Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
e si accolgono i migranti i peccati diventano bianchi. Questa è una delle ultime trovate del papa, il quale, nell’insistenza ormai tediosa su questo tema a cui fa da riscontro un silenzio assordante sulle più brucianti questioni etiche, sfoggia una fantasia davvero cromatica e poetica. Accogliamo dunque il profugo e “E i nostri peccati diventeranno bianchi come la neve, e candidi come la lana, e i popoli potranno vivere nella pace”. Forse per una sorta di contrappasso cromatico, se il profugo è nero sbianca il peccato? E se il peccato è “colorito” e il profugo di qualche diversa tonalità di colore, che succede? E per certi peccati neri davvero come l’inferno, come lo sfruttamento di una donna e l’affitto di un utero per procurarsi un figlio a proprio piacimento senza alcun conto di sesso o natura, è sufficiente un profugo a “sbiancarli” o è necessaria almeno una famigliola?
Ci sarebbe poi da farsi venire il sospetto che a imbiancarsi siano i forzieri di chi sull’accoglienza prospera e specula: sospetti pesanti sulle Coop e anche sulla Caritas non sono certo mancati al riguardo. Ma senza dimenticare che certo aiutare chi è meno fortunato è il dovere non solo di un cristiano, ma di qualunque essere umano degno di tale nome, c’è da chiedersi se Francesco non abbia ormai definitivamente perso la bussola del pastore per indossare invece le sole vesti del tribuno, tra l’altro con molta retorica ma poca avvedutezza. Chi sa perché, tra l’altro, sembra vedere le sofferenze solo dei “profughi”, molto meno quelle dei cristiani perseguitati e quasi per nulla quelle delle vittime della crisi, in Italia e in Europa. Che la “misericordina” abbia bisogno di un robusto paio di occhiali?
Che dire infatti della recente uscita sulla “invasione araba” dell’Europa? E’ lui stesso ad usare questa espressione, salvo poi aggiungere che l’Europa ha conosciuto tante invasioni nel corso della sua storia, per trovarsi però poi ingrandita nello scambio tra le culture.
Detto così, è una affermazione quanto meno semplicistica: nessun dubbio che i rapporti tra Europa e Islam non siano stati sempre conflittuali e vi siano stati fecondi scambi e arricchimenti reciproci, nella cultura, nell’arte e nella musica. Dire però che questo sia dovuto alle “invasioni” è quantomeno discutibile: dalle invasioni islamiche l’Europa ha dovuto difendersi, in guerre e lotte a volte secolari e sanguinosissime. Difficilmente il modello della “invasione” può avere dei risvolti positivi e sconcerta sentire una cosa del genere in bocca al Papa. Forse i muri non saranno la soluzione giusta – in effetti, bisognerebbe, come aveva affermato a chiare lettere Benedetto XVI, risolvere il problema alla radice e mettere ciascun popolo in condizione di poter vivere nel proprio paese, senza essere costretto ad abbandonarlo per guerra, fame o invasione di tipo “coloniale” più o meno subdola – ma il concetto di invasione comporta senza dubbio l’idea di una resa incondizionata. E se è sicuramente sbagliato identificare l’Islam con il terrorismo e l’integralismo, è anche vero che un “dialogo” per essere tale e non una resa appena mascherata presuppone una consapevolezza di sé, della propria identità e delle proprie radici senza la minima disponibilità a “svendersi”.
Da questo punto di vista, la Chiesa di Francesco sembra veramente giunta ai “saldi”. Francesco si dichiara “non interventista” nella politica interna dei singoli stati, ma questo vale solo, a quanto sembra, per le questioni etiche. Nessuna parola di sostegno al Family day, ma neppure sulle iniziative di “demolizione” dell’istituto familiare come la proposta, davvero paradossale, di abolire l’obbligo di fedeltà reciproca nel matrimonio sancito dal codice civile. E anche sulle vicende degli “uteri in affitto” recentemente assai di moda in quella intellighenzia radical- chic che a Francesco piace tanto (da Scalfari alla nota “pia dama degli aborti” Emma Bonino) da parte cattolica si indigna al massimo qualche vescovo ancora degno di tale nome.
La politica religiosa di Francesco sembra tesa a una sorta di “annacquamento continuo” , che non avviene mai, ovviamente, con pronunciamenti “dogmatici”, ma sempre con interviste “parolibere” in cui Bergoglio sembra dimenticare il peso delle parole di un pontefice, che le pronunci solennemente ex cathedra o più giocosamente su una carlinga ad alta quota. Il suo discorso sulla confessione, che non si ferma infatti agli “sbiancanti” ma investe poi la sostanza stessa del sacramento, somiglia moltissimo all’atteggiamento protestante di “colloquio diretto” con Dio; ancora un passo e l’intermediazione del sacerdote diventa superflua, se essa si deve limitare a “prendere atto” del fatto che qualcuno si è presentato, anche se sta zitto e al massimo gesticola o magari grugnisce. Alla faccia della contritio cordis, confessio oris e satisfactio operis di dantesca memoria. E questo dimenticando, tra l’altro, come un buon sacerdote possa spesso e volentieri essere più efficace – e meno costoso – di uno psicologo, e soprattutto che se la confessione è un sacramento non si può ridurla a una “passeggiata”. Un ulteriore segno della sconcertante ostilità di questo papa verso tutto ciò che è tipicamente “cattolico” e verso chi si ostina a rimanere fedele al cattolicesimo?
Sorge a questo punto il sospetto che il famoso “ospedale da campo” di cui Francesco parlò all’inizio del suo pontificato sia un gigantesco, squallido e anonimo “villaggio globale”, in cui non ci sia più posto per la croce, se non in un angolino con tutti gli altri simboli religiosi, senza particolare rilievo e differenza. Una visione che è sicuramente sincretistica, ma non cattolica e in definitiva neppure cristiana. Se il prezzo del “dialogo” deve essere questo, è sicuramente troppo alto e saranno in molti, almeno si spera,a non volerlo pagare.
Inserito da Dalmazio il 05/03/2016 16:50:43
Sembrerebbe una cosa ben fatta e invece è un errore colossale, la trovata di Francis il Papa Parlante, quella di aver fatto rifare le toilette sotto il porticato di San Pietro, Di fatto le ha rese inutilizzabili e impraticabili da parte dei pellegrini visto che sono diventate l'ambulatorio stabile di "barboni" d'ogni specie. Ancorauna volto ricordo che nei secoli passati non era consentito il bivacco in prossimità della Basilica e per accogliere - giustamente - i pellegrini meno abbienti, poveri e scalcinati, con reale - quella sì Misericordia - c'erano numerose confraternite con locali adeguati sparsi per tutta la città.
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