Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Non sarà comunque mai più l’originale. Comprensibile l’orgoglio per la riproduzione dell’Arco Monumentale di Palmira che è stata collocata ieri l’altro nel cuore di Londra, a Trafalgar Street: un risultato sicuramente notevole e raggiunto grazie anche all’eccellenza italiana e precisamente toscana.
L’Arco di Trionfo – o arco monumentale – di Palmira, la città siriana nota come la perla del deserto per il suo sito archeologico di inestimabile valore, fu probabilmente costruito all’epoca dell’imperatore Settimio Severo, al potere dal 193 al 211. Si trattava di una grande struttura ad arco che congiungeva il tratto centrale e il tratto orientale del grande colonnato che attraversa la città. Si trattava di un bellissimo monumento decorato nell’antico stile siriano: i rilievi presentavano motivi floreali e geometrici.
Purtroppo, questo monumento che aveva sfidato i secoli non ha retto all’impatto di nuovi “barbari” in confronto ai quali gli antichi invasori della Pars Occidentis dell’Impero Romano appaiono esempi di umanità e civiltà. Il 5 ottobre dell’anno scorso infatti l’arco è stato quasi completamente distrutto dalle milizie del sedicente “stato islamico” dell’Isis, insieme a due fra i più importanti e meglio conservati tra i templi di Palmira: il tempio di Baalshamin e il tempio di Bel. L’arco non era una struttura a carattere religioso, ma per l’Isis le sue decorazione avevano comunque carattere idolatra e blasfemo. Come sempre infatti queste splendide testimonianze di una civiltà del passato apparivano blasfeme in quanto pagane agli occhi di questi integralisti musulmani fanatici per i quali la fede si deve propagandare con l’assassinio e la distruzione. Fortunatamente Palmira è stata di recente liberata dall’esercito siriano in collaborazione con quello della Russia, l’unica potenza che sembri realmente interessata e decisa e combattere il sedicente califfato con la sua scia di morte di orrore. Purtroppo però, niente e nessuno potrà restituirci i capolavori perduti.
Dovremo dunque accontentarci di alcune riproduzioni, che se
non altro danno un esempio di quali livelli di perfezione possa no raggiungere
le odierne tecnologie anche per quanto riguarda la conservazione e la ricostruzione
del passato.
La ricostruzione dell'Arco di Palmira inaugurata martedì scorso a Londra è alta 15 metri e pesa 11 tonnellate. Determinante per la sua realizzazione il ruolo della Tor Art, azienda di Carrara specializzata in scultura e di D-Shape, un’azienda in provincia di Pisa. A loro è dovuta la realizzazione con stampa 3D dell’arco : la tecnica utilizzata per la ricostruzione è appunto stampa 3D, sfruttata da D-Shape per legare sabbia e roccia, “stampando” blocchi di marmo grezzo e pietra arenaria. Sono stati usati inizialmente usati materiali provenienti dalle Alpi e da Carrara, poi sostitutiti da pietre locali e precisamente marmo egiziano. Sono inoltre stati necessari circa 70 metri cubi di sabbia, per un valore di 100mila euro, mentre ciascun robot utilizzato per la rifinitura ha un costo che sfiora di 300mila euro.
Al
progetto ha collaborato anche l'Institute of Digital Archaeology (Ida) di
Oxford. Il modello, dopo Londra, sarà poi trasferito anche in altre città: l'obiettivo finale è portarlo
nella stessa Palmira, per quella che
Roger Michel, direttore dell'Ida, ha definito "un'azione di
solidarietà" Sarebbe il caso di aggiungere anche “di risarcimento”.
"Palmira è patrimonio comune dell'umanita'", ha ringraziato Maamoun
Abdulkarim, direttore della Sovrintendenza alle antichità archeologiche in
Siria, giunto a Londra per l’occasione. Tutto sicuramente molto bello ma ...a quando un'azione congiunta che ci liberi dall'Iisis una volta per sempre, in modo da risparimiare migliaia di vite umane e evitare di doverci accontentare di surrogati, per quanto perfetti, di capolavori millenari? Forse dovremmo chiederlo a Obama e magari a papa Francesco ...
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