Editoriale

La mia Roma

La Capitale che fu grande in mano ai orribili comitati di affari.

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

mia Roma forse non è quella che molti conoscono. 

È la Roma percorsa dalle Legioni di ritorno dal Vallo di Adriano portando con loro la sapienza dei Druidi e dall'Oriente con il luminoso Mithra; è la città sorta su un abisso di cuniculi dove le Manticore e i Basilischi hanno fatto le loro tane ingioiellate.

La mia è la Roma dove I Gatti regnano sovrani e Dei, giunti dall'Egitto e dalla Siria, prima che arrivassero altri da Gerusalemme e poi con il Bianco Cristo.

La mia Roma è quella degli Aruspici e dei Libri Perduti, è quella di Simone di Samaria e Virgilio il Mago.

La mia Roma è quella dei Papi che combattono i Draghi nel Foro e dove il Diavolo stesso s'è ricavato un trono in un cenotafio e gli Angeli hanno edificato una Fortezza imprendibile.

La mia Roma è quella splendida, corrusca, sanguinosa e lucente di ricchezze, gloria e arte dei Borgia, quella meravigliosa di Raffaello e di Michelangelo, quella sulfurea e avventurosa di Benvenuto Cellini.

La Roma che amo è quella devastata dai Lanzichenecchi e riportata in vita da Filippo Neri e Ignazio di Loyola. La Roma che risorge con Bernini e le feste barocche del più grande carnevale d'Occidente, la città delle burle del Marchese del Grillo nel Settecento dei lumi e quella del Papa Re, devastata e offesa dai garibaldini prima e dai Savoia dopo.

La mia Roma è quella che sarebbe stata se il Duce avesse ascoltato i sogni di Armando Brasini e Julius Evola...

la mia Roma non è quella massacrata e stuprata da politici corrotti e ignoranti quanto incapaci... ma la MIA Roma, è e sarà sempre quella ETERNA degli IMPERATORI, dei PAPI e degli ARTISTI e durerà finché durerà il Mondo, in attesa del ritorno dell'Unico Suo Reale Signore!

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