Editoriale

Turchia, il golpe della speranza democratica che le potenze internazionali non volevano

Il mondo che "conta", quello in cui menzogna e ipocrisia la fanno da padroni, non vuole un paese che agisca secondo indipendenza e libertà, lo vuole servo e sotto ricatto

Marika Guerrini

di Marika Guerrini

Marika Guerrini nasce a Pozzuoli. Scrittrice, indologa, storica dell'Afghanistan, studiosa di antropologia culturale e pedagogica e del pensiero filosofico di Rudolf Steiner. Ideatore del "Sakura Arte Roma" da tempo ha rivolto la sua attenzione alla geopolitica internazionale con particolare attenzione alla regione centro asiatica meridionale India inclusa. Ha vissuto in Afghanistan e Iran. Vive e lavora a Roma. Autrice di "Grigiarancio" Asefi Terziaria 2000 ( seconda ediz. ampliata, Amazon 2011, Smashwords Edition 2011, lulu book 2011); "Massoud l'Afghano il tulipano dell'Hindhu Kush" Venexia 2005; "Afghanistan Profilo Storico di una Cultura" Jouvence 2006; saggi e articoli in volumi collettivi tra cui "Tripartizione Umana ed Educazione" Graus 2007; "L'orientalista guerriero" Il Cerchio 2011. Il suo blog http://occiriente.blogspot.com

ono le armi che s'affacciano alla mente alla parola: golpe, lo fanno sempre e a ragion veduta, ma ci sono armi ed armi, le armi turche protagoniste, anche e non solo, del golpe che per poche ore ha attraversato il cielo di Istanbul come una cometa, sono state armi per la libertà.

Paradosso ma reale. Il Colpo di Stato era all'insegna dei diritti civili e il ripristino di una democrazia che viene cantata ma non esiste nella realtà. Dietro l'iniziale, imprescindibile in questi casi, istituzione della corte marziale e del coprifuoco, Il Colpo di Stato era sorto per la restaurazione dell'ordine costituzionale ampiamente negato da Erdoğan, così come negata la libertà di stampa, previa incarcerazione, ogni tipo di diritto umano e libertà contrari al potere, perché di potere quasi assolutista si tratta.

Dietro al Colpo di Stato c'erano i valori di libertà e progresso dati da colui che ancora è ritenuto il padre della patria, Mustafa Kemal Atatürk (1881-1938), padre di quella Turchia moderna che l'ignoranza e l'ambizione di Erdoğan, tra menzogna, ortodossia, e servilismo doppiogiochista, stanno distruggendo.

Il Colpo di Stato, dietro le inevitabili armi del caso, avrebbe mantenuto tutte le relazioni con tutti i Paesi e tutti gli accordi internazionali. A questo avrebbe portato la sua riuscita. Ma proprio questo il punto: il mondo, quello che "conta", quello in cui menzogna e ipocrisia la fanno da padroni,  non vuole un paese che agisca secondo indipendenza e libertà, lo vuole servo e sotto ricatto. Bene. Ancora una volta hanno vinto i padroni.

E' il gioco perverso che stiamo giocando. Il gioco  utile ad aizzare sempre più la guerra civile in Europa, perché questo è, a destabilizzare l'Europa sempre più, e i flussi migratori sono eloquenti, invasione studiata a tavolino in ogni dettaglio a provocare avversione, razzismo, utile ad attaccare la nostra economia, quella artigianale ancor più, la portante, a seguito delle sanzioni alla Russia, utile al realizzarsi di tragici episodi di "terrore" che continueranno ad insanguinare le nostre strade, utile alle spese militari a cui la Nato chiama perché si continui a tenere in guerra paesi, vedi Afghanistan, servendosi di noi servi orfani di uno Stato Sovrano, che si prona dinanzi all'Alleanza Atlantica e obbedisce, per interessi internazionali che nulla hanno a che vedere con libertà e democrazia e neppure con i singoli interessi di progresso, ma con il loro contrario. Di questo si nutre la belva, di servi e delle loro azioni servili. Le nostre. 
Allora si tiene in vita un governo come l'attuale turco, dopo che si sono provocate terribili "primavere arabe" per molto meno, cosa, anch'essa che ora, fingendo si rinnega, vedi parole di Obama. Si tiene a capo di un paese estremamente strategico, un Recep Tayyip Erdoğan che da sempre arma il Daesh, che massacra i kurdi che combattono il Daesh, che nega la libertà di stampa come abbiamo detto, che abbatte aerei per poi scusarsi, per paura, vigliaccheria, chissà. Che sta portando il paese alla retrocessione di costume e valori fingendo il contrario. Che soffre di manie di grandezza ottomana senza possederne capacità e intelligenza, malgrado ci fossero estremi. Che sta facendo costruire un terzo aeroporto a nord di Istanbul, quasi parallelo al Bosforo, funzionale ad aprire un canale dal Mar di Marmara al Mar Nero, onde evitare il transito nel Bosforo regolarizzato dalla Convenzione di Montreux (1938) che limita a 24/48 ore la sosta nel Mar Nero per navi non appartenenti ai paesi costieri. Il nuovo canale pare si dovrebbe chiamare " Canale Erdoğan" e permettere alle navi statunitensi di sostare a piacimento nelle acque del Mar Nero, ovviamente per la stabilità internazionale. E tutto continua, ma fino a quando? 

Eppure per breve tempo, ieri, nell'oscurità dettata dai tragici fatti di Nizza, malgrado  i carri armati dell'esercito turco, e proprio per questa presenza, abbiamo ritenuto possibile, paradossalmente, il realizzarsi di un'idea di libertà, libertà non solo per la Turchia come Atatürk volle, scintilla di libertà per l'Europa, libertà da chi vuole affossarla e ci sta riuscendo. Ieri questi bagliori si sono intravisti all'orizzonte nel cielo notturno di Istanbul. 

Quei "golpisti" erano, speriamo siano, del "Consiglio di pace in patria" questa la definizione, vale a dire fedeli ai principi innovatori e progressisti di Atatürk. Erdoğan ha sempre attaccato e osteggiato questa parte dell'esercito per questi motivi.

Ora, ad ora, ci si ritrova con 754 militari in manette, tra cui 29 colonnelli e 5 generali sollevati dall'incarico, ci si ritrova a contare altri morti, pare 42 ad Ankara e 16 "golpisti" non si è capito dove, ci si ritrova con l'ipocrisia Obama-Merkel, davvero immonda, ci si ritroverà con il libero aumento delle navi Nato nel Mediterraneo, non già in aiuto o a regolarizzare il flusso dei poveri migranti, ma ad aiutare gli scafisti assassini e il governo turco continuerà il suo doppio gioco. Immondo anch'esso come sopra. 
E si riaffaccia la domanda: fino a quando tutto questo potrà continuare? E un golpe si fa speranza. Paradossalmente.

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.