Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Stazione Neustadt
Il treno trainato dalla locomotiva Diesel che lento arriva a Dresda dopo essersi fermato in quel di Lipsia, faceva capolino entro la stazione centrale della Florenz an der Elbe e, sbuffata una poco gloriosa nube grigia e grassa di gasolio bruciato, si arrestava sotto la volta monumentale di acciaio.
In viaggio una giovane madre si era seduta di fronte a me; salita alla fermata di Lipsia, scorreva il suo “Die Zeit”, e avendo scorto che la osservavo mi sorrise. Ero stanco di un viaggio ferroviario iniziatosi con interruzioni della linea a causa di residuati bellici, cambi continui, uno smarrimento di biglietto dovuto alla confusione in cui era caduto il controllore del treno notturno, e, in fine, la discesa in una stazione desolata nella campagna del Voigtland. Dovuta quest’ultima ad un annunzio gracchiato dall’altoparlante in un tedesco ristretto e incomprensibile che mi aveva fuorviato. Volevo scambiare una qualche conversazione e la Frau Mutter rispose di buon grado alla mia richiesta di sapere che cosa di nuovo si leggesse su quel quotidiano alquanto serio.
Ne era nata una conversazione interessante che infine mi svegliava – crollavo in effetti dal sonno - e riusciva a rimettermi un po’ in sesto in vista dell’arrivo a Dresda dove avrei dovuto cercare il mio contatto. La donna, mi raccontò, stava scrivendo la sua lunga dissertazione pel titolo di dottorato. Ne rammento il tema: le società sindacali e di mutuo soccorso nella Lipsia del trapasso dal regno sassone alla belle époque sotto la potestà prussiana.
Il lettore non conceda troppo a facili deduzioni. Dopo un qualche minuto dedicato ad argomenti dotti e profondi la chiacchiera si era rivolta ai temi usuali, d’intrattenimento, propri di chi si avvia a finire una giornata di lavoro o di viaggio. E la Frau Muttersi era forse dilettata dei miei spropositi raccontati in un tedesco maccheronico che le riusciva simpatico per quel tanto di allegro entusiasmo che vi ci mettevo. Saputo che dovevo scendere alla stazione di Dresden Neustadt e non a quella centrale, da dove il nostro treno prendeva il binario per il deposito, con una cortesia che ancora mi sorprende la Frau Mutter mi diceva che, essendo i suoi due bambini al sicuro dai parenti, alla stazione periferica di Dresden Neustadt mi ci avrebbe accompagnato lei stessa con il tram.
Intanto grazie al suo aiuto la complicata macchinetta dei biglietti si ingoiava le monete ma pure faceva il suo dovere di dare il documento. Dovere non sempre svolto in forma ineccepibile – mi hanno raccontato in seguito alcuni – da quei marchingegni. Poi, saliti in vettura e avviatici, lungo il traballante sferragliare la donna mi indicava di lontano la cupola della famosa Marienkirche, ricostruita dopo che una valanga di bombe inglesi l’aveva ridotta ad un cumulo di rovine, poi m’indicava i viali centrali, luminosi di mille lanterne, infine il ponte sull’Elba – il tram vi passava sopra prima in salita poi scendendo come su di un dosso - con la luce dei fanali sugli argini d’intorno riflessa in un luccicore tremolante sulla corrente. Alla stazione di Dresden Neustadt scendevamo e dopo averla ringraziata per la sua cortesia la vedevo avviarsi e presto confondersi per sparirenella folla dei passanti. Erano le 18 e 30 circa.
Non ne ho saputo il nome, ci eravamo persino dimenticati di presentarci, ma di sicuro rammento, e la cosa mi riesce davvero simpatica, che durante gli ultimi lacerti di conversazione in treno, ad un certo punto, la Frau Mutter mi trasmetteva uno di quei riassunti ad endecasillabi o sigle – lo ho già raccontato per le opere di Wagner e le ouvertures di Beethoven- dei quali vado in effetti ghiotto. Trattava della diversa vocazione di Prussia e Sassonia, concisamente espressa in termini, dove lo “aber”, quando aggiunto, manifesta una briciola d’irritazione sassone:
Sachsen hat den Glanz, aber Preuβen hat die Glorie…
Un endecasillabo, perfetto o quasi il cui senno è
di Sassonia è lo splendore ma la Prussia
ha la gloria…
Irritazione derivata ancora dalla sconfitta – l’ultima invero – del 1866, quando i Sassoni scelsero di stare con l’Austria e l’armata prussiana si spianò la strada da Berlino – la capitale carica di spocchia e non poi così devota alle Muse -alla Boemia senza troppi complimenti per la bellezza di Dresda, la Florenz an der Elbe.
Alla Stazione Neustadt mi avviavo alla drogheria Rossmann nei pressi della quale dovevo solo attendere il mio contatto. In ognicaso non dimentico quella donna, materna e piena di garbo. E la ringrazio per avermi dato modo di aumentare la mia collezionedidattica di sigle et cetera…
Inserito da macchia nera il 13/03/2016 21:39:27
molto piacevole