Pansini – Pazienza), 82°(Pazzi – Pia), 83°(Piacentini – Pio V), vol.84° (Pio VI – Ponzo).

    Tra la seconda metà del 2014 ed il 2015 hanno visto la luce 4 volumi (81à, 82°, 83° e 84°) del “Dizionario biografico degli italiani”, edito dall’Istituto della Enciclopedia Italiana, che nelle complessive 2312 pagine sono interni alla lettera “p”, senza iniziarla e senza completarla.

   Il I volume del “Dizionario” è stato presentato oltre 65 anni or sono e davvero non si intravvede la conclusione dell’opera, considerate la pesantezza e la vastità di .lettere, come la ”r”, la “s”, la “t” e la “v”. Oltretutto è noto e risaputo che tanti clienti , anche per ragioni tristi, hanno rinunziato e che molti istituti scolastici per le difficili condizioni dei bilanci, per le mutate esigenze didattiche, per le visioni e le impostazioni dei docenti e degli allievi non hanno continuato la sottoscrizione.

   Nonostante il soccorso della raccolta informatica le voci scorrono con eccessiva lentezza, sono prolisse ed analitiche oltre misura mentre nei volumi iniziali erano assai più agili e scorrevoli.

   Nella scheda, dedicata a Fortunato Pintor (vol.83°), si ripercorre il travagliato e non semplice varo delle Avvertenze, basate su un’impostazione sintetica e scientifica “delle vite e delle opere di tutti gli italiani comunque memorabili dal 476 ai giorni nostri”. Il programma editoriale era previsto in uno sviluppo di 27 volumi.

   Ora, anche a voler respingere un programma angusto ed in conclusione modesto, i contributi dovrebbero riassunti negli aspetti essenziali e nelle informazioni esaustive.

   Una serie di esempi può essere probante per il rilievo mosso. Sono eccessive le 3 pagine dedicate al sindacalista Raniero Panzieri (1921 – 1964), le 4 ad Aurelio Peccei (1908 – 1984), le 3 a Luigi Petroselli (1932 – 1981) e all’architetto Sergio Petruccioli (1945 – 2004), “personaggio chiave del movimento studentesco romano”, le 2 su Nicola Pistelli, Bianca Pittoni, Valentino Pittoni, Tina Pizzardo, amante prima di Spinelli e poi di Pavese, e sul sacerdote di estrema sinistra Sirio Politi. All’opposto ad un certo Luigi Pirandello (1867 – 1936) sono riservate le pagine 140 – 147 (con la bibliografia fino a p. 149) del vol. 84°.

   L’accentuazione e l’inclinazione verso donne ed uomini di sinistra, tipiche e consuete nel “Dizionario”, - a dire il vero, vengono attenuate dai contributi dovuti ad uno studioso, equilibrato e misurato, quale Giuseppe Parlato. E’ il caso delle schede su Valerio Pignatelli, Giorgio Pisanò e Piero Pisenti.

   Non mancano però travisamenti, toni ossequiosi tutt’altro che sostenibili ed apologie immotivate. Non si possono non citare a questo proposito le pagine dedicate a Sandro Pertini, Ferruccio Parri ed Elio Petri.

    Prima ancora di essere del tutto infondata è stupefacente l’affermazione contenuta nella scheda (oltre 3 pagine) su Giovanni Pesce (1918 – 2007), secondo cui “una considerevole parte dei militanti comunisti della cospirazione antifascista” abbia subìto “un destino di progressiva emarginazione politica”.

   L’individuazione forzata di disfunzioni verso i liberali nazionali trova modo di manifestarsi gratuitamente ed inutilmente sul grande penalista Enrico Pessina (1828 – 1916), ministro di Stato con Salandra, giudicato “superstite di una generazione, che aveva trasfuso nell’epopea risorgimentale, non senza cedimento alla retorica, lo spessore filosofico e l’impegno civile di un’antica tradizione giuridica”. La malevolenza verso esponenti del fascismo trova una eclatante manifestazione nella voce riguardante Roberto Paribeni (1876 – 1956) e scade addirittura nel gratuito e strumentale dileggio nella scheda su Gaetano Polverelli (1886 – 1960).

    Una vicenda incredibile, frutto e modello del clima dell’immediato dopoguerra, è quella relativa a Marcello Piacentini (1881 – 1960). Il grande architetto romano, mentre era sottoposto all’organo di censura per l’epurazione, riceveva incarichi di grande rilevanza dal Brasile, dal Venezuela e dalla Turchia.

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