Editoriale

Brexit, ora l'Europa o cambia o muore

Rimanere insieme sarebbe importanti ma le condizioni devono cambiare

Mario  Bozzi Sentieri

di Mario  Bozzi Sentieri

lass="Normal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">Brexit: il risultato vero del referendum britannico dice che l’Europa deve cambiare: è questo il dato di fondo,. L’ampio dibattito sviluppato, spesso con toni drammatici, in occasione del referendum voluto da David Cameron, è servito non solo a definire le posizioni contrapposte ma ad accendere una spia intorno ad un processo di integrazione continentale che, a questo punto,  non può evidentemente continuare a muoversi sugli stessi binari, con le modalità fino ad oggi seguite, avendo gli identici obiettivi ed interlocutori di ieri. C’è bisogno di discontinuità, il  che non necessariamente vuole dire  passare per la rottura dei vincoli europei.

Tra l’Euroconformismo della finanza e della burocrazia e un Euroscetticismo semplificatorio, spesso “gridato”, che si manifesta nella latitanza rispetto agli appuntamenti elettorali e nella lontananza dell’opinione pubblica dalle grandi questioni della politica continentale, c’è bisogno di trovare una nuova linea di marcia, una “terza via”.

Dove cercarla? Intanto nella necessità  di ricostruire la concreta consapevolezza di un’Europa impegnata sui temi forti dell’economia e della socialità, sui crinali della sicurezza e della politica estera. Un’ Europa che sa assumersi finalmente le proprie  responsabilità rispetto ai suoi cittadini e dunque sa ad essi trasmettere certezze e speranze autentiche.  Un’Europa che sappia essere Madre  più che – come oggi - matrigna. Disciplinatrice più che vessatoria. Capace di suscitare aspettative  piuttosto che essere sterilmente burocratica.

Un’altra Europa è possibile? Non è facile. Bisogna cominciare a pensarci, forti anche della consapevolezza rispetto ad  una Cultura che sentiamo nostra, ma che evidentemente non può esaurirsi nella mera contemplazione della memoria. Va piuttosto promossa e condivisa. Va portata nelle scuole e trasformata in messaggio formativo-collettivo. Va resa attuale.

All’ Europa   olimpica e dorica, all’Europa di templi e di dei, romana ed imperiale, audace e guerriera, cervello socratico e cuore cristiano – come scrisse un grande europeista spagnolo (Salvador de Madariaga) , all’ Europa  d’incunaboli e di immaginazioni futuriste, è urgente  collegare organicamente l’ Europa del lavoro e del diritto, della produzione e della scienza, capace di farsi esempio di civiltà, particolarmente oggi, in questi tempi di disperazioni globali.  

Europa di ieri, di oggi e di domani, Europa di sempre se si riuscirà ad andare oltre le piccole frustrazioni della quotidianità, oltre le stanchezze per crisi che sembrano senza soluzione, oltre la mancanza di consapevolezza non solo rispetto ad una Storia ma all’avvenire.

Per “fare l’avvenire” dell’Europa, per fare veramente l’Europa, c’è allora  bisogno di  portare a sintesi le tante, sparse aspirazioni e necessità presenti sul nostro continente, ma bisogna soprattutto  guardare avanti, per  rimettere  in carreggiata l’Europa stessa , oggi percorsa da crisi d’identità e di ruolo. A chi si riconosce  nell’Europa della memoria e del futuro di individuare i nuovi percorsi dell’integrazione continentale ed i contorni di un progetto originale di cultura, di politica, di civiltà in grado di essere compreso e condiviso da tutti gli europei. Importante è mantenere alta la guardia. Discuterne. Soprattutto crederci.

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