Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
E così alla fine è successo: Berlusconi ha mollato il gaffeur Bertolaso per sostenere Alfio Marchini, ovvero per tornare alla prima idea cui la Meloni si era opposta. A questo punto sorge naturale la domanda, perché? Perché, se l’accordo con la Meloni era impossibile su Marchini, provare a mettere in campo un candidato come l’ex capo della protezione civile mandandolo a battere a 200 all’ora sulla parete granitica del savoir faire della politica, sapendo che anche sul suo nome la leader di Fratelli d’Italia non avrebbe dato il proprio appoggio? Perché insistere, facendo fare al povero Bertolaso un mese di campagna elettorale squinternata di cui si ricorda, oltre alle gaffes, solo la rigorosa anagrafe dei topi romani? Perché provocare di fatto la frantumazione del centrodestra con il risultato di dare credibilità alla candidata dei CinqueStelle e a quello del Pd? Perché infine dare all’elettorato un’immagine di insipienza strategica e tattica provocando un disgusto che rischia di diventare retroattivo (del tipo ma per chi ho votato fino ad ora, che razza di leader è uno così?)?
Ovviamente le risposte portano tutte alla sintesi esternata con una certa vivacità da Salvini, Berlusconi vuole perdere le elezioni, e vuole perderle per permettere a Giachetti di rimanere in campo e giocarsi il ballottaggio. Il fatto poi che, ad un probabile ballottaggio con la Raggi, Giachetti non potrebbe certo contare sui voti del centrodestra che rimarrebbero inerti o andrebbero alla grillina, diventa secondario se si tratta di dare a Renzi un segnale di non belligeranza.
Morale della favola da tutta questa vicenda è ancora Renzi a uscirne rafforzato (il che, con quello che sta succedendo a livello giudiziario, lasciamo stare politico ed economico, è tutto dire), per non dire della Raggi che veleggia, scanso imprevedibili bufere di qualche natura, verso la conquista del Campidoglio.
Certo ci si potrebbe anche chiedere per quale motivo FdI abbia opposto un muro insuperabile a Marchini ben sapendo che questo avrebbe portato alla frantumazione della coalizione. Si può ipotizzare che sul campo di Roma si stia giocando una partita ben più importante di quella del Campidoglio, che riguarda la leadership del centrodestra.
In effetti Berlusconi non rappresenta più un’opzione praticabile; i motivi sono tanti a partire da quello anagrafico per arrivare a quello giudiziario: a torto o a ragione il Cav. è stato messo fuori gioco (in maniera spesso sporca e detestabile, ma purtroppo in politica, come nella vita, alla fine conta il risultato e non ci si può appellare al senso di giustizia per mantenere il comando quando questo sia stato pregiudicato in maniera così evidente e irrimediabile), non ha voluto preparare una successione valida preferendo una sorta di apres moi le deluge, e poiché i suoi alleati non hanno giustamente voglia di essere travolti dal diluvio per una sfida personale fra Berlusconi e la magistratura l’unica strada era quella di imprimere una svolta per quanto dolorosa (in termini anche di consensi, e temiamo sarà un bano di sangue a Roma).
Si apre così una nuova fase della politica che vede il tentativo di conquistare il centro da parte di Renzi che segna sempre di più la sua indipendenza dalla sinistra del partito e di fatto dal partito stesso in quanto tale per attestarsi su posizioni che sono più vicine a quelle di Berlusconi dei tempi d’oro che a quelle di Bersani; ma anche l’analogo tentativo da parte di quello che fu il centrodestra che mira tramite l’incoronazione di marchi di far dimenticare la nouance di destra puntando tutto sulla specifica di centro.
Chi vincerà? Allo stato attuale, se i CinqueStelle sapranno giocare bene le loro carte, proporre personalità credibili, e programmi capaci di intercettare i desiderata popolari hanno molte frecce in faretra e la possibilità di governare non solo Roma.
Sarebbe una faccenda interessante se non si giocasse il futuro dei giovani e quello dei pensionati, se non sapessimo che l’aspettativa di vita degli italiani è diminuita anche per il diminuire delle prestazioni sanitarie, che il lavoro non c’è e la povertà avanza, che il ceto medio è stato spazzato via, e la partita di gioca come due secoli fa fra classi ricche sempre più ricche e poveri sempre più poveri.
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