sembra impossibile eppure...

Escono per andare a lavorare e quando tornano trovano la casa occupata dai rom. Famiglia senza la propria abitazione perché i nomadi non possono essere allontanati

Basta esibire un bambino in braccio e la casa sottratta illegalmente ai legittimi proprietari (beni mobili compresi)non può essere restituita

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Escono per andare a lavorare e quando tornano trovano la casa occupata dai rom. Famiglia senza la propria abitazione perché i nomadi non possono essere allontanati

Slogan contro le persone per bene

Ieri «Libero» ha aperto con questa notizia raccontata e commentata da par suo da Mario Giordano, ve la riproponiamo tal quale.

Mario Giordano per «Libero»

Basta con i luoghi comuni: non è vero che i rom rubano in casa. Irom, ora, rubano direttamente la casa. E dunque attenti quando uscite per andare a lavorare: al vostro rientro potreste trovarla occupata da quelli che di lavorare non hanno nessuna intenzione. Che ci volete fare? È la nuova tendenza nomadi primavera 2016: una volta svuotavano gli appartamenti, adesso invece li riempiono. Di loro stessi. Così quando tornerete al focolare domestico, dopo una giornata di fatica, sognando una doccia e una minestra calda, lo troverete occupato: un rom a dormire nel vostro letto, uno stravaccato sul vostro sofà, un altro che fa i suoi bisogni nel vostro wc, magari chiedendosi: a che servirà mai quella vasca da bagno? E qualcuno in cucina a far festa con i cibi della vostra dispensa. Avanti c’è posto per tutti. Tranne che per voi, s’intende.

Del resto siete solo i legittimi proprietari dell’immobile. Dunque: fuori. Non è uno scherzo, non è un’ipotesi: è pura cronaca. Sta succedendo ad Avezzano, in provincia dell’Aquila.

Il signor Gianni Di Marco, che di mestiere fa il muratore, l’altro giorno è uscito per andarsi a spezzare la schiena, come sempre, in un cantiere. Deve mantenere tre figli e sa cos’è la fatica. Anche sua moglie è uscita: fa la collaboratrice domestica, per arrotondare il bilancio familiare. Il loro appartamento, una casa popolare ottenuta con regolare domanda, è rimasta incustodita per qualche ora. Un errore fatale. Infatti è scattato il blitz: i nomadi sono entrati e, alla faccia del nomadismo, si sono stanziati.

Ora non hanno nessuna intenzione di andarsene dalla casa del povero muratore. Anzi: hanno pure cambiato la porta d’ingresso. Sicapisce: bisogna evitare che qualche malintenzionato li possa disturbare, no? Ogni attività abusiva e irregolare deve potersi svolgere in santa pace, in questo benedetto Paese.

Immaginatevi la scena fra le case popolari di via Matterella ad Avezzano. La prima a tornare a casa, l’altra sera, è stata la signora Di Marco, con i suoi tre bambini. Non è riuscita ad entrare. Porta chiusa. Strane figure dentro. Allora ha chiamato il marito: «Scusa, sai, nella nostra cucina ci sono degli sconosciuti...». Gianni il muratore è rientrato di corsa, ha provato e riprovato a riprendere possesso delle sue cose. «Lì dentro c’è tutta la nostra vita», ripeteva. Invece niente. Tutto inutile. I rom se ne sono rimasti lì, arroganti e sprezzanti. Come se la vita del muratore Gianni e della sua famiglia fosse roba loro.Va bene, direte voi, però poi a un certo punto il telefilm finisce, arriva la polizia, i cattivi verranno arrestati e i buoni potranno tornare nella loro casetta, i bambini riavranno i loro giochi, i genitori le loro cose, gli armadi, il frigorifero, insomma, le regole saranno ristabilite. Vero che finirà così?, state pensando.

Invece no: questo non è un telefilm, questa è la realtà. E la realtà purtroppo finisce in tutt’altro modo: arriva la polizia e non può fare nulla. Perché? Semplice: i rom hanno un bambino. Meglio: una mamma con un bambino. Li mettono lì davanti e lo sgombero diventa impossibile. Proprio così: impossibile. Per carità, bisogna dire che i poliziotti, sant’uomini, non si arrendono facilmente. Ce la mettono tutta. Come ha raccontato il vice comandante di Avezzano, Adriano Fedele, a ilfattoquotidiano.it, «ricorrendo agli stratagemmi più estenuanti», a un certo punto sono anche riusciti a convincere gli abusivi a smettere volontariamente l’abuso. Ma in realtà è stata solo una finta. Girato l’angolo, nottetempo, i rom «con quel bambino costantemente in braccio alla mamma» sono tornati indietro.

Casa ri-occupata. E adesso non hanno più intenzione di muoversi. E quindi? Quindi niente. I poliziotti hanno chiesto al magistrato un sequestro preventivo, l’amministratore delle case popolari ha chiesto un incontro con il Prefetto, il sindaco ha chiesto un tavolo per la sicurezza e l’ordine pubblico.

Tutte cose molto belle, si capisce. Ma piuttosto inutili. In questo momento, infatti, alla faccia dei vertici e dei tavoli, la situazione è la seguente: la casa del muratore Gianni è nelle mani dei rom e il muratore Gianni, la moglie e i tre figli dormono in albergo. A spese del Comune. Cioè dei contribuenti. Cioè vostra. Lo so che non vi sembra possibile. Invece è così.

E poi dicono che gli italiani s’infuriano. E si sentono indifesi. Per forza. Come ci si fa a sentire protetti da uno Stato che non è in grado nemmeno di restituirti casa tua? Che non sente il dovere di entrare, sfondare la porta, ripristinare quel po’di legalità e decenza, ridare fornelli e camera da letto ai legittimi proprietari, che hanno soltanto un terribile vizio: quello di lavorare, magari sbattendo in galera chi invece è solito vivere appropriandosi dei beni altrui? Come ci si fa a sentire sicuri in uno Stato che è sempre più prepotente con i deboli e debole con i prepotenti? Che a Gianni il muratore (ne siamo sicuri) non perdonerebbe il ritardo di un giorno nel pagamento della bolletta, ma che poi di fronte all’occupazione abusiva della sua casa non sa far altro che convocare il tavolo per la sicurezza e la riunione con il Prefetto? A che servono i tavoli per la sicurezza? A che servono le riunioni con il Prefetto? E soprattutto: a che servono i Prefetti se lo Stato che rappresentano assomiglia sempre di più a una barzelletta?

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