Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Paolo Giordano per «il Giornale”
C’è un artista italiano che rischia di rimanere sepolto nelle pieghe del tempo. È Lucio Battisti. Uno dei più grandi. Un tesoro della cultura popolare italiana.
Tre generazioni sono cresciute con le sue canzoni, moltissimi hanno provato a imitarlo e Paul McCartney ha i suoi dischi nel salotto di casa. Ma oggi tutti lo conoscono tranne il web. Oggi sembra tagliato fuori dall’attualità. E non certo per le sue canzoni, che rimangono spesso inarrivabili e i cui titoli (Una giornata uggiosa o Ancora tu o Il mio canto libero, per dire) sono sempre citati nei discorsi di tutti i giorni anche da chi è nato decenni dopo la loro pubblicazione e manco sa quale volto abbia quest’artista condannato dal destino a morire troppo presto.
Ma c’è un ma. Lucio Battisti è assente da quasi tutti i circuiti musicali. I suoi dischi sono ancora in vendita nei negozi, ma sia dischi che negozi sono in via di estinzione. E la musica di Battisti rischia di sparire con loro.
Le canzoni ormai «girano» sulle piattaforme liquide in streaming o in download come iTunes o Spotify o Deezer. Ancor più delle radio, è il web che traghetterà verso il futuro la musica del passato. I modi di fruizione del pop (sì è una definizione orribile ma è per capirci) sono drasticamente cambiati rispetto anche solo a pochi anni fa e persino i più irriducibili come Beatles o Ac/Dc si sono adeguati. Rimane qualcuno più guardingo, come Taylor Swift, ma sono artisti ancora in attività che continuano a far parlare di sé.
Battisti no. Non c’è più. Non c’è un premio dedicato a lui. Nessuna prima serata tv che lo celebri. Nulla che aiuti a conservare la memoria e la voce di uno dei più grandi artisti della nostra Italietta, uno che avrebbe potuto iniziare anche a farsi conoscere in America se qualcuno non glielo avesse sconsigliato (la casa discografica dei Beatles voleva lanciarlo intorno alla metà degli anni Settanta).
Niente di niente. Però nella coscienza collettiva è ancora vivissimo, nonostante siano trascorsi quasi vent’anni dalla sua morte. Ma in futuro? Senza poterle ascoltare in streaming o acquistarle in download, le prossime generazioni come faranno a conoscere, custodire, valorizzare le canzoni di un artista così?
Un tesoro che, oltretutto, è condiviso da Mogol, autore di quelle parole, artefice di svolte decisive nel linguaggio popolare che però rischia di perdere una parte fondamentale della sua avventura creativa nonostante poco tempo fa abbia aiutato i New Era a pubblicare un disco con le migliori canzoni scritte con Battisti. Ma non è la stessa cosa, ovvio.
L’atmosfera di quei brani, gli arrangiamenti, la voce talvolta stridula ma intensissima di Battisti sono destinati finire coperti dalla polvere. I giardini di marzoappassiranno e tra pochi anni lui non tornerà più in mente. È come se un capolavoro della letteratura fosse sepolto in una biblioteca. O si bruciassero le pellicole di un film che ha cambiato, o quantomeno migliorato, la storia del cinema.
Un danno enorme per la cultura non solo popolare. Insomma, senza indagare troppo sui motivi che escludono Battisti dalla contemporaneità, rimane il fatto che oggi sul web un adolescente lo può al massimo ascoltare in pessima qualità su YouTube attraverso improbabili e artigianali compilation oppure intercettarne qualche cover in streaming e download. Senza che nessuno gli spieghi chi era e che cosa significhi Lucio Battisti da Poggio Bustone, morto nel 1998, in arte caposaldo della musica popolare italiana. Senza che ci sia (se non con i molti sforzi di Mogol e di generosi e competenti appassionati come Michele Bovi) nessuna iniziativa che aiuti a ricordarlo.
Perciò da oggi tutti (fan, addetti ai lavori, politici, semplici amanti dellamusica) con l’hashtag #salviamoLucioBattisti possono sensibilizzare i social network per garantire la memoria di questo gigante nei decenni a venire. Dopotutto, in un’epoca nella quale si prova a recuperare e valorizzare anche le più insignificanti tracce del passato, il cupio dissolvi della musica di Battisti è realmente un crimine unico al mondo perché, sia chiaro, da nessun’altra parte si lascerebbe dimenticare un tesoro così grande senza batter neppure ciglio.
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