Editoriale

Il diavolo, probabilmente

Cambiano i tempi e i modi di guardare alla nostra realtà anche quando riguarda la Chiesa, è il progresso bellezza! e tu non puoi farci niente

e fossimo ancora in quel tempo oscuro che la buonanima d’Umberto Eco – da me non rimpianto – considerava il Medio Evo, sul papa attuale non vi sarebbero dubbi nel considerare possibile l’applicazione di una tradizione enigmatica riportata dallo stesso Dante a proposito di Bonifacio VIII.

Per coloro che non la conoscessero mi permetto di riassumere  la credenza alla quale fa riferimento l’Alighieri: Si reputava teologicamente possibile che un uomo malvagio, gravata la sua anima da indicibili peccati, morisse e dunque venisse condannato ai “roghi dell’Orco” in eterno, ma per divino permesso, un demonio ne possedesse il suo corpo mortale fingendo così una vita umana che si sarebbe poi conclusa il giorno stabilito nell’Alto dei Cieli.

Così Papa Bonifacio VIII risulterebbe essere ancor vivente in Terra, mentre Dante scrive la sua “Comedia”, in realtà il suo corpo è posseduto da un diavolo e la sua anima già patisce i tormenti degli Inferi.

Ora noi viviamo invece i tempi illuminati della scienza e della tecnologia, e giammai oseremmo pensare questo di Papa Francesco… ovvero che sul Trono Pietrino sieda un cadavere animato da uno spirito impuro che gli fa dire e fare le cose più incongrue e contradditorie. Giammai, noi fortunatamente figli del XXI secolo, non crediamo più a queste fole medievali e riteniamo piuttosto certe sortite del simpatico e da tutti amato Francesco, essere frutto d’un umorismo latino oppure, talvolta, dovute agli sbalzi pressori della carlinga dell’aereo con il quale viaggia. Certamente è così, quello sguardo che muta repentinamente dal sorriso ecumenico a uno in tralice agghiacciante, il cambiar tono e umore all’improvviso, in un tempo d’oscurantismo sarebbe stato attribuito a una presenza tenebrosa. Oggi noi ridiamo di questi barbarici pensieri, della loro superstizione, perché Francesco ci piace, è più che moderno, è contemporaneo, non giudica né i gay né altri – a parte i frati francescani e il loro gregoriano e i riti in latino – distribuisce fraterni abbracci e misericordia ovunque, in un ecumenico pauperismo che lo porta – finalmente, dopo secoli di sangue versato – a stringersi al petto quella che il suo antico fondatore dell’Ordine, un certo hidalgo divenuto poi Sant’Ignazio da Loyola, aveva definito “la feccia luterana”.

Ma non sono più quei cupi e sanguinari tempi di violenza che videro la “Notte di San Bartolomeo”, noi abbiamo dimenticato e perdonato gli orrori del 1527 quando Roma venne devastata dalle truppe antipapiste.

Francesco è il papa giusto al momento giusto. Abbracciamoci tutti dunque, ecumenicamente, ma attenti a non pestare la coda, perché quella, il Diavolo non riesce mai a nasconderla.