Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
n tempo l’Italia era un paese di “poeti, santi e navigatori” oggi è un luogo funestato dai “guru” che pretendono d’insegnarci a vivere secondo dottrine che neppure loro dimostrano di conoscere, e peggio dei quali sono soltanto i seguaci degli stessi, gli adepti al “verbo” intriso di banalità new age propinato dal “maestro” di turno.
Naturalmente i più perniciosi in questo settore sono i “fondamentalisti vegani”, una vera e propria setta di diretta derivazione anabattista e luterana, pertanto eretica, che portando all’estremo delirio la volontà di salvaguardare ogni essere vivente animale, dimentica l’Uomo. Lasciamo perdere le loro deliranti derivazioni dei “fruttariani” e “respiriani”, siamo in questi casi a livelli farseschi da commedia anni Settanta, e limitiamoci all’orgoglio vegan e alla loro dottrina nazimaoista. Il “Veganesimo” è un “vegetarianesimo” portato all’estremo, laddove il “vegetariano” sceglie per motivi suoi rispettabilissimi di non nutrirsi di cibo d’origine animale, ma, per esempio, mangia il pesce, il formaggio, il miele, il latte e via così dicendo, il “vegano” rifiuta tutto questo in base a un delirante e malinteso senso di bontà e fratellanza nei confronti del Creato tirando dalla sua parte in maniera impropria – e così dimostrando di non conoscerli affatto - persino Gesù Cristo e San Francesco. Inoltre il cibo di origine animale rappresenta la Cultura e la Storia d’un popolo, per cui attraverso esso noi assimiliamo le loro radici più antiche e nobili.
Il Veganesimo ha origini molto recenti, risale infatti ai primi del 900, ed è figlio di quel “buonismo” ipocrita e radical chic dei ricchi parvenue dal momento che non esiste, né è mai esistita, nessuna società autenticamente tradizionale, nessuna cultura basata su un totale rifiuto del cibo di origine animale. Quando viene detto che gli Hindu non si nutrono di “animali” viene detto una menzogna; quando i vari “guru” vegani asseriscono che i buddisti, tibetani o altro, non mangino carne, mentono e non sempre in buona fede. Poi naturalmente si giunge all’apice della follia – e dell’ignoranza – di coloro che vorrebbero i cristiani diventare tutti vegani in base al precetto del “non uccidere”, estendendo così un principio assoluto a un relativismo basato sul pietismo e sull’emotività più bassa e sensibile. Forse costoro farebbero meglio a rileggersi, ammesso mai lo abbiano fatto, non soltanto l’Antico Testamento ma il Nuovo, e ciò che è stato scritto in merito lungo i secoli dai Padri della Chiesa e le Fonti Francescane.
Vadano a leggersi i Veda e le Upanishad, studino la storia dell’antico Tebèt e quella dello shinto zen giapponese senza infarcirsi di sciocchezze predigerite da Novella 2000.
L’ignoranza di queste persone – alcune sedicenti e dischiarantesi cristiane - è abnorme e dannosa. L’uomo così come noi lo conosciamo sulla Terra – la questione edenica è completamente diversa – è stato concepito per essere onnivoro, chi dice che è naturalmente “vegano” vi sta prendendo per le natiche, altrimenti, se così fosse avremmo quattro stomaci come tutti gli erbivori e i ruminanti. Esistono catene alimentari fatte di predatori e prede e l’uomo sta in cima alla piramide anche perché lì l’avrebbero messo Dio, o gli Dei se preferite; certo questo non significa che sia giusto lo sterminio di intere popolazioni animali né l’infliggere loro sofferenza.
Ecco l’altro errore del mondo contemporaneo, un eccidio inutile di “animali da batteria”, ma questo che giustamemente va evitato, è l’equivalente contraltare del delirio nazivegano. Di là dalle specifiche interdizioni alimentari di alcune Culture e Tradizioni – interdizioni che il Cristianesimo, basandosi proprio sulle parole di Gesù, non ha adottato lasciando così liberi i propri fedeli di regolarsi come reputano meglio secondo giustizia – ne esistono altre che potremmo definire “naturali”.
Nessuno di noi si sognerebbe di mangiare il proprio cane o il proprio gatto – eppure in Cina esiste quest’usanza e anche da noi in certi momenti della guerra qualche “coniglio dei tetti” è purtroppo finito in pentola – nessun cavaliere avrebbe mai macellato il proprio cavallo e nessun beduino si nutrirebbe del proprio cammello, ma i cosiddetti “animali da cortile” per quanto possano essere piacevoli, simpatici e carini, sono e restano creati per essere innanzitutto cibo. Poi ci sono gli animali definiti “selvaggina” che tradizionalmente, simbolicamente e realmente sono il cibo più alto e nobile dell’Uomo, dove il “sacrificio” animale è un dono molteplice che la Natura, rispettata e non devastata, fa proprio all’essere umano posto al suo vertice, e qua sta, concludendo per adesso, il punto cruciale che viene dimenticato o rifiutato: l’Uomo è stato creato e posto per essere il Compimento Supremo della Natura Umana il che forse spiegherebbe – almeno per chi ci crede, “sedicenti cristiani” in primis – perché Cristo si sia “incarnato”, abbia assunto la natura umana e non quella d’un maiale. Se fossimo tutti uguali con le altre creature animali, Gesù o Zarathustra o il Buddha avrebbero potuto nascere polli o mucche… non vi pare?
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