Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Il maestro Daniel Harding
Una grande serata con una orchestra straordinaria, davvero unica. Il teatro dell’Opera di Firenze ieri sera era davvero pieno di un pubblico di tutte le età, unite e affratellate nel nome della grande musica. Presente anche il sindaco Dario Nardella per il concerto dei Wiener Philarmonikerdiretti da Daniel Harding, il direttore nato ad Oxford che lavora con le orchestre più prestigiose d’Europa e non solo: e subito infatti la sensazione è di un ottimo affiatamento tra direttore e complesso orchestrale, una sintonia che fa subito … scintille.
Il programma prevedeva l’Ouverture Coriolano op. 62 di Ludwig van Beethoven, composta nel 1807: “Una materia caoticamente straripante , quasi infinita, appare costretta in forma chiara, delimitata e finita” scrisse a proposito di questa ouverture il grande direttore d’orchestra Wilhelm Furtwängler. E l’esecuzionedi Harfing ha perfettamente evidenziato la straordinaria commistione di spirito classico e forma classica che caratterizza la composizione: il vigore dell’attacco iniziale che, iterato per ben tre volte - presagio dell’ormai prossima quinta sinfonia – dipingendo il carattere fiero e orgoglioso del patrizio romano. Eccezionali la compattezza e il vigore dell’orchestra, i crescendi perfettamente calibrati, le pause e i silenzi.
Il poema sinfonico Tod und Verklärung (morte e trasfigurazione) di Richard Strauss esprime sicuramente una tematica cara sia al Romanticismo che al decadentismo, che era ormai la tendenza dominante quando fu composto il brano (1888-89). Sebbene apparentemente esso sembri rientrare nella musica “a programma”in realtà la natura dell’ispirazione è tipicamente e squisitamente musicale, tanto che la lettura della poesia di Ritter ben poco può aggiungere alla comprensione del testo. Molto suggestivo l’organico strumentale: 3 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti più un clarinetto basso, 2 fagotti, controfagotto, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, tuba, timpani, tam-tam, 2 arpe e gli archi. Un apparato strumentale che fa ampio ricorso alle sottigliezze timbriche e dinamiche per tutte le possibili sfumature stati d’animo racc che la musica intende evocare: per l’appunto, la morte di un personaggio come una sorta di apoteosi, il passaggio dal dolore alla sua piena realizzazione. Soprattutto in questa parte del programma l’eccellenza dei singoli strumentisti si è trasformata in un ‘unica sorgente di suono, nel far vibrare una gamma di colori davvero straordinaria.
E infine la prima sinfonia in do minore op. 68 di Johannes Brahms (tempo di composizione: 1855-1876): un’esecuzione tersa e vibrante di emozioni sin dal celebre attacco iniziale, caratterizzata da grande chiarezza nel discorso musicale tra slanci dinamici ed effusioni liriche.
Grande entusiasmo del pubblico che ha accolto e salutato sia l’orchestra che il direttore con una ovazione.
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