Olè! L'Italia batte la anche la Spagna.
L’Italia Chiamò: Chiellini con il ginocchio e Pellè in fotocopia portano gli azzurri ai quarti di finale!
Novanta minuti che avremmo fermato, rivisto e riammirato.
di Tommaso Nuti
Genuini. Semplici. Sempre a disposizione l’uno per l’altro. Davanti i toreri, l’illusionista Iniesta col numero 6, i maestri del tiki taka, quelli che danno del tu alla
palla. Dall’altra nessun grande nome (forse uno, due..), tanto lavoro
fisico, tanta volontà di spaccare la partita. Spagna - Italia va in
scena.
Soliti posti, solite facce intorno, a volte le solite
magliette, soliti schermi. Primi cinque minuti maestosi, poi quindici,
mezz’ora, quarantacinque minuti impeccabili, una perfetta sinfonia
diretta a bordo campo da Antonio Conte. Una volta De Gea su Pellé, poi
di nuovo su Giaccherini in acrobazia. Ma poi il più inaspettato, il più
impensabile della rosa azzurra con un ginocchio che per anni ricorderemo
porta avanti l’Italia: Giorgio Chiellini. E quindi la sofferenza,
abbracci sulle traiettorie disegnate in aria da Buffon per salvare la
rete, corse per la stanza alle ripartente in contropiede, urla e Pellé.
2-0. Mani davanti agli occhi dall'incredulità o dietro la testa,
pizzicotti per svegliarsi dal sogno: un’intera nazione piano piano cessa
le sue piccole - o grandi che siano - attività per assistere ad un
piccolo grande miracolo. E come non fermarsi davanti ad un tunnel di De
Rossi sul centrocampista più forte del mondo Andrés Iniesta, come non
smettere per un attimo di scorrere la home di un social network di un
onnipresente telefono per soffiare sul tiro di Morata deviato da Buffon,
come non smettere di sistemare casa per urlare a quel triplice fischio
tanto atteso, ma così lontano.
Studiata nei dettagli, come un
torero che si prepara al confronto con il toro, sa che questo può fargli
male, ma lo doma, rischia, trasforma la paura in energia e così
l’Italia ha fatto con la Spagna di Del Bosque.
Ma questa è
stata una partita che qualcuno vorrebbe non fosse mai finita, una
lezione tattica ai maestri di questa. Novanta minuti che avremmo
fermato, rivisto e riammirato solamente per la personalità e
l’entusiasmo di Buffon, vero protagonista della gara oppure per il coro
sulle note di “Seven Natiuoin Army” dei giocatori della panchina in
piedi saltellando.
E quanti si sono sentiti Antonio Conte
all’esultanza finale in corsa verso i tifosi azzurri, quanti sia sono
sentiti lui a calciare quella palla che arrivava direttamente alla
panchina, pieni di furia agonistica e passione, cuore.
E sul
2-0 italiano i pub, le case, i giardini e i ristoranti sparsi in tutta
la penisola esplodono, le birre volano e i decibel salgono
vorticosamente.
Appuntamento al 2 Luglio, ore 21 (forse nelle
solite posizioni, con gli stessi amici e con ile stesse maglie) con la
quasi abituale Italia - Germania che tanto spaventa, a adesso quanto
stuzzica; perché all’inizio in pochi speravano o volevano credere che
questa nazionale potesse scrivere una pagina di Storia, solamente alcuni
erano entusiasti delle scelte e delle dichiarazioni fatte da Conte e
staff, ma adesso sono tutti un po’ più italiani, sono in tanti
per le strade con le maglie azzurre pronte ad accendere il televisore,
mettersi la mano sul cuore ed in piedi insieme perdere la voce con: l’Italia chiamò!