Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Non c’è veramente pace in questi giorni. A poche ore dalla terribile strage di
Nizza, un’altra notizia scuote il mondo:
le strade di Istanbul, l’antica Costantinopoli, sono colmi di militari e carri
armati, così come quelle di Ankara. Un colpo di stato militare sta squassando la Turchia: verso le
21,30 di ieri è scattata una serie di
operazioni militari, ovvero l’arresto del capo di stato maggiore, la
chiusura dei due ponti sul Bosforo che collegano la parte orientale e
occidentale di Istanbul; carri armati hanno
anche bloccato l’aeroporto della città, cancellati
tutti i voli da tutti gli scali nazionali. Una forte esplosione è deflagrata nella
capitale Ankara in un centro di addestramento delle forze speciali della
polizia nel quartiere di Golbasi. Il
presidente Erdogan, sino a poche ore fa signore assoluto del paese, sarebbe fuggito sul suo jet verso la Germania, che
però gli avrebbe negato asilo politico; nel frattempo ha continuato a mandare messaggi che sconfessano il golpe e in cui
esortava la gente la scendere in piazza e resistere. Secondo ulteriori notizie,
si starebbe poi orientato verso Londra o addirittura verso l’Italia; ma infine è atterrato a Istanbul, segno che la presa dei golpisti si è quantomeno allentata. E la
gente infatti almeno in parte è scesa, ma non si comprende bene se a favore o contro i
golpisti. Malgrado infatti si abbiano immagini in diretta di questo colpo di
stato, c’è molta confusione sulla dinamica e sul reale significato degli
avvenimenti. In un primo momento
il colpo di stato sembrava aver avuto successo- anche se con difficoltà - e la popolazione turca si sarebbe divisa in due:
sostenitori del golpe e del presidente deposto, che si starebbero scontrando
tra loro. Purtroppo sono iniziati gli scontri armati
e i feriti, e addirittura lanci missilistici contro caserme della polizia che
sostiene Erdogan; proprio tra i
poliziotti si conterebbero in questo momento 17 morti. Secondo gli ultimi aggiornamenti invece il governo di Erdogan sembra aver ripreso il controllo della situazione, ma ancora è presto per trarre conclusioni.
I militari, una volta
preso il controllo della televisione di
stato, hanno annunciato di avere preso il potere per
ristabilire l'ordine democratico e la libertà, oltre a "ripristinare la
laicità" dello Stato, "erosa dal governo islamico di Erdogan.” [1] Con
l'impegno a mantenere tutte le relazioni estere turche esistenti e a
considerare lo stato di diritto una priorità. L’evolversi degli eventi è seguito
con grande apprensione in tutto il
mondo, soprattutto dagli Usa (la Turchia è un membro importante, anche se non
sempre affidabile della Nato) dalla Grecia e dai paesi della comunità europea.
Intanto la legge marziale e il coprifuoco sono stati imposti in tutto il paese ,il parlamento circondato, bloccati i più importanti
social network e le trasmissioni televisive (ma quest'ultima notizia è controversa).
La situazione evolve di minuto in minuto e non è possibile
seguirla in dettaglio. Le reazioni sembrano orientate ad una estrema cautela:
anche se Erdogan era considerato un personaggio ambiguo e per certi aspetti
inaffidabile, un colpo di stato militare soprattutto in un paese come la
Turchia suscita comunque preoccupazione e apprensioni. Non c’è dubbio comunque
che il presidente turco avesse preso tutta una serie di misure incompatibili
con un governo democratico: pugno di
ferro con l’opposizione (da ricordare la violenta repressione contro i
manifestanti di piazza Taksim a
Istanbul nel 2013) e
soprattutto contro la stampa: il presidente turco, non contento del
bavaglio di ferro imposto all’informazione nazionale, aveva addirittura chiesto
a Berlino di censurare alcune vignette
che lo irridevano. Il presidente degli Stati Uniti Obama ha comunque preso posizione esortando tutti i partiti turchi schierarsi a difesa del governo civile eletto.
Un personaggio dunque che si presentava molto più come un “satrapo” violento e poco affidabile che come il capo di uno stato moderno e tanto meno di una democrazia. A questo bisogna aggiungere la sua complicità verso gli Jaidisti , il suo atteggiamento quantomeno ambiguo nei confronti dell’Isis: “ Prima Erdogan ha accolto i jihadisti da noi e gli ha consentito di arrivare in Siria per combattere per il Califfato, poi la pressione della comunità internazionale e soprattutto degli Stati Uniti lo ha spinto a concedere le basi turche agli aerei che vanno a bombardarli. Il governo ha prima sostenuto gli islamisti perché voleva che combattessero i curdi e che lo liberasse del regime di Assad al di là dei nostri confini e adesso sta pagando per aver cambiato posizione” dichiarava qualche giorno fa (9 luglio) Can Dudar,[2] direttore del quotidiano d' opposizione Cumhuriyet che è stato incarcerato per le sue posizioni ed ha subito persino un attentato; e del resto pare siano circa 35 i giornalisti in galera in Turchia.
Secondo i suoi critici Erdogan intende rovesciare le basi laiche dello Stato fondato nel 1923 da Kemal Atatürk per affermare invece un’idea islamica della società e delle istituzioni, pretendendo di imporre ai cittadini turchi un treno di vita piuttosto rigido e regolamentato, con misure alquanto impopolari. E le forze armate turche sono state sempre molto sensibili all’eredità di Mustafà Kemal e al concetto di laicità dello stato. Sicuramente difficile in queste ore esprimere un giudizio: il personaggio è stato abbastanza esiziale soprattutto con il suo atteggiamento nella questione siriana, verso i Curdi e nel rinfocolare una rigidità in campo religioso di cui in questo momento proprio non si sente il bisogno. Ma quando parlano le armi non si sa mai come può andare a finire.
Inserito da Domenico del Nero il 17/07/2016 22:14:09
Perfettamente d'accordo!
Inserito da ghorio il 17/07/2016 14:17:51
Più passano le ore e il tentativo di colpo di stato in Turchia sembra una messa in scena ordita da Erdogan. Infatti i suoi comportamenti non sono sicuramente nel rispetto delle regole democratiche, con arresti, rimozioni e così via. Del resto costui , orma da oltre 10 anni sta cercando di fare della Turchia uno stato islamico, quasi tipo Iran, con le opposizioni messe a tacere. Non si capisce come il cosiddetto Occidente, la Nato, etc, non intervengano per rischiare questo quasi dittatore alle regole democratiche. Debbo essere sincero: al regime di Erdogan, preferisco un regime militare a tempo per il ritorno alla laicità dello stato, voluto a suo tempo da Ataturk.
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